Incendio al Kiwi di Piumazzo, lo storico dj Gavioli: «Ignorate le nostre proposte per il recupero»
La grande amarezza: «Una storia gloriosa lasciata nell’abbandono»
CASTELFRANCO. «Io non ho più parole: sono anni che diciamo che all’interno della discoteca è stata ammucchiata una discarica e che c’era pericolo. C’è voluto l’incendio per spingere a fare qualcosa».
È la voce di Massimo Gavioli, storico dj del Kiwi Cathedral per più di vent’anni, dal 1989 alla sua chiusura nel 2012. Adesso è presidente, assieme a Fabrizio Zanni, dell’associazione omonima che organizza serate evento in giro per la provincia, e non solo, con la musica che fece grande la discoteca.
Gavioli, vedere andare a fuoco la pista da ballo, ridotta in quelle condizioni, sarà stata una fitta al cuore...
«Sì, uno strazio. Ma non qualcosa di inaspettato. Sono anni che diciamo che lì si è creata una discarica, che c’era una frequentazione di sbandati, e che esisteva un pericolo. Ma nessuno ha fatto niente: il Kiwi è finito nel dimenticatoio, e queste sono le conseguenze. Abbiamo cercato più volte una soluzione per quell’area, anche solo per riportare un po’ di musica e di frequentazione all’esterno, nel parcheggio. Ma non siamo riusciti a parlare con nessuno del Comune, e della proprietà. È un dispiacere grandissimo: noi cerchiamo di fare il massimo per preservare la memoria del locale, e poi il locale storico viene abbandonato in questo modo. E stavolta non risorgerà come in passato».
C’è già stato un altro incendio?
«Sì, nel 1987. Un cortocircuito mandò a fuoco il “Kiwino”. E poi le fiamme si estesero all’intero stabile, che andò distrutto. Ma venne rifatto completamente, grazie all’impegno di Rino Giugni, l’artefice della fortuna del locale. Poi nel 2008 lo cedette a una cooperativa, che riuscì a mandarlo avanti solo per pochi anni».
Qual era il problema?
«Innanzitutto i costi di mantenimento. Gli impianti di riscaldamento e illuminazione avevano costi elevatissimi, diventati insostenibili. Serviva un investimento di 100-120mila euro per fare un adeguamento, ma la nuova proprietà non volle farlo. E così siamo arrivati a poco a poco allo scenario di abbandono attuale».
Voi che cosa chiedete?
«Che si dia un futuro a quell’area, nel rispetto della sua gloriosa storia, nota in tutta Italia. È piombata in un degrado assoluto, e il parcheggio è diventato una selva. Noi dopo aver fatto due Remember Kiwi in centro nel 2017 e 2018, volevamo fare quello del 2019 nel grande parcheggio esterno, dandoci anche una sistemata. Ma non siamo riusciti a parlare con nessuno, né della proprietà né del Comune. Dall’evento poteva nascere un festival, qualcosa di richiamo che servisse a rinverdire nella gente i fasti di una volta e riportare vita nell’area. Ma è difficile fare qualcosa, senza supporto. Così abbiamo iniziato a fare serate negli altri comuni, assieme a Maurizio Sforza, primo dj del Kiwi. La gente ci dice: “Ma come mai è stato abbandonato un locale con quella storia? Perché non si fa nulla per recuperarlo?”. Ma noi purtroppo non siamo in grado di dare risposte. Ed è doloroso, perché c’è ancora tanta gente che vuole bene al Kiwi».
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