Arrigo Balboni, da Renazzo all’America: storia del “rigattiere volante”
Vottari ripercorre l’avventurosa vita di Balboni, che da adolescente lasciò il paese e si trasferì in California per riparare aerei e cimentarsi in voli acrobatici
Renazzo Ha dell’incredibile la storia di Arrigo Balboni, partito da Renazzo ancora adolescente alla volta dell’America e di un nuovo mondo. È il 1908, Arrigo ha su per giù 15 anni e uno zio materno in Massachusetts che lo aspetta. Arrigo lo raggiunge ma ben presto capisce che Boston non fa per lui, va verso Ovest con pionieri e cercatori d’oro. A San Francisco si sposa e ha un figlio ma le cose non vanno e riparte alla volta di Los Angeles. Arrivano gli anni Venti, gli anni d’oro dell’aviazione. Balboni ha la passione per gli aerei, gli piace volare e ama la meccanica. Le sue mani, che inizialmente si muovevano sapienti sui motori delle auto, cominciano a prendere confidenza con gli “apparecchi”. Arrigo ha un’illuminazione: ci sono tanti sfasciacarrozze che rivendono veicoli di seconda mano e pezzi di ricambio ma nessuno che rivende componenti di aereo. Lo farà lui. Inizia ad acquistare motori, eliche, parti di velivoli dismessi o incidentati. Lavora sodo, si fa notare, e ben presto viene ribattezzato “The Flying Junkman”, “il rigattiere volante”.
A Los Angeles i giornali locali scrivono di lui, raccontano di questo italiano che ripara aerei e ne assembla di nuovi da rivendere ad aspiranti piloti e appassionati. Ma Arrigo non è semplicemente un meccanico, lui la passione per il volo ce l’ha nel sangue. Crea una specie di circo, il Balboni Air Circus, dove lui e altri piloti si cimentano in voli acrobatici. Alcuni aerei li noleggia, instaura rapporti di lavoro anche con Hollywood e affitta mezzi persino a qualche produzione di Charlie Chaplin. Vola ogni volta che può, la sua vita sembra un film. Sul finire degli anni ’30 acquista un terreno per costruire un aeroporto e una piccola cittadina, vuole chiamarla Balboni e dare il nome di sua madre, Cesira, al viale principale. Arrigo non tornerà mai a Renazzo ma intratterrà sempre un rapporto epistolare con la famiglia. Nel corso degli anni invia lettere, cartoline, ritagli di giornale e soldi ai genitori e ai fratelli rimasti al paese. A quella miniera di ricordi e testimonianze ha messo mano Giuseppe Vottari che ha scritto “Arrigo. Cantata per un aviatore felice” (ed ML). L’autore ripercorre la vita del renazzese condividendo stralci di articoli e di lettere inviate da Balboni alla famiglia. Un viaggio appassionante e commovente. Il libro sarà presentato domani alle 17.30 da Libraccio a Ferrara.