Addio al musicista Luca Lenzotti, il “gigante buono” morto nel sonno durante un viaggio in Umbria
Il 62enne di Fiorano era andato a prendere la moglie Cristina e il figlio Bruno, che si trovavano dai parenti: a stroncarlo è stato un malore nella notte. L’amico Ernesto Ugolini: «Lo chiamavano così per la sua immensa generosità e il grande talento»
FIORANO. Era tornato da poco in Umbria, per riprendere la moglie Cristina e il figlio Bruno che avevano trascorso le festività dai parenti. Luca Lenzotti, il “gigante buono” di Fiorano, non era rimasto con loro perché aveva salutato il nuovo anno suonando un’ultima volta a Modena, come sempre, con quella passione che lo accompagnava da tutta la vita. Poi, era tornato dalla famiglia. Un malore lo ha colto nella notte tra il 6 e il 7 gennaio nel letto della casa della moglie, in provincia di Terni. Aveva 62 anni.
Chi era Lenzotti
Diplomato in canto corale al conservatorio Merulo di Castelnovo Monti, in provincia di Reggio, Luca Lenzotti aveva fatto della musica non solo una carriera, ma una filosofia di vita: «Viveva con e per la musica», testimoniano gli amici e colleghi. Nell’ultimo periodo, si esibiva con l’orchestra di Rita Gessi e collaborava con diverse band locali come bassista. Tra i tanti a ricordarlo c'è Ernesto Ugolini, amico d'infanzia e compagno di tante esperienze, lavorative e non: «Eravamo amici da bambini, vicini di casa quando ancora stava a Sassuolo – racconta –. Poi lui è andato ad abitare a Fiorano, ma siamo sempre rimasti in contatto: la musica ci ha uniti e ha fatto in modo che non ci perdessimo mai di vista. Già da giovane Luca era una figura che spiccava: veniva da una tradizione importante, suo padre aveva un’orchestra ed era molto noto nel Modenese. Era stato proprio lui a convincerlo a dedicarsi alla musica, e fece bene: frequentando il conservatorio riuscì a trasformare un talento in una professione. Era un gigante, non solo fisicamente ma anche per generosità e talento: per questo veniva chiamato “gigante buono”, come quello della favola di Roald Dahl. Era anche schietto e diretto, uno che non aveva paura di dire ciò che pensava». Ed è stata questa stessa schiettezza, forse, uno dei motivi per cui Lenzotti ha scelto di rimanere ancorato alla sua terra: «Non ha mai voluto scendere a compromessi, e questo gli ha precluso varie opportunità. Ma non gli importava. Era un musicista capace di suonare mille cose e farle tutte con il cuore. Non mirava al successo, sapeva di essere bravo. Gli interessavano i rapporti umani, quelli che si stringono nei posti di lavoro genuini, semplici».
L’ultimo saluto
Lenzotti lascia il figlio Bruno, la moglie Cristina e il fratello Stefano: «Era la persona più generosa che conoscessi – conclude Ugolini, con la voce rotta dall’emozione –. La sua scomparsa è un colpo duro per tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo e di condividere con lui il palco e la vita». Domenica, 12 gennaio, le ceneri saranno riportate a Fiorano, dove potrà riunirsi con la sua amata comunità.
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