Modena, riceve 50mila euro di ristori Covid ma ne deve restituire il doppio
L’artigiano non ne aveva diritto, e adesso lo Stato gli chiede 110mila euro
MODENA. Ha percepito “per sbaglio” ristori Covid molto maggiori rispetto a quelli a cui aveva diritto per il calo di fatturato registrato dalla sua azienda nel periodo di paralisi da lockdown. Ma adesso deve restituire il doppio di quello che ha avuto.
Al centro del caso di indebita percezione di ristori Covid – piuttosto raro nella nostra provincia – un 60enne italiano titolare in città di un’impresa artigianale edile e di trasporti, che nel 2020, come la maggior parte delle imprese, ha accusato un sensibile calo di fatturato per i lockdown disposti per arginare la pandemia. Ha quindi pensato di usufruire dell’opportunità, concessa dal governo, di beneficiare di ristori calcolati sulla differenza di fatturato registrata dalle imprese nel raffronto con gli incassi dell’anno precedente, nello stesso periodo. Ha però presentato una differenza di fatturato molto alta. In base a questa, lo Stato gli ha riconosciuto un indennizzo di ben 52mila euro. Ma, per sua sfortuna, non è finita lì.
Cosa è successo
Nell’ambito di un controllo effettuato nel 2022 dall’Agenzia delle Entrate insieme ai carabinieri, è risultato che non vi era giustificativo per un calo di fatturato così alto. Per il 60enne è quindi scattata la denuncia per indebita percezione di erogazioni pubbliche. Non per truffa, perché lui ha spiegato che l’importo era frutto di un mero errore. Ed è stato riconosciuto che non c’era stato dolo. L’artigiano ha dato quindi la sua disponibilità a risarcire il danno, ma le modalità di rimborso che si sono delineate non sono certo leggere: con sanzione e interessi, all’artigiano è stato chiesta indietro una somma di 110mila euro. Più del doppio dei soldi che aveva indebitamente percepito. Il tutto dilazionato in 72 rate mensili. Che mantengono un importo comunque rilevante: sono 1.444 euro da corrispondere tutti i mesi, per sei anni. Lui comunque ha cominciato subito a pagare. A fronte di questo, assistito dall’avvocato Francesco Cavazzuti ha visto accolta ieri dal giudice Malvasi la sua richiesta di patteggiamento: la pena è stata concordata in 2 mesi e 20 giorni, il minimo previsto, riconoscendo le attenuanti di buona condotta. La pena è stata ovviamente sospesa.