Lavori alle Casse di espansione del Secchia, l'attacco dei comitati: «In ritardo, a rischio i fondi Pnrr»
Sono i Comitati di Salute ambientale di Campogalliano, Secchia e Arginiamo a sottoscrivere la protesta: «Ancora nessun cantiere per il rialzo degli argini»
MODENA. Scoppia la polemica sui lavori in corso nella Cassa di espansione del fiume Secchia.
Come noto, le opere idrauliche dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po hanno l’obbiettivo di aumentare il volume della Cassa e quindi la sua capacità di invaso, al fine di prevenire le esondazioni. Parallelamente, Aipo sta procedendo con la riforestazione di 30 ettari a compensazione dei 29 sfalciati per consentire l’intervento.
L'attacco dei comitati
«Nella Cassa di espansione devono ancora partire i lavori per il rialzo degli argini vincolati ai tempi strettissimi dei fondi Pnrr, entro quindi la metà del 2026. In compenso, sta andando in atto una frenetica messa a dimora di pianticelle come compensazione del taglio di un bosco di 40 ettari di cui 10 in violazione delle prescrizioni», sono i Comitati di Salute ambientale di Campogalliano, Secchia e Arginiamo a sottoscrivere la protesta.
«Dopo 20 anni di colpevole inerzia della dirigenza regionale – continuano i Comitati – che ha ignorato tutte le relazioni tecniche in cui era documentata la grave situazione di insicurezza del Secchia (Magistrato del Po, Autorità di bacino del Po ed Aipo) non vorremmo si scaricassero i decennali ritardi dando la colpa agli interventi ambientali. Allo stesso tempo dopo la catastrofe in Romagna dovuta anch'essa alla disastrosa inerzia della dirigenza regionale si sta cercando di scaricare la colpa sui cambiamenti climatici».
I cambiamenti climatici
I comitati evidenziano che «per la Cassa di espansione del Secchia la sua inadeguatezza venne evidenziata nella relazione del Magistrato del Po nel 1995 poi confermata da Aipo nel 2015. Per i cambiamenti climatici come causa basta prendere in considerazione le relazioni del professor Orlandini docente di costruzioni idrauliche di Unimore, che ha valutato gli eventi sui fiumi romagnoli come inferiori ad una piena grande centenaria».
Infine i comitati concludono che «bisogna dare atto alla dirigenza regionale che i catastrofici errori di valutazione sono stati agevolati dalle decisioni a livello dell'Unione europea che con i forti vincoli di bilancio agli Stati ha reso difficili gli investimenti in opere vitali per il territorio. Questo però non giustifica aver lasciato il Secchia adeguato solo alle piene piccole e senza progetti per ridurre in modo significativo il rischio idraulico per Modena».
La risposta
Ai Comitati ha risposto Manuela Rontini, sottosegretaria alla Presidenza della Regione Emilia Romagna con delega alla Protezione civile: «Il cantiere della Cassa di espansione del Secchia resta una priorità per la messa in sicurezza idraulica del territorio. I tempi di realizzazione dell’opera non cambiano e non prevedono ritardi: è vero che alcuni interventi sono stati posticipati dalle piogge del periodo autunno invernale, che hanno allagato la Cassa 4 o 5 volte, dimostrando tra l’altro la sua efficacia, ma il cronoprogramma dei lavori è stato ricalibrato in modo da rispettare la scadenza di metà 2026. A breve è previsto il completamento della bonifica bellica su una parte dell’area, una prescrizione richiesta e prevista dalla normativa, ed entro la fine di marzo inizieranno gli scavi per il prelievo della terra necessaria ad alzare e ringrossare gli argini e a recuperare un volume utile da destinare alle piene. Anche la realizzazione dei diaframmi – conclude la sottosegretaria – che saranno posti lungo il perimetro della cassa per evitare il filtraggio sotto le arginature, partirà nelle prossime settimane».l