La Nuova Ferrara

Ferrara

La prolusione

Inaugurazione Unife, la lezione di Amalia Ercoli-Finzi: "Lo spazio è un po’ di tutti"

Stefania Andreotti
Inaugurazione Unife, la lezione di Amalia Ercoli-Finzi: "Lo spazio è un po’ di tutti"

La docente di meccanica aerospaziale: "Sulle stazioni spaziali c’è una comunità eterogenea in cui tutti cercano di dare una mano, nello spazio non si fa mai niente da soli, perché questo è il criterio giusto, cercare di risolvere i problemi, non il capro espiatorio"

3 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Più che una prolusione è stato uno show: Amalia Ercoli-Finzi, professoressa onoraria di meccanica aerospaziale del Politecnico di Milano, ha dominato la scena e intrattenuto il pubblico del Teatro Nuovo all’inaugurazione del 634° anno accademico dell’Università di Ferrara con una lezione di astronomia e di vita. Tra le più importanti personalità al mondo nel campo delle scienze e tecnologie aerospaziali, è stata consulente scientifica della NASA, dell’ASI e dell’ESA, e Principal Investigator responsabile dello strumento SD2 sulla sonda spaziale Rosetta. Una minuta signora di 88 anni che sul palco diventa gigante per la sua intelligenza e ironia. «Nel 1957 quando è nato lo spazio, io c’ero e ho capito subito che era una cosa importante, non come Krusciov, ex Capo del Governo dell’Unione Sovietica, che, quando gli americani gli dissero che avevano lanciato il primo satellite artificiale della Terra, gli disse “bravi”, poi andò a dormire e capì solo dopo cosa questo significasse. Come quelli che sentono una battuta il sabato sera e ridono la domenica mattina».

Da quel momento è cominciata la corsa allo spazio, anche se poi Amalia ci tiene a specificare che nella comunità scientifica «non ci si fa la guerra, qualche volta si litiga, ma sulle stazioni spaziali c’è una comunità eterogenea nella quale tutti cercano di dare una mano, nello spazio non si fa mai niente da soli, perché questo è il criterio giusto, cercare di risolvere i problemi, non il capro espiatorio» si infervora, strappando uno dei tanti applausi del pubblico. «Da allora le nostre vite sono strettamente legate al mondo là fuori, dal meteo al gps».
E poi via a raccontare un secolo di esplorazioni spaziali, delle quali è stata protagonista, rincorrendo «quell’afflato di ricerca, di conoscere cose nuove che ciascuno di noi ha in sé e che possiamo soddisfare solo imparando cercando posti nuovi». Esorta gli studenti con la sua spinta continua alla sfida, che l’ha portata a compiere imprese anche quando sembravano impossibili. «Come con la missione Rosetta, una sonda lanciata su una cometa per conoscere i primordi del sistema spaziale. Gli americani si erano ritirati dalla missione perché troppo difficile, ma noi siamo andati avanti e l’abbiamo centrata, a 500 milioni di chilometri dal sole, con un errore di 100 metri e di un secondo. Poco più in là l’avremmo mancata. Quella che noi in linguaggio scientifico chiamiamo una “botta di culo”».
Dopo aver fatto la storia dell’ingegneria aerospaziale, Ercoli Finzi non si stanca di guardare in alto e in avanti. «Il presente è la Luna, il futuro è Marte. Sulla Luna ci stiamo già tornando con il lanciatore che gli americani hanno con fantasia chiamato Space Launch System, sistema di lancio spaziale, potevano chiamarlo Giovanni che era più intelligente. Un’altra versione più alta è pronta per andare su Marte».

E nella chiacchierata con La Nuova Ferrara entra nel merito della questione. «In ambito spaziale la prepotenza di certi personaggi come Elon Musk è una cosa che mi preoccupa tantissimo perché è fondamentale che il privato entri nello spazio per abbassare i costi e aprire l’accesso a gente meno abbiente. Quello che non si deve permettere è che sia il privato a decidere le politiche spaziali, che vanno decise dalle grandi agenzie, dai Paesi, dalla società che devono decidere come procedere perché lo spazio possa essere una fonte di pace e di benessere».