Corteo 25 aprile, Ferrara si spacca. Fratelli d’Italia: «Non si può bloccare il traffico. Più li si lascia liberi, più fanno peggio»
Collettivi e associazioni in strada per la Festa della Liberazione. Il vicesindaco Balboni: «Slogan e cartelli contro Giorgia Meloni, occasione di divisione e strumentalizzazione politica». Poli (civica Anselmo): «Qualche minuto di traffico pesa più della memoria della Resistenza? È il degrado della cultura democratica»
Ferrara Centinaia di ragazze e ragazzi, studenti, lavoratori, collettivi e associazioni ferraresi hanno partecipato ieri (25 aprile) al corteo per ricordare gli 80 anni della Liberazione. Il Centro sociale la Resistenza, assieme a Collettivo 25 settembre, Link Ferrara, Ferrara per la Palestina, Ferrara Transfem e Out Ferrara, ha organizzato una sfilata che è partita simbolicamente dall’Ippodromo per ricordare i 20 anni della morte di Federico Aldrovandi. Fumogeni, bandiere Lgbtqia+, quelle arcobaleno della pace, il tricolore italiano e bandiere della Palestina. L’arrivo è stato dopo circa tre ore in piazza della Cattedrale, con diverse soste per dare spazio agli interventi. Un corteo annunciato e autorizzato, tanto che era accompagnato dalle forze dell’ordine, ma questo non è bastato per evitare di accendere la disputa sul traffico e sulla “città paralizzata”. E all’indomani della manifestazione ad intervenire è anche il vicesindaco di Ferrara e presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Alessandro Balboni, questa volta però esprimendo «profonda preoccupazione per quanto accaduto durante il corteo», parlando di «occasione di divisione e strumentalizzazione politica».
Malaguti e il traffico
«Ma come si fa a fare un comizio in mezzo a un incrocio?», è stato lo sfogo del deputato di Fratelli d’Italia, Mauro Malaguti, tra gli automobilisti a lungo bloccati in via Piangipane per via del corteo. «Più li si lascia liberi, più fanno peggio, io sono nella commissione Difesa della Camera e dico che non si può bloccare il flusso del traffico per colpa loro, con tutti i turisti che ci sono oggi in città». La risposta arriva da Arianna Poli, consigliera comunale della lista civica Anselmo: «Le frasi di Malaguti tradiscono una visione autoritaria, in cui i diritti fondamentali non sono garantiti ma concessi dall’alto. È lecito domandarsi chi dovrebbe “lasciare liberi” i manifestanti, se non sono già pienamente titolari, per Costituzione, del diritto a manifestare pacificamente. Pensare ai diritti come a una concessione significa concepire il potere come dominio e compressione delle libertà, in aperto contrasto con i principi democratici. Se qualche minuto di traffico fermo pesa più della memoria della Resistenza e delle lotte per i diritti di tutte e tutti, allora il problema non è il corteo: è il degrado della cultura democratica che stiamo vivendo. In un momento in cui anche provvedimenti come il nuovo Decreto Sicurezza mirano a restringere gli spazi di dissenso, non possiamo permetterci di abbassare la guardia. La manifestazione del 25 aprile a Ferrara ha mostrato che è ancora possibile costruire spazi sicuri, inclusivi e politicamente significativi. Ci auguriamo che istituzioni e forze politiche sappiano riconoscere e valorizzare questi momenti, fondamentali per il rafforzamento della democrazia e del senso di comunità».
Balboni e la «strumentalizzazione politica»
«A nome di Fratelli d’Italia, esprimo profonda preoccupazione per quanto accaduto durante il corteo del 25 aprile organizzato ieri dai centri sociali ferraresi. Una giornata che dovrebbe essere dedicata all’unità nazionale, alla memoria condivisa e al rispetto per la democrazia, è stata invece trasformata in un’occasione di divisione e strumentalizzazione politica. Sfilare sotto bandiere e simboli che nulla hanno a che vedere con la Liberazione dal nazifascismo tradisce il senso stesso della ricorrenza. Il corteo di ieri pareva orientato non a ricordare la Resistenza, ma a piegare una delle pagine più importanti della nostra storia a fini ideologici. Ancor più grave è stata l’esposizione di cartelli e slogan contro la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, definita perfino “assassina”. Una deriva verbale inaccettabile, che supera ogni limite del confronto civile e che richiama alla memoria le offese rivolte recentemente al sindaco Alan Fabbri. Tali accuse, infondate e violente, offendono la memoria di chi ha combattuto per la libertà e la democrazia. Non meno paradossale è stato assistere alla sfilata di bandiere con il volto di Che Guevara accanto a simboli della comunità LGBT. È noto, infatti, che il rivoluzionario promosse a Cuba tribunali sommari che perseguitarono, imprigionarono e condannarono a morte gli omosessuali, oltre ai dissidenti.
Aldilà dei gravi fatti locali abbiamo assistito a scene simili o peggiori in molte città italiane, con una escalation di violenze e fatti gravi. Cito le aggressioni contro i rappresentanti della Brigata Ebraica, il tentativo degli antagonisti di buttare fuori dal corteo i rappresentanti del PD, persino l’ex brigatista rosso Paolo Ferrari salito sul carro della sfilata: tutti fatti avvenuti ieri a Milano. Come ha detto il Premier Meloni, il 25 aprile deve diventare un momento di concordia nazionale, nel nome della libertà e della democrazia, contro ogni forma di totalitarismo, autoritarismo e violenza politica».