«Donare biscotti per i detenuti». L’appello degli avvocati ferraresi
Camera penale e Aiga hanno visitato la casa circondariale dell’Arginone. «Colazione solo con latte o tè. L’alimentazione è importate anche per chi assume una terapia, che spesso può risultare inefficace»
Ferrara Biscotti, qualche merendina per poter fare colazione. Per quasi tutti sono alimenti che si trovano nella dispensa di casa e sulla tavola. Non è così per i detenuti del carcere di Ferrara (392 a oggi), che per il primo pasto della giornata hanno solo due alternative. «La colazione consiste solo in latte o tè, senza biscotti o altro», spiega Laura Bonora, avvocata e portavoce dell’Aiga, l’associazione dei giovani avvocati che ieri mattina ha visitato la casa circondariale estense insieme ai colleghi della Camera penale ferrarese e del suo Osservatorio carceri.
A chi pensa, sbagliando, che il carcere debba essere solo un luogo di privazione e sofferenza, chissà come suonerà l’appello dei legali a supermercati, negozi, forni: donare al carcere biscotti, merendine, prodotti da forno invenduti che possono cambiare la qualità della vita di chi vive ristretto. «I detenuti chiedono spesso merendine, biscotti, marmellate, caffè – spiega Simone Bianchi, avvocato e vicepresidente della Camera penale –. Chi ha i soldi se li può comprare, ma ci sono molte persone indigenti». Non è solo una questione di soddisfare il palato: «L’alimentazione è importate anche per chi assume una terapia, che spesso può risultare inefficace».
C’è anche altro, ovviamente. Come la difficoltà nel costruire percorsi di reinserimento sociale. «Occorrerebbe un investimento da parte delle aziende locali per dare una formazione e costruire un domani – spiega ancora Bianchi –. Questo aiuterebbe a tenere attivi i detenuti e a formarli per il dopo». Qualche progetto c’è, gestito dalla coop Il Germoglio, ma l’ideale sarebbe costruire percorsi che portino alla «professionalizzazione dell’attività lavorativa».
Tra gli altri problemi rilevati, la carenza di agenti di polizia penitenziaria (circa 40 i posti scoperti), quella di attrezzi nella palestra (con invito a donare quelli in dismissione) e la necessità di rinnovare le cucine, «anche in un’ottica futura, per i corsi con l’istituto Vergani», dice ancora Bianchi, che già esistono ma che gioverebbero di strumenti più nuovi.
Note positive sulle visite, con molta attenzione per quelle con i minori, spazi per lo studio e volontà di ampliare i progetti educativi da parte della direttrice Maria Martone, risorse permettendo, sia umane che economiche.