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Lotta all’illegalità

Codigoro, Romeo (Pd): «Servono pene più dure e che considerino la recidiva»

Codigoro, Romeo (Pd): «Servono pene più dure e che considerino la recidiva»

Protesta la deputata Dem: «Il Delta colpito da questo fenomeno»

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Codigoro Una proposta che sicuramente nasce per rispondere a una priorità innegabile e urgente, ossia contrastare il fenomeno del bracconaggio ittico, ma che potrebbe essere migliorata e divenire più efficace. Questa la valutazione che il Pd compatto, sia a alla Camera che al Senato, ha dato del disegno di legge proposto dal Governo. Alla Camera è stata Nadia Romeo, deputata rodigina del Pd, ad argomentare questa decisione. «C’era davvero bisogno di intervenire? - ha esordito -. Sì, assolutamente. E posso dirlo con cognizione di causa. In quanto provengo da quella provincia, il Polesine, che, assieme a parte del Ferrarese, ospita il Delta del Po. Un territorio unico, riconosciuto come patrimonio Unesco e inserito nelle Rete mondiale delle riserve della Biosfera Mab per la sua straordinaria biodiversità. Uno dei territori più colpiti dal fenomeno del bracconaggio ittico». Un flagello che vede gruppi organizzati, spesso stranieri, colonizzare parti di territorio caratterizzate dalla presenza di corsi d’acqua, lagune o laghi, per iniziare qui a pescare in maniera intensiva e irregolare, devastando l’ecosistema, e avviare un sistema di commercializzazione del pescato, pure spesso illegale e non rispettoso delle norme igienico sanitarie. «Queste bande - ha proseguito Romeo - sono organizzate con precisione criminale: hanno gerarchie ben definite, operazioni coordinate e profitti enormi, generati dallo sfruttamento illegale delle nostre acque. E i danni che producono sono devastanti su più fronti: ambientale, economico e igienico sanitario. Dal punto di vista sanitario, infatti, l’utilizzo di metodi di pesca vietati come elettrostorditori, veleni o reti enormi, lunghe centinaia di metri, provocano vere e proprie stragi che quasi azzerano la fauna ittica. Il danno economico deriva in primo luogo dal fatto che si genera un giro d’affari stimato in almeno 40mila euro a settimana per ogni gruppo operativo, spesso sottratti a ogni forma di tassazione. Non solo: la presenza dei bracconieri mette in fuga anche i pescasportivi, con i danni per l’indotto che ne derivano: non dimentichiamo che, nel nostro Paese, la pesca sportiva appassiona circa due milioni di persone, che sostengono 1.481 punti vendita a loro esclusivamente dedicati, giro d’affari complessivo di oltre tre miliardi".Un quadro allarmante, a fronte del quale non si può dubitare della necessità di un intervento che, secondo il Pd, avrebbe potuto e dovuto essere più incisivo. «Le carenze più evidenti del testo - ha spiegato Romeo - riguardano proprio il sistema delle sanzioni e dei controlli. Le pene sono insufficienti e non tengono conto della recidiva. L’iter per sospendere le licenze è troppo lungo»