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Mucha e Boldini, sogni d’arte: aperta la mostra al Palazzo dei Diamanti di Ferrara

Marco Nagliati
Mucha e Boldini, sogni d’arte: aperta la mostra al Palazzo dei Diamanti di Ferrara

Da oggi (22 marzo) la Parigi di fine Ottocento è protagonista, un universo champagne e bollicine descritto con stili inconfondibili e innovativi

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Ferrara Creatori di sogni. Dallo stile inconfondibile e innovativo: una comunicazione visiva che unisce l’eleganza alla sensualità. Si alza il sipario su Alphonse Mucha e Giovanni Boldini, la nuova mostra che da oggi (22 marzo) al 20 luglio farà brillare Palazzo Diamanti (tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30, la biglietteria chiude un’ora prima). «Una esposizione che ha una proiezione di livello internazionale», sottolinea Gessica Allegni, assessora alla cultura della Regione Emilia Romagna. In parete il ritmo delle emozioni: due anime, un’unica visione del bello. Del resto con questa nuova mostra ferrarese si entra senza rete nel mondo dell’Art Nouveau: l’universo champagne e bollicine della Parigi di fine ‘800 ed inizio ‘900.

I due artisti

Mucha (nato nel 1860 nella piccola città Morava di Ivancice) diventa uno degli artisti più celebri della capitale francese (nella quale mette piede nell’autunno del 1887) fino allo scoppio del primo conflitto mondiale. Le sue illustrazioni, i raffinati poster teatrali e le innovative creazioni pubblicitarie rivoluzionano il linguaggio figurativo. La comunicazione commerciale si eleva a espressione artistica. Giovanni Boldini nasce a Ferrara nel 1842 e anche lui diventa un protagonista della “fin de siécle” parigina (vi risiede dalla fine del 1871). Ricercatissimo da una facoltosa clientela internazionale, Boldini rende iconico l’ideale femminile del tempo: elegante, spigliato, colto, emancipato, talvolta inquieto. I due (Mucha e Boldini) si incontrano nella Ville Lumière. Tra cabaret, can-can e glamour. Giorni intercalati a chiacchierate con Monet, Renoir e Cézanne. E la Fondazione Ferrara Arte ora li unisce in due mostre che hanno – però – identico linguaggio.

In parete

Sono 150 le opere (dipinti, disegni, fotografie, manifesti e oggetti) che illustrano la vicenda biografica ed artistica di Mucha: dal decisivo incontro a Parigi con la “divina Sarah” (la celebre attrice teatrale Sarah Bernhardt) ai progetti legati all’esposizione universale del capoluogo francese del 1900. Sono otto le sezioni riservate all’artista cecoslovacco spalmate nelle undici sale dall’ala Rossetti. Donne icone e muse è la partenza, proseguendo poi al capitolo pubblicità (bevande, profumi, biciclette, sigarette…). Avanti con spiritualismo e infine l’epopea slava, un monumentale ciclo pittorico (venti imponenti tele) che narra i momenti fondamentali della storia slava. Oltre quaranta, invece, le opere del Boldini esposte nelle sale dell’ala Tisi. Alle pareti dipinti ad olio, pastelli, acquerelli, disegni ed incisioni selezionati fra quelli custodi nel museo a lui intitolato e che aprirà a Palazzo Massari l’anno prossimo. A Palazzo Diamanti, intanto, non mancheranno “La signora in rosa”, la “Cantante mondana”, la “Contessa Berthier de Leusse in piedi”.

L’anteprima

«Ferrara presenta contemporaneamente due artisti che hanno rappresentato la figura femminile con tratti diversi ma unico filo conduttore», spiega la Allegni. La presentazione in anteprima della mostra è avvenuta ieri mattina nella magnifica pinacoteca dei Diamanti, sala di marmi e dipinti. La città in platea era rappresentata a tutti i livelli: politico, economico, religioso e chiaramente culturale. Marco Gulinelli, assessore comunale alla Cultura, si avvicina al microfono con malcelato orgoglio: «Il dialogo e la collaborazione tra tutte le istituzioni è fondamentale. Io, quando si taglia il nastro di un nuovo allestimento, vivo la solita emozione della vigilia. Stavolta facciamo incontrare due giganti dell’arte: andiamo a sublimare l’anima di un’epoca irripetibile, che ha probabilmente segnato il nostro immaginario collettivo. Moda, teatro, pittura… Chiunque potrà riflettere sulla trasversalità della loro arte». Al tavolo anche Sarah Mucha, moglie di John a sua volta nipote di Alphonse: «Amava l’Italia – afferma in inglese – e gli artisti italiani, specie Raffaello. Ha sempre creduto nell’arte per tutti: un ponte tra diversi popoli». Al fianco di Sarah c’era Tomoko Sato, curatrice dell’esposizione ferrarese: «La mia missione è portare il messaggio di Mucha. Un’armonia tra il mondo interiore e quello esteriore. In questo senso c’è grande affinità tra Mucha e Boldini: una comunicazione di bellezza. Invito coloro che andranno a visitare la mostra a “leggere” tutti i dettagli presenti in ogni singola opera».

Confida in una risposta positiva alla biglietteria il sindaco Alan Fabbri che sta assecondando questo viaggio nella cultura proposto da Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione di Ferrara Arte. Dopo i capolavori del Rinascimento ferrarese (1400/1500) ecco le opere del ‘900. «Mi auguro che questi due appuntamenti possano accogliere tanti appassionati d’arte e far scoprire a chi non lo conosce quell’universo che Mucha e Boldini hanno reso così affascinante e speciale», scrive il sindaco Fabbri. I riscontri di primo acchito sembrano rincuorare: «Altissimo numero di prenotazioni», sussurrano dietro le quinte. Pronti ad immergersi nella Parigi della Belle Époque?