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Il caso

Duplice tentato omicidio di Boara. Sono due i fucili subacquei usati

Daniele Oppo
Duplice tentato omicidio di Boara. Sono due i fucili subacquei usati

Sergio Borea dimesso dall’ospedale dopo il tentativo di suicidio e portato ieri mattina in carcere. Dall’interrogatorio la speranza di capire cosa sia scattato nella sua testa

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Boara Le risposte alle classiche domande ci sono quasi tutte. Il chi lo si sa, il dove pure, si conosce il come e il quando. Manca il perché, il motivo scatenante di una violenza così spropositata e quasi eccentrica: sparare con un fucile da pesca subacquea – due in realtà – ai suoi vicini di casa, che sono il cugino della sua defunta moglie e la sua coniuge. Il perché è quello che chiamiamo spesso movente, che a differenza di quanto si pensa non è un elemento fondamentale in un processo, ma è un elemento utilissimo quando si vuole ricostruire un fatto nella sua interezza, che comprende anche ciò che è passato per la testa di chi quel fatto lo ha compiuto. Per capire cosa sia passato per la testa di Sergio Borea, 64 anni, che venerdì ha tentato di uccidere i suoi vicini-parenti acquisiti, in via Copparo a Boara, è prima necessario che si ristabilisca.

È indagato per tentato duplice omicidio, e ieri mattina, una volta stabilizzate le sue condizioni dopo un tentativo di suicidio, è stato trasferito nel carcere dell’Arginone in custodia cautelare. Oggi dovrebbe incontrare il suo legale, l’avvocato Massimo Bissi. Per lunedì potrebbe essere fissata l’udienza di convalida del fermo disposto dal procuratore Andrea Garau e dalla sostituta procuratrice Ombretta Volta, che coordina le indagini. In quella occasione potrebbe fornire ai magistrati la sua versione, i suoi perché.

Tra lui e le sue vittime non correva buon sangue: relazioni di vicinato che sfociavano in frequenti litigi. Tutti però per questioni che difficilmente possono far pensare a un finale del genere. La prima delle sue vittime, l’uomo, Lauro Collini, è stato colpito all’addome con un dardo che gli è rimasto conficcato. È in gravi condizioni. Meglio è andata, ma solo per questioni di millimetri, alla moglie, Graziana Arlotti, colpita di striscio a una guancia, con un secondo sparo proveniente da un secondo fucile da sub. Per colpire entrambi, Borea ha sparato direttamente da casa sua, dopo aver preso la mira. Prima lui, poi lei accorsa a controllare cosa fosse accaduto e senza manco darle il tempo di reagire. Dopodiché Borea ha preso la sua automobile e si è allontanato verso l’Ipercoop Le Mura e a un certo punto ha tentato di togliersi la vita a sua volta. Borea era già noto alla giustizia per diversi precedenti, l’ultimo emerso nelle cronache era di qualche anno fa, legato a un raggiro a un’anziana, dalla quale, stando alle accuse, si era fatto dare 285mila euro. Venne condannato in primo grado a 3 anni e 3 mesi di reclusione. Da poco aveva finito di scontare una condanna ai domiciliari e solo il mese scorso era deceduta sua moglie, dopo una lunga malattia. Un’assenza, come è normale, che pare averlo travolto. E forse anche da qui potrebbe arrivare un piccolo tassello per rispondere, almeno in parte, a quella domanda: perché?