Marco molla tutto e cambia vita. “La pesca è diventata un lavoro”
Dal lavoro in una multinazionale alla produzione artigianale di mangime, come Marco Galletti ha trasformato la sua passione in professione aprendo a Ferrara un laboratorio artigianale di esche per la pesca sportiva
Ferrara Una passione che si trasforma in un lavoro è il sogno di tutti: per il ferrarese Marco Galletti è diventato realtà. Da bambino accompagnava il padre a cercare e aspettare l’ambita preda. Poi Marco è cresciuto e ha compiuto studi in economia che ha messo a frutto in importanti aziende, ma quei momenti di pura felicità non li ha mai dimenticati. Appena possibile, scappava dalla città per esplorare nuovi angoli di natura dove calare le lenze. Finché le fughe del fine settimana non sono più bastate e ha scelto di lasciare un posto di successo per tornare alle origini, ridando vita al vecchio forno del nonno, dove ha avviato un laboratorio artigianale di esche per la pesca sportiva, e dove ha saputo coniugare le sue competenze in strategie di sviluppo, vendita, marketing e comunicazione con il suo sogno di bambino.
«La mission e la particolarità della mia attività derivano dalla mia esperienza lavorativa precedente dove con rammarico ho visto la decrescita di piccole botteghe a favore della grande distribuzione e della standardizzazione del prodotto». Ha chiamato la sua attività Boilies Room, un gioco di parole che rievoca la sua altra grande passione: la musica elettronica, che nella Londra dei primi 2000 veniva suonata in piccole stanze dette “boiler room”, grandi come un “vano caldaia”, per favorire uno scambio stretto e diretto tra l'artista e il pubblico. Un po’ quello che Marco cerca di fare con le sue “boilies”, le palline di mangime che crea personalmente, su misura per i clienti, creando una relazione diretta con loro. «Cerco di creare un prodotto personalizzato, bypassando il prodotto standard che si trova sugli scaffali dei negozi per crearne uno ad hoc per le esigenze del pescatore».
Non a caso il claim dell’azienda è “More time to fish”, ovvero “lascia impiegare a noi il tempo per la realizzazione delle tue esche, utilizza il nostro laboratorio, non realizzeremo il prodotto perfetto per le tue esigenze e tu avrai più tempo per pescare”. La risposta a un bisogno che viene dall’esperienza diretta.
«Ho pescato per la prima volta attorno ai 5 anni. Ho sperimentato diverse discipline finché a 16 anni mi sono innamorato del carpfishing. Da allora sono passati 25 anni di amore, dedizione e anche ossessione. Si tratta di una tecnica di pesca che ricerca l’esemplare, sempre carpe, di grossa taglia. La nostra filosofia è quella del “catch and release”, ovvero “catturare e rilasciare”: pesco, fotografo e lascio andare l’animale. Attorno a questo c’è uno stile di vita solitario e selvaggio fatto di ricerca della posta migliore, campeggio libero nella natura, preparazione dell’attrezzatura e lunghe, spesso lunghissime attese. Tra freddo umido, caldo torrido, insetti, fango, ma sempre davanti all’acqua e con il mio cane». Lettino e sacco a pelo nella sassaia del fiume, ma anche carpe da 20 chili, che vengono adagiate su un materassino, misurate, pesate, immortalate e poi «lasciate andare con una carezza».
Galletti non ha avuto bisogno di studiare a fondo i clienti, perché il primo cliente è lui. «Le palline di mangime sono costruite con una parte di secco, ovvero una miscela di sei o sette diverse farine, e una di liquido, composta da uova ed essenze saporite che attraggono i pesci. Si unisce tutto nell’impastatrice, poi il prodotto viene cotto a vapore ed essiccato. Questo va incontro alle esigenze specifiche del singolo pescatore, ma anche alla sua necessità di guadagnare tempo». L’esperienza di pescatore gli ha permesso, senza costosi studi di settore, di imparare a conoscere le necessità dei clienti. Vengono realizzati prodotti su misura, considerando diversi fattori: dalla durata della sessione di pesca al particolare habitat affrontato. Il tutto viene inserito in un database che conta a oggi circa 600 clienti e oltre 4mila ricette.
Una mole di lavoro importante che Marco affronta con impegno ed entusiasmo. «Arrivo a sera appagato e non vedo l’ora che sia domani. Lavorare in una multinazionale non mi faceva più sentire così. Anche la mia famiglia l’ha capito e mi ha sempre sostenuto: mio padre è felice di aiutarmi in laboratorio grazie alla sua esperienza e mia madre è contenta che io sia ritornato in città». Oltre alla famiglia, un altro grande aiuto per l’attività è arrivato dai social, dove Galletti racconta le esperienze di pesca e lancia i suoi prodotti, in un mercato agguerrito dove l’artigianalità locale prova a farsi strada con prezzi meno competitivi, ma con un rapporto diretto e vero, come quello che ha con la natura e con la pesca.