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Il caso

Ferrara, scena muta davanti al giudice: N’Diaye rimane all’Arginone

Daniele Oppo
Ferrara, scena muta davanti al giudice: N’Diaye rimane all’Arginone

Il 41enne reo confesso dell’omicidio del Mugello non ha aggiunto particolari

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Ferrara Felpa nera, di quelle con la scritta “Nasa”, pantaloni e scarpe da ginnastica. Queste ultime indossate come se fossero delle ciabatte, troppo piccole per i suoi piedi. Probabilmente quelle arraffate all’interno della piscina Beethoven poco prima di essere fermato dai poliziotti, nel sottopasso. Mor N’Diaye, il 41enne di origini senegalesi arrestato lunedì a Ferrara per tentata rapina e furto, ma che è soprattutto reo confesso dell’omicidio della guardia giurata Federico Perissi, 45enne di Firenze, è stato portato ieri mattina davanti al giudice delle indagini preliminari Danilo Russo per la convalida dell’arresto. Difeso dagli avvocati Francesca Lenzi e Piermaria Giosuè La Tessa del Foro di Roma, è rimasto in tribunale poco tempo: si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip ha disposto la sua permanenza in custodia cautelare in carcere. L’arresto era relativo solo ai reati di tentata rapina, furto ed evasione, l’omicidio è arrivato solo dopo, con la sua confessione e su questo la procura di Ferrara e Firenze sono in stretto contatto, poi gli atti relativi passeranno in Toscana. Per ora nulla ha aggiunto al poco che aveva raccontato inizialmente agli investigatori della Squadra mobile e al pm Stefano Longhi dopo essere stato arrestato.

Qualcosa di più, forse, diranno più avanti gli esiti delle analisi disposte dal pm sul materiale estratto da sotto le sue unghie. Meno si spera sul resto degli oggetti sequestrati: non ci sono sostanze stupefacenti, più che altro bottiglie, lattine di bibite, sigarette prese probabilmente nei vari Autogrill nei quali si è fermato nel suo viaggio, che lo ha portato dalla Toscana alla Romagna e poi in risalita nella parte emiliana e trovati nella Toyota Yaris di Perissi, rubata dal 41enne. Con quella ha avuto un incidente in A13 nel Ferrarese, dove ha tamponato un furgoncino Bartolini e dal quale è uscito riportando qualche contusione. Aveva dei tagli nei palmi delle mani e qualche abrasione. In quel frangente era seminudo: un giaccone e le mutande. Spostandosi a piedi dall’autostrada ha raggiunto prima il parcheggio della Decathlon, dove ha tentato una rapina per impossessarsi di un’altra automobile, poi è andato alla piscina Beethoven, dove ha trovato di che coprirsi ma anche la fine del suo peregrinare.

A ispettori e pm aveva offerto un racconto nebuloso, fatto in stato – almeno apparentemente – confusionale, con accenni a una patologia psichiatrica e con la coscienza del rischio di raccontare eventi non avvenuti e presenti solo nella sua testa. Con un’unica certezza, però, quella di aver ucciso Perissi e di averne nascosto il cadavere sotto sassi e del fango sotto un cavalcavia nella zona del lago di Bilancino, nel comune di Barberino del Mugello. Lì gli inquirenti sono stati diretti, lì hanno effettivamente trovato i resti di Perissi.

N’Diaye, che lavorava anche lui per un’agenzia di sicurezza, seppure non armato, aveva diversi precedenti per resistenza, lesioni, detenzione abusiva di armi. Era evaso dai domiciliari (per sequestro di persona, droga e resistenza: un fatto del 5 aprile) ed era in fuga, forse proprio con la sua vittima che risulta si stesse recando in Austria, anche se al momento non è chiaro se questa fosse a conoscenza che il 41enne fosse evaso. Forse proprio un dissidio nato dalla scoperta di questo particolare ha scatenato la spirale di folle violenza.