La Nuova Ferrara

Ferrara

La testimonianza

Dopo la morte del biologo di Longastrino, la giornalista colombiana: «Vicini alla famiglia»

Stefania Andreotti
Dopo la morte del biologo di Longastrino, la giornalista colombiana: «Vicini alla famiglia»

La reporter Saldarriaga parla dell’assassinio: tante le anomalie. «Sono ancora in corso dei pattugliamenti della Defensa Civil lungo il fiume»

4 MINUTI DI LETTURA





Longastrino Come colombiani e come abitanti di Santa Marta, siamo profondamente colpiti da questo orribile omicidio. Ci ha impressionato enormemente, per questo prima di tutto ci tengo a mandare alla famiglia di Coatti le condoglianze mie e di tutta la redazione. Vogliamo far arrivare un abbraccio ai cari di Alessandro e alla vostra comunità, perché quello che è successo ha commosso non solo questo territorio, ma tutto il nostro paese». Non nasconde l’emozione Nathaly Saldarriaga, del quotidiano locale “Hoy Diario del Magdalena” che ha sede proprio a Santa Marta, capoluogo del dipartimento di Magdalena e che da subito ha seguito la vicenda in prima linea, raccontando in diretta lo sconcertante succedersi dei fatti. È Saldarriaga la giornalista che in questi tristi giorni si sta occupando delle indagini sulla cruenta morte del nostro connazionale, assieme al collega Juan Tapia.
Alessandro Coatti, biologo molecolare italiano di 38 anni, è arrivato a Santa Marta giovedì 3 aprile e scomparso due giorni dopo. Dal 6 aprile i resti di Coatti sono stati trovati in posti diversi della città, all’interno di una valigia, un sacco dell’immondizia e uno del caffè. «In passato si sono verificati altri omicidi, ma era da molto tempo che non ci trovavamo di fronte ad un fatto tanto violento, soprattutto ai danni di un cittadino straniero. Questa è una circostanza molto anomala per noi. Ci siamo subito chiesti cosa potesse aver scatenato tanta furia in così poco tempo, perché Alessandro era appena arrivato qui nella nostra città. Il fatto che fosse italiano e di passaggio, ha ben presto escluso l’ipotesi di una rappresaglia di criminali o una resa dei conti tra narcos». Situata nel nord della Colombia, Santa Marta si affaccia sul Mar dei Caraibi e alle spalle è circondata dalla Sierra Nevada. È un centro portuale e turistico di primaria importanza, una delle mete più gettonate del paese. Per le sue spiagge, i suoi monumenti e i suoi paesaggi è chiamata la Perla delle Americhe. Il centro abitato venne fondato da Rodrigo de Bastidas nel 1525, ed è la più antica città ancora esistente in Colombia: proprio nel 2025 celebra i suoi 500 anni. Simón Bolívar, detto El Libertador (il liberatore), uno dei principali protagonisti della lotta per l’indipendenza dell’America Latina dal dominio coloniale spagnolo, morì in una tenuta chiamata Quinta de San Pedro Alejandrino, nelle vicinanze di Santa Marta, il 17 dicembre 1830. A questo si aggiungono meravigliose aree protette, come il Parco di Tayrona, noto per le sue insenature coperte da palme, lagune costiere, foreste pluviali tropicali e abbondante biodiversità. I motivi per una sosta in questa zona della Colombia si sprecano, ed è facile comprendere come un biologo attento e sensibile come Alessandro Coatti possa averla scelta come tappa. «Santa Marta è da sempre una città con le porte aperte ai turisti stranieri, in particolare quelli che arrivano con lo zaino in spalla per esplorare i dintorni. Molti di loro, anche tanti europei, la trovano talmente accogliente da decidere di restare a vivere qui. Per questo l’impatto sulla città è stato molto duro». Dolore, orrore, sgomento, paura e anche timore per le ripercussioni negative che un fatto di tale gravità avrà sull’economia locale, soprattutto alle porte della Semana Santa, le festività pasquali, quando normalmente arrivano molti visitatori. Ancora non ci sono notizie ufficiali da parte di autorità, Polizia Metropolitana o Cti, il “corpo tecnico di investigazione” della Procura Generale che in Colombia si occupa di crimini gravi, che stanno lavorando alacremente, nell’interesse di tutti.
«La prima voce che aveva iniziato a circolare era che lo scienziato potesse aver stretto amicizia online con una donna, che avrebbe incontrato a Santa Marta, ma che era legata a qualcuno di una banda delinquenziale, che poi aveva voluto vendicarsi. In seguito, è emersa l’ipotesi di un gruppo armato di paramilitari della zona, che però ha mandato un video in cui negava ogni responsabilità», va avanti la giornalista. «Altre piste come la vendita di droga o il traffico di organi sono state presto abbandonate, perché non si adattavano alle circostanze o alla persona. Ad oggi ancora non esiste un movente credibile, anche se l’impressione è che sia qualcosa di molto personale. Le indagini condotte dal colonnello Jaime Rios, comandante della Polizia Metropolitana di Santa Marta, raggiunto da una squadra investigativa italiana, al momento stanno cercando di individuare qualcuno che potrebbe aver trascorso con lui i momenti precedenti alla morte. Per questo c’è un appello accorato a tutta la comunità: se qualcuno ha visto qualcosa, è pregato di testimoniare, continuando il buon esempio di collaborazione che gli abitanti hanno dimostrato finora permettendo il recupero delle diverse parti del corpo». Infine, «sappiamo inoltre che ci sono ancora in corso dei pattugliamenti della Defensa Civil lungo il fiume Manzanares, anche con l’utilizzo di droni, per cercare qualcosa: credevamo che i quattro ritrovamenti avessero completato la ricostruzione del suo corpo, ma forse non è così o forse si cerca qualcos’altro».

Intanto, resta ancora la taglia di 50 milioni di pesos da parte del sindaco Carlos Pinedo Cuello, per chi contribuirà alla soluzione del caso. «Questa è la città dove sono cresciuta e che mi ha dato tante possibilità, spero che possa riscattarsi aiutando a trovare verità e giustizia per Alessandro Coatti. Lo merita lui, la sua famiglia, lo meritiamo anche noi come cittadini», conclude la giornalista Nathaly Saldarriaga.