La riviera di Comacchio tempio del divertimento: il Jo Lido brillava
La mucillagine aveva invaso il mare. In tre mesi venne costruito uno dei primi parchi acquatici
Porto Garibaldi Era il 1990 e nelle campagne tra Porto Garibaldi e Lido degli Scacchi, a ridosso della Strada Acciaioli che collega internamente i sette Lidi comacchiesi, stava nascendo qualcosa di imponente, che avrebbe dato lustro alla zona e alimentato la macchina del turismo estivo. In quel periodo i Lidi erano nel pieno della capacità ricettiva e della qualità turistica, forti del boom economico già dagli Anni ’60 e ’70, e del potere del luogo che stava crescendo sempre di più. Tutto questo nonostante il grosso problema che affliggeva le spiagge comacchiesi: la mucillaggine, una sorta di schiuma che si depositava sul bagnasciuga a causa delle secrezioni delle alghe marine, quando le temperature dell’acqua raggiungevano livelli oltre la norma. Per ovviare a questo problema e dare una valida alternativa al divertimento balneare, evitando di perdere ingenti guadagni dovuti al blocco del turismo che si sarebbe potuto verificare, venne costruito un parco acquatico con grandi potenzialità attrattive.
È il 23 marzo 1990 quando iniziano i lavori che da lì a pochi mesi avrebbero visto la nascita del parco acquatico Jo Lido, inaugurato il 20 giugno dello stesso anno e messo in funzione per il pubblico appena dopo 5 giorni, il 25 giugno 1990, gestito dai signori Baratti e Corsini di Reggio Emilia. È il parco dei record, viste le tempistiche per la costruzione di soli tre mesi, le funzionalità e la modernità: terzo parco acquatico in Italia per avanguardia e dimensioni, 55.000 metri quadrati e altrettanti di parcheggio, totalmente immerso nel verde, una piscina ad onde artificiali e sei scivoli che si univano ai vari servizi di ristoro. Il Jo Lido ti accoglieva con una statua gigante della sua mascotte, un pellicano con occhiali, cappellino da sole e canotta, che cavalcava l’onda su una tavola da surf. La struttura ospitava come detto numerosi punti di ristoro e svariate attività ricreative al suo interno. Divenuto in pochissimo tempo centro nevralgico del divertimento alternativo alla spiaggia, che distava soli 500 metri, è stato non solo fonte di svago, ma anche di occupazione per gli abitanti del posto. I ricordi legati a questa struttura sono moltissimi, da chi ci ha lavorato a chi l’ha frequentata come cliente, si ricevono sempre e solo reazioni positive (e un po’ malinconiche!) alla domanda "Andavi al Jo Lido negli anni Novanta?"
La fine
Assieme a tutto questo una domanda riecheggia costante: perché è finito tutto in così poco tempo se il parco era sempre pieno di gente e non fosse propriamente economico? C’è chi parla di speculazione edilizia, chi parla di politica, chi di alti costi di gestione, impossibili da reggere tenendo aperto solo tre mesi all’anno, seppure a pieno regime. Altri danno la colpa al cambio di gestione negli ultimi due anni di attività del parco, ma purtroppo la verità è solo nelle mani dei diretti interessati. Dalla stagione 1994 in effetti il parco aveva conosciuto una nuova gestione, il gruppo Valdadige, proprietario anche dell’Aquafan di Riccione, ma chiuse definitivamente già nel 1996 in pesante deficit economico. Il parco è ormai inghiottito dalla vegetazione, completamente recintato e precluso all’ingresso, dalla strada Acciaioli è visibile solo la struttura in metallo giallo e verde che reggeva gli scivoli, che sono stati venduti ad altri parchi acquatici dell’Europa dell’Est e i restanti abbandonati nelle campagne di Sant’Alberto. Strutturalmente impossibile da recuperare è stato comprato all’asta nel 2017 dal gruppo Tomasi con l’intenzione di farci probabilmente un campeggio, ma ad oggi tutto è fermo.