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Ravalle e Barco senza Posta. «Tanti disagi, siamo in difficoltà»

Gioele Caccia
Ravalle e Barco senza Posta. «Tanti disagi, siamo in difficoltà»

Nella frazione ufficio chiuso per lavori. Nel quartiere serrata definitiva

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Ferrara Anche le città si ammalano. Di smog, di traffico, di rumore, di sovraffollamento, di malagestione del territorio e di tanto altro. Una delle patologie più gravi è causata dalla desertificazione dei servizi che legano un residente alla città, al quartiere, alla frazione, alla località. Chi vive questi disagi sulle sue spalle lo sta testimoniando nelle interviste che la “Nuova” raccoglie da mesi in luoghi distanti dai centri più grandi, dove è più facile trovare i negozi, gli uffici postali, la banca, il teatro, il cinema, lo sportello decentrato, l’ambulatorio medico e quant’altro. Ed è quello che sta accadendo in queste settimane in un quartiere e in alcune frazioni di Ferrara dove l’ufficio postale non è più accessibile.

A Ravalle la struttura che ospita l’ufficio necessita di lavori urgenti: la popolazione lo ha appreso da un avviso esposto all’ingresso senza che sia stata specificata la data di ripristino del servizio. La frazione, da gennaio, ha già visto ridurre l’attività a tre giorni, martedì, giovedì e sabato. Per Barco, popoloso quartiere a nord di Ferrara, la notizia è stata ancora più indigesta: chiusura dell’ufficio dal 20 gennaio scorso, con Postamat annesso.

A Ravalle i residenti hanno protestato organizzando incontri pubblici e presidi, a Barco la reazione è stata più blanda. Ma la situazione attuale le accomuna entrambe: per le Poste bisogna rivolgersi a sportelli alternativi e distanti. «Questo è un paese dove vivono soprattutto famiglie di anziani – commenta Elena Rinaldi, commessa di un negozio di alimentari – Ma la situazione è simile negli altri paesini qui intorno, dove ci sono persone che non sono autonome o non sono in grado di spostarsi e oggi – a causa della chiusura dell’Ufficio – non sanno come raggiungere il servizio più vicino».

La chiusura, pur definita provvisoria, ha preso tutti alla sprovvista. Lo sportello locale non è neppure dotato di “Postamat”, ricordano i residenti, quindi chi resta senza contanti e non può muoversi deve ricorrere a un aiuto esterno.

Nel negozio di alimentari è entrata ieri mattina una signora di 80 anni. «Siamo disperati – la reazione alla domanda del cronista – Io non guido e gli sportelli più vicini sono a Bondeno, Vigarano, al Doro, a Porotto, a Santa Maria Maddalena. Come faccio? Mi dà una mano la signora delle pulizie, quando avrò bisogno di rivolgermi all’Ufficio la pagherò anche per questo servizio». Qualcuno chiede: «Perché non dicono quando riaprono?».

Roberto e Nicoletta abitano nel piazzale prospiciente l’Ufficio. In una casa vicina abita la mamma di uno dei coniugi. «Ha 87 anni – dice Nicoletta – ed è cliente della “Posta” da tanto tempo, quando serviva provvedevamo noi. Ora dobbiamo raggiungere Vigarano - prosegue il marito -Per chi abita qui è un grosso disagio. A 3 km c’è Porporana, poi Salvatonica, Casaglia sta a 5 chilometri. Molte persone che abitano lì avevano un punto di riferimento sicuro a Ravalle, anche se i giorni di apertura erano stati diminuiti». Nella frazione potevano procurarsi i contanti, ritirare la pensione, pagare le bollette. Qualcuno aspettava il bus, qualcun altro usava la bici. «Comunque qui abbiamo farmacia, l’ambulatorio medico, qualche negozio - ricorda la coppia - e ci va già bene. Ci sono frazioni vicine dove non c’è nulla. Lo stabile, fra l’altro, non è delle “Poste”, è di un privato che non vive in paese da anni. Ora chissà per quanto tempo resterà chiuso». In paese si teme che Poste possano sfruttare i possibili problemi legati alla realizzazione dell’intervento edilizio per “dismettere” anche la filiale di Ravalle. L’ufficio - va specificato come del resto ha fatto l’azienda - è in un edificio privato il cui balcone è puntellato e ci sono problemi all’interno. Se il proprietario non provvederà alla sistemazione la chiusura sarà procrastinata. Servirà tempo.

Roberto e Nicoletta concludono così: «A Ravalle è stata riqualificata l’ex delegazione. Potrebbe essere destinata a sede dell’Ufficio postale?». Levinia Mastellari è tranchante: «Francamente ci sentiamo fregati. Spostarsi in autobus? Solo chi può e comunque costa». E Luigi e Ivana Rizzati aggiungono: «I 3 giorni alla settimana erano anche accettabili. Questa chiusura proprio no».

A Casaglia, 4-5 km verso Ferrara, Patrizia Catozzi e Dario Magni, del circolo Street Arci, confermano: «Anche qui in paese la scelta delle Poste ha generato preoccupazioni e proteste». Come a Barco, dove Giovanni siede in un bar di via Bentivoglio: «La chiusura dell’Ufficio postale ha arrecato un grave danno al quartiere – dice – Ora bisogna andare a Pontelagoscuro o al Doro, prendere il bus, che costa, o muoversi in bici o a piedi. Chi non può deve rivolgersi a un parente, alla badante, agli amici. Questa non è più la vecchia Posta, è diventata una banca». Ancuta, la fiorista, aggiunge: «Anche i giovani dicono che la chiusura dell’ufficio è stata un’ingiustizia».


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