La Nuova Ferrara

Ferrara

Sicurezza e politica

Bodycam alle forze dell’ordine, Ferrara e l’eco dell’omicidio Aldrovandi

Daniele Oppo
Bodycam alle forze dell’ordine, Ferrara e l’eco dell’omicidio Aldrovandi

Caprini: «Battaglia del Sap», Anselmo: «Non cambia nulla, solo propaganda»

4 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Circa dieci anni fa, quando le polemiche ancora non si erano sopite, si diceva che un caso come quello dell’omicidio di Federico Aldrovandi non sarebbe mai nato se i poliziotti che gli tolsero la vita avessero indossato le bodycam. C’era chi lo diceva perché convinto che una telecamera avrebbe spento pulsioni brutali e chi perché convinto che avrebbe testimoniato il corretto agire degli agenti. Quasi fosse una coincidenza astrale, vent’anni dopo l’omicidio di "Aldro" la questione bodycam ritorna alla ribalta dopo che il Governo ha inserito la possibilità del loro utilizzo da parte delle forze dell’ordine, prevedendo finanziamenti per le dotazioni. «C’è un po’ di Ferrara nei decreti sicurezza varati dal governo», dice Luca Caprini, consigliere comunale della lista civica a sostegno di Alan Fabbri, ma anche poliziotto e sindacalista del Sap, sigla che in quegli anni aveva difeso l’operato dei colleghi in via Ippodromo. Grande la polemica per gli applausi loro rivolti nel corso del congresso del sindacato nel 2014 a Rimini. «C’è una battaglia iniziata nel 2013 dal Sindacato Autonomo di Polizia con un’intuizione dell’allora segretario regionale Paoloni (ora segretario generale) di ritorno da una manifestazione a Roma assieme all’onorevole Tonelli Gianni della Lega, ci trovammo a concordare quanto sarebbe stato importante per la sicurezza dei cittadini in primis e degli operatori di polizia il potere cristallizzare con delle immagini video gli interventi di polizia giudiziaria - dice Caprini -. La battaglia iniziò regalando a tutti i nostri associati delle spay pen per avere nelle nostre dotazioni body cam ossia delle telecamere sulle divise. E adesso è una legge primaria dello Stato. Uno strumento di grande trasparenza che come ribadisco tutela sia gli operatori che i cittadini. Questo decreto corona anni di lavoro sindacale del Sap e per questo non si può che ringraziare l’attuale governo per aver mantenuto l’impegno assunto direttamente dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’incontro con i sindacati di polizia nel novembre del 2023. Fondamentale è stato il contributo del ministro dell’interno Matteo Piantedosi e del sottosegretario all’Interno Nicola Molteni per aver sostenuto con forza l’approvazione di questo provvedimento». L’articolo 21 del decreto legge prevede che l’uso delle bodycam sia una possibilità per le forze dell’ordine impiegate in ordine pubblico o vigilanza. Non contiene regole di utilizzo (né rimandi in tal senso), ma solo previsioni di finanziamento per gli acquisti (oltre 20 milioni in tre anni). «Mi chiedo dove ed in cosa consista la novità. Non cambia nulla», commenta Fabio Anselmo, consigliere comunale civico, legale della famiglia Aldrovandi nel corso dei processi, contributore alla stesura di un disegno di legge presentato da Ilaria Cucchi e altri senatori per rendere le bodycam obbligatorie, ad attivazione non discrezionale da parte degli agenti e con regole d’uso delle immagini. «Siamo a Ferrara e sono convinto che, con questa legge, la notte del 25 settembre 2005, non ci sarebbero state o non avrebbero funzionato esattamente come è avvenuto in tanti altri casi - dice Anselmo senza mezzi termini -. Chi ha fatto di tutto per rendere comunicativamente e politicamente più difficile ed impervio il percorso di verità cui sono stati costretti Patrizia e Lino Aldrovandi, per favore, non canti oggi vittoria che non esiste. Solo Propaganda». A sostegno della sua posizione, Anselmo richiama il caso della morte di Simone Mattarelli, avvenuta a Lentate sul Seveso nel gennaio 202, dopo un inseguimento in auto dei carabinieri. Il caso è archiviato come suicidio: il 28enne venne trovato impiccato in un capannone, ma la famiglia non crede in questa versione. «Uno dei militari, nella sua ultima fase, accese la bodycam, che però si spense sul più bello, o, forse, semplicemente troppo presto - osserva Anselmo -. Erano le 2.45. Probabilmente non accadde nulla in quei momenti. Fatto sta che solo 10 minuti prima, alle 2.35, vennero uditi 8 colpi di pistola. E poi le intimazioni a fermarsi rivolte dagli operanti al ragazzo in fuga. Poi il buio. Simone venne ritrovato soltanto il pomeriggio successivo, impiccato nel capannone ripreso sullo sfondo delle immagini interrotte. La bodycam c’era anche allora ma smise di funzionare», conclude l’avvocato.