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Ferrara, «via l’agroalimentare dalle mani di Trump». La ricetta di De Carlo per aggirare i dazi

Marcello Pulidori
Ferrara, «via l’agroalimentare dalle mani di Trump». La ricetta di De Carlo per aggirare i dazi

Arriva dal presidente della commissione agricoltura del Senato la possibile soluzione al caso. Alberto Balboni: «Il “Made in Italy” è il marchio più conosciuto al mondo, va difeso e tutelato»

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Ferrara Gli spunti potrebbero essere tanti, ma è il senatore Luca De Carlo ad aver in tasca la chiave giusta per aprire la porta di questo incontro. Il presidente della commissione agricoltura del Senato lascia il segno nel convegno che FdI organizza nella grande sala della Fiera di Ferrara. I dazi imposti da Trump? «La cosa migliore sarebbe convincerlo a toglierli, via i dazi dall’agroalimentare italiano. Ci vuole un accordo? Troviamolo. Una proposta? Elaboriamola. Ma su una cosa non ci possono essere fraintendimenti: le imprese italiane vanno tutelate. Sempre».

Sennò? «Sennò dobbiamo togliere l’agroalimentare italiano dalle sue mani. Intendo dire: olio, formaggio, vino, abbigliamento di alta gamma, tutto fuori dal discorso dazi. Tanto, prima di tutto, sono prodotti che gli americani non sanno fare, diciamo le cose come stanno. Converrebbe anche al presidente degli Stati Uniti non accanirsi, perché un americano che può permettersi il vino italiano lo comprerà comunque anche se costa 2 dollari in più».

Trump, in effetti, ci ha abituati a tirare il sasso nell’acqua per vedere quanti cerchi produce. Poi, solo poi, decide. «Servirà trattare – ammette difatti De Carlo – ma farcela è possibile. Serve una contropartita? Valutiamola». Il che detto da «un senatore bellunese che tifa Spal» ci può anche stare. Ci sta, come si dice oggi. Se non altro per la capacità di adattamento del personaggio. Pochi minuti prima, nel mentre, ci aveva pensato Alberto Balboni a mettere le cose in ghiaccio: «Il Made in Italy, in tutti i settori merceologici, è il marchio più conosciuto al mondo, più della Coca Cola». Che dire?

Tutto qui? No. Perché le “truppe” che meglio conoscono il territorio hanno cartine da giocare. Come il consigliere regionale Fausto Giannella (uno che di mare se n’intende) che pensa ai cannolicchi (o cappalunga) un mollusco di cui per la verità in passato si era già provata la commercializzazione ma senza risultati esaltanti. Ma ci si può sempre riprovare. E le ostriche? Beh, quelle un loro mercato già ce l’hanno. Insomma, il tema sarebbe sterminato e non può bastare un mezzo pomeriggio per svilupparlo tutto. Quelli di FdI ci provano, e lo fanno con un certo piglio. In platea siedono i monarchi dell’agroalimentare di casa nostra: Salvi Frutta, Gruppo Mazzoni, Rizzati Dolci e Mattarelli Vini, solo per citarne alcuni. Questo convegno è fatto anche per loro. Ma intanto il sasso è lanciato (non quello di Trump) e anche i monarchi estensi dell’ortofrutta diranno qualcosa. O forse l’hanno già detta. l

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