Il 25 aprile: i collettivi di Ferrara sfilano per la Liberazione
Centinaia di ragazze e ragazzi si sono radunati all’ippodromo per arrivare in centro. Nel mezzo qualche polemica, ma anche tanti canti, cori e riflessioni al microfono
Ferrara “Non si può paralizzare per ore la città”. “Non hanno nessun rispetto dei ferraresi”. “Poi cosa c’entrano i cori per la Palestina?”. Qualcuno rispolvera anche il saluto romano. Gliene hanno dette di tutti i colori e loro proprio con i colori hanno risposto: quelli dei fumogeni rossi, blu, verdi, viola, quelli delle bandiere Lgbtqia+ e di quelle arcobaleno per la pace, del tricolore italiano e della bandiera palestinese. Centinaia di ragazze e ragazzi, giovani e giovanissimi, studenti, lavoratori, collettivi e associazioni ferraresi, hanno partecipato ieri al corteo per ricordare gli 80 anni della Liberazione, a modo loro. Fuori da ogni istituzionalità, il Centro Sociale la Resistenza, assieme a Collettivo 25 settembre, Link Ferrara, Ferrara per la Palestina, Ferrara Transfem e Out Ferrara, ha organizzato una sfilata che è partita simbolicamente dall’Ippodromo, per ricordare i 20 anni della morte di Federico Aldrovandi. «Mi dà gioia iniziare da qui – ha detto commosso il papà Lino, che proprio oggi compie gli anni – perché in memoria di mio figlio, questo è diventato un luogo di resistenza». L’arrivo è stato dopo circa tre ore in piazza della Cattedrale, con diverse soste per dare spazio agli interventi.
“Ma come si fa a fare un comizio in mezzo ad un incrocio?”, è stato lo sfogo del deputato di Fratelli d’Italia Mauro Malaguti, tra gli automobilisti a lungo bloccati in via Piangipane per via del corteo. «Più li si lascia liberi, più fanno peggio, io sono nella Commissione Difesa della Camera e dico che non si può bloccare il flusso del traffico per colpa loro, con tutti i turisti che ci sono oggi in città».
Il corteo, occorre dirlo, era stato ampiamente annunciato e autorizzato, tanto che era accompagnato dalle forze dell’ordine, ma era anche internamente gestito da diversi volontari addetti alla sicurezza e all’accessibilità, che hanno esplicitamente chiesto di avere rispetto per persone e cose, non gettare nulla per terra, prendersi cura gli uni degli altri durante il tragitto. In effetti non ci sono stati problemi o trasgressioni, tranne per l’invito alla sobrietà, a cui i manifestanti hanno reagito rivendicando il diritto a cantare, ballare e suonare per le strade, “come meritava questo anniversario: ieri partigiani oggi antifascisti”. Inoltre in diversi hanno applaudito il passaggio da marciapiedi e balconi.
Mentre le celebrazioni tradizionali hanno avuto al centro la Resistenza, per i giovani in corteo, quello è stato il punto di partenza, al quale aggregare le altre battaglie del presente che sentono vive e vicine: l’impostazione repressiva del Decreto Sicurezza “che limita la libertà di espressione nelle piazze, nelle fabbriche e nei Centri di Permanenza per i Rimpatri degli immigrati”, come ha spiegato Francesco Ganzaroli del Centro La Resistenza. Ma anche la guerra nella Striscia di Gaza con migliaia di vittime innocenti, come ha ribadito Adam Sami di Ferrara per la Palestina. “La Resistenza è quanto mai attuale, come lo sono i nuovi fascismi e le nuove privazioni delle libertà contro donne, transessuali e omosessuali”, ha ricordato Virginia di Ferrara Transfem. “Siamo qui anche per esprimere il contrasto al riarmo, che si traduce in un’economia di guerra con tagli a salari, posti di lavoro e fondi per istruzione e sanità” è l’intervento di Giovanni Ragusa del Fronte della Gioventù Comunista. “Manifestiamo contro la riforma di Valditara che tratta la scuola come una filiera produttiva e gli studenti come risorse umane invece che cittadini in formazione” rivendica Agata del Collettivo 25 settembre.
“Siamo qui anche perché a Ferrara – ha aggiunto Ganzaroli – è in atto un attacco aperto e violento contro tutto il mondo dell’associazionismo e del volontariato, dopo aver sfrattato il Cps La Resistenza, il Csv, ora hanno preso di mira anche Cittadini del Mondo e un circolo Arci. Scendiamo in piazza perché rivendichiamo l’importanza delle iniziative che da anni portiamo avanti nel sociale. Pretendiamo degli spazi fisici e visto che ce li tolgono, adesso ce li prendiamo”, è l’annuncio di una nuova sede per La Resistenza.