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Ferrara, la storia di Joy: «Rinata dopo le violenze»

Margherita Goberti
Ferrara, la storia di Joy: «Rinata dopo le violenze»

Dalla tratta alla strada, la donna ha raccontato il suo percorso al Corpus Domini

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Ferrara Dedicato alla “Speranza” il ciclo di eventi del convento del Corpus Domini per ricordare la morte di Santa Caterina Vegri avvenuta il 10 marzo 1463, è iniziato ieri con una partecipazione di pubblico che ha gremito il coro della piccola chiesa di via Campofranco, per ascoltare la testimonianza di Joy Ezekiel una ragazza nigeriana che ha cercato in Italia la sua terra promessa. Storia raccontata anche in un libro dedicato «a Mery, Mirella, Sofia ele altre migliaia di ragazze che come sono state ingannate emesse sulla strada contro la loro volontà».

Aveva 23 anni quando nel 2016 è partita da un villaggio della Nigeria dove era nata e cresciuta secondo le regole di vita che impongono un assoluta obbedienza al volere della famiglia. «Era stato deciso che dovevo andare e così ho fatto – ha raccontato – anche se con tanta paura verso un futuro che non conoscevo. Infatti il viaggio verso l’Italia passò per il deserto dove per due settimane ho provato freddo, caldo e sete e dove ho visto molti morire e lasciati a terra senza rispetto; poi sono arrivata a Tripoli e messa in un lager per 4 mesi d’inferno. Una notte sono stata rapita insieme ad altre dieci ragazze da un gruppo di arabi che poi ci hanno legate ad una sedia, spogliate e violentate per una settimana. Non avevamo più dignità, anche la morte non ti rispettava perché prendeva a caso chiunque, come fece con Gres una tredicenne che non riuscì a sopportare la situazione e mi morì fra le braccia. Sono stata poi riportata nel lager per essere imbarcata».

Dopo un viaggio sul gommone che l’ha portata in Italia, da Bari dove è rimasta pochi giorni è stata prelevata da un’altra aguzzina di Castelvolturno e messa subito sulla strada. «Dovevo restituire 35mila euro – ha proseguito – perché tanto era costato il mio viaggio. Ho trovato la forza di scappare e di rivolgermi alla polizia che mi ha portata nella Casa famiglia di suor Rita Giaretta che mi ha fatto nascere una seconda volta. Oggi sono serena e so che Dio non dorme».

Una storia di speranza quella di Joy, ha sottolineato la superiora del convento che era giusto conoscere ed una storia di impegno incessante e completo quella di suor Rita che si fa ogni giorno sorella ed amica di queste donne perché crede nel valore della persona. “Oggi c’è troppo silenzio su queste schiave – ha detto suor Rita – e troppe persone che si arricchiscono sfruttandole. Poi noi dobbiamo porre rimedio alla distruzione causata nei loro corpi e nelle loro menti. Non ho un metodo ma basta voler loro bene e farglielo capire».