La Nuova Ferrara

Il caso

Modena, al Barozzi “Siamo tutti Damiano”: ragazzi imbavagliati per protesta

Paola Ducci
Modena, al Barozzi “Siamo tutti Damiano”: ragazzi imbavagliati per protesta

La protesta: striscioni, sagome e slogan per sostenere il rappresentante di istituto

31 gennaio 2024
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Modena Siamo tutti Damiano”. Così recitava il grande striscione che ieri mattina alcuni ragazzi dell’Ites Barozzi di Modena hanno srotolato davanti alla scuola durante un sit-in “muto” di solidarietà in favore del compagno e rappresentante di istituto Damiano Cassanelli che, a seguito di decisioni prese dal Consiglio di istituto della scuola, verrà sospeso per 12 giorni.

Tutto perché, durante uno sciopero che si è tenuto il 28 novembre scorso davanti alla scuola in cui i ragazzi mettevano in evidenza cosa non andava nella gestione dell'Istituto secondo loro, ha parlato con il nostro giornale. Azione, quella di parlare liberamente alla stampa (ricordiamo tutelata dall'articolo 21 della nostra Costituzione) sgradita alla dirigente Lorella Marchesini, che ha ritenuto le parole del ragazzo colpevoli di infangare il buon nome della scuola.

Così i ragazzi, per la maggior parte compagni di classe di Damiano frequentanti la quinta superiore si sono imbavagliati la bocca e hanno indossato una maglietta con la scritta “Je suis Damiano”, parafrasando “Je suis Charlie” dopo gli attentati a Charlie Hebdo.

«Protestiamo per difendere il nostro diritto alla libertà di parola – hanno scritto nel comunicato rilasciato a stampa e passanti – perché il nostro rappresentante è stato sanzionato dal Consiglio di Istituto con un provvedimento di sospensione di 12 giorni in seguito all’intervista rilasciata ai giornali e alle tv locali il 28 novembre 2023 durante una manifestazione organizzata dagli studenti del Barozzi. In quell’occasione, in cui tutto si era svolto pacificamente, senza alcuna ripercussione di ordine pubblico, Damiano aveva spiegato ai giornalisti le ragioni di quella protesta, evidenziando i problemi e le criticità del nostro istituto. Questo è un sit-in di solidarietà nei suoi confronti contro la decisione del Consiglio di istituto, per noi molto grave. Ci sentiamo attaccati nella nostra libertà di espressione perché, in seguito a quell’episodio, non solo Damiano è stato sanzionato, ma anche altri ragazzi, nostri rappresentanti, sono stati oggetto di provvedimenti disciplinari, anche se di minore entità, per essersi fatti portavoce della nostra opinione».

Presente alla manifestazione anche l’avvocato Stefano Cavazzuti, legale della famiglia di Damiano che nei giorni scorsi ha presentato ai componenti del Consiglio di istituto una memoria di 16 pagine per tutelare il ragazzo dove, punto per punto, si ricostruisce la vicenda e si afferma un diritto fondamentale: «Il ragazzo ha parlato in qualità di rappresentante degli studenti e, quindi, nello svolgimento di una funzione politica che legittima il diritto alla libertà di espressione e di critica».

Nella memoria difensiva ieri sul tavolo di tutti i componenti del Consiglio di istituto ci sono passaggi complessi e approfonditi sulle telefonate tra la vicepresidenza e la mamma del ragazzo, sulla ricostruzione dei fatti, su come le sanzioni disciplinari possano essere comminate. Si legge: «Nel comportamento dello studente che viene riportato nella nota del 18 gennaio non si può certo ravvisare la commissione di reati che violino la dignità o il rispetto della persona come violenza privata e reati sessuali, né reati che integrino una concreta situazione di pericolo per l’incolumità delle persone. Si deve pertanto ritenere illegittima in questo caso l’avocazione al consiglio di istituto del potere disciplinare che, invece, eventualmente, compete al consiglio di classe». Consiglio di classe che comunque aveva già respinto, la volontà della preside di sospendere il ragazzo.

«Temo che ci saranno altri ragazzi che subiranno la stessa punizione di Damiano – ha affermato Cavazzuti – ai ragazzi che chiedono di essere ascoltati gli si risponde con un clima persecutorio. Se il ragazzo verrà sospeso la conseguenza sarà la probabile perdita dell’anno scolastico».La preside, contattata, ha deciso di non rilasciare dichiarazioni.l