Nel Ferrarese il doppio di hikikomori rispetto all'Emilia
Sono 59 i giovani ritirati dalla socialità, con un tasso del 3,6‰ nel Sud est: la regione è al 2. Maschi e femminine colpiti in egual misura e quasi la metà non va più a scuola
Ferrara Ritirati nella loro stanza, senza contatti fisici con l’esterno, nemmeno con la famiglia, a passare giorno e notte online. È questa la condizione degli hikikomori, un termine giapponese che indica di norma giovani e giovanissimi che non studiano, non lavorano e si isolano da tutti, che sta diventando preoccupante anche dalle nostra parti. Lo certifica uno studio della Regione, che risale al 2023, ma la cui articolazione territoriale è stata ripresa solo in questi giorni dalla psicologa Luana Valletta. I dati ferraresi sono molto superiori alla media regionale e in particolare nel distretto Sud Est, che coincide con il Medio e Basso Ferrarese, sono di poco sotto al “podio” emiliano. Le segnalazioni sono state complessivamente 59, pari al 7,7% del totale regionale, con un tasso di ritiro molto alto rispetto alla popolazione di età 11-19 anni: la media regionale è del 2 per mille.
Più nel dettaglio, la situazione dei tre distretti provinciali è molto diversificata. Se a Ferrara e dintorni le segnalazioni sono state 32 con un passo di ritiro del 2,7, che nell’Alto Ferrarese scende allo 0,4 per mille, il distretto Sud Est ha un indice del 3,6 per mille. Si tratta del quinto dato più alto di tutta la regione, sotto a Piacenza Levante, Ravenna Lugo (che è peraltro confinante), Modena Carpi e Ravenna Faenza. Tutte aree di provincia, a volte ben strutturata economicamente ma con problemi correlati di tasso d’istruzione.
L’indagine condotta nei servizi territoriali e negli enti di formazione professionale ha fotografato, in generale, un fenomeno in crescita e con caratteristiche ben definite: maschi e femmine sono colpiti in egual misura, oltre il 38% ha tra i 15 e i 16 anni, il 44% dei ragazzi segnalati ha smesso di andare a scuola (di cui il 73% in età di obbligo scolastico) e in tutti i casi si registra un uso pervasivo del digitale. I disturbi associati più frequenti sono ansia (33,5%) e depressione (16%), ma nel 32% dei casi non emergono altre patologie specifiche. «Il ritiro sociale non è solo un disagio individuale - spiega Valletta - ma il sintomo di un malessere profondo che riguarda sempre più adolescenti. Le ragazze e i ragazzi di oggi di oggi sentono sulle loro spalle il peso di una società che li vuole tutti “eccellenti”, che impone standard di successo senza lasciare spazio alle fragilità. Non possiamo permettere che quasi la metà degli adolescenti in ritiro sociale smetta di frequentare la scuola senza un intervento mirato. È fondamentale agire subito, rafforzando il supporto psicologico nelle scuole e formando gli insegnanti affinché possano riconoscere i primi segnali di disagio». La psicologia, conclude Valletta, che affronta questo tema anche in vista delle elezioni alla presidenza regionale dell’Ordine degli psicologi, cui è candidata, «dev’essere riconosciuta come un pilastro essenziale della sanità pubblica e della scuola, con interventi stabili e continuativi».