80 anni di Liberazione: a Ponte Alto non un pilone si è salvato
Il racconto datato 5 aprile 1945, nella giornata ripetute azioni degli Anglo Americani: ad Albareto ucciso in strada tal Nasuto, noto fascista
MODENA. Sono appena le sette ed ecco che si destano i calabroni incursori. Incominciano il loro consueto girotondo e danno mano alle leve per offendere qualcuno, per fare qualche vittima. Siamo già ad un triste bilancio e di morti e di feriti e si tratta di persone che sono estranee a qualsiasi accenno di guerra. Gente che se ne va sulla strada per affari, gente che lavora sui campi e che punto ha idee bellicose. Nella sola giornata di ieri nei dintorni della piccola Campogalliano si hanno due morti, e parecchi feriti, ed uno a Villanova. Fra i feriti, tutti ospitati nell'Ospedale Civile si trovano i seguenti: Lina Chiarelli di anni 23; Antonio Franchini di anni 41; Aldo Corradini di anni 52; Gaetano Sacchetti di anni 57; Ada Fontanesi di anni 14; Gemma Tegli di anni 36; Giuseppe Brancolini di anni 51; Silvano Burani di anni 13; Amedeo Forni di anni 59; Gina Manna di anni 17. Altri che hanno riportato ferite di poco conto, sono stati, una volta curati, portati al loro domicilio. Si veda da questo elenco come non siano sparate a vuoto le mitragliate che di lassù ci regalano gli Anglo Americani. Una pari virulenza, cioè ricrudescenza nelle offese portate a persone per motivi politici, si va accentuando. Ieri l'altro si è avuto l'uccisione dei Carboni in quel di Albareto, oggi la volta di un tal Nasuto, impiegato all'Ufficio di Polizia Municipale, figlio di un Capo Zona dei Vigili Urbani. Il Nasuto fascista e milite della G.N. sembra coprisse cariche di fiducia in alcune branche disciplinari del partito, motivo codesto che gli ha cagionato il castigo capitale. Stamane in sulle ore 7,30 egli trovavasi sulla via di Albareto, poco lungi dalla sua abitazione in attesa di un mezzo per recarsi in città, allorché quattro ignoti, tutti montati su bicicletta, gli si sono fatti da presso ed istantaneamente hanno esplosi su di lui numerosi colpi d'arma da fuoco. Dopo, visto cadere fulminata al suolo la loro vittima designata, si sono dati, è ovvio il crederlo, alla fuga, da nessuno seguiti e da nessuno riconosciuti. Il susseguirsi di simili atti incomincia ad impressionare la cittadinanza, la quale giustamente pensa che se di questo passo si procede, ora che la parte soccombente -data la presenza dei Tedeschi- quella dei partigiani, cosa sarà per accadere allorquando i militari della Germania se ne saranno andati? Si avvererà un vero macello e da una parte e dell'altra, e sarà sangue di fratelli quello che bagnerà la soglia delle nostre case. Il piccolo dramma mattutino, non ha impedito che l'offesa diuturna che è per cadere, quasi ad ogni ora, dall'alto, si manifesti come sempre rumorosa. Infatti in sulle ore otto ecco che una squadriglia di caccia gironza su di noi ed adocchiata una preda nella via Borelli, presso il Centro latte, sgrana poderosa mitraglia. Insiste con un fracasso indiavolato, udibilissimo in città, perché la via predetta è appena alla periferia, ma fortunatamente senza fare vittime. Poco dopo le ore undici si rinnova il triste, ma ciò non toglie che si presenti attraente, spettacolo di formazioni che solcano il nostro cielo. In quel momento io mi trovavo nella Caserma dei Vigili del Fuoco che sta sulla Piazza d'Armi ed ho potuto da quel luogo quanto mai indicato, assistere al passaggio di un poderoso gruppo di apparecchi che in file serrate, altissimi sul cielo, se ne procedevano compatti e solenni. Si trattava indubbiamente di qualche centinaio di bombardieri che se ne andavano per una delle loro catastrofiche devastazioni. Quale gragniuola di bombe su quella disgraziata terra! Alle ore 14 io mi reco in Municipio perché ivi si stava in attesa di un notevole avvenimento nelle vicende della vita comunale: il Dott. Mirko Manzotti neo eletto alla sede Prefettizia, convocata la Consulta doveva presentarsi alla stessa per il saluto d'occasione e per prendere congedo dalla classe impiegatizia rappresentata dai Capi Reparto e Capi Servizio. Eravamo nell'attesa che la cerimonia si compiesse, ed ecco che si dà, per contro, principio alla consueta scorribanda volatoria del dopo mezzogiorno. Siamo, stando ai rombi, di fronte ad una squadra di formazione mediana, che accenna ad operare ad ovest della città, tanto è vero che dopo un par di girate si odono ripetute esplosioni da quella parte. Si intuisce che è di nuovo sul tappeto il Ponte Alto e quello della Ferrovia; infatti poco dopo veniamo sapere che quest'ultimo colpito e distrutto nelle rotaie nella incursione di ieri l'altro, è stato preso di mira ed annientato addirittura da una tempesta di 24 grosse bombe che tutte sono state ottimamente centrate. Non un pilone solo s'è salvato e dove un tempo eravi il ponte oggi se ne vedono sì e no le tracce sulle ripe del fiume, alla loro volta sconquassate dalle esplosioni. I Tedeschi che s'erano dati frettolosamente a rimettere in sesto le divelte rotaie si sono visti di un colpo messi da parte e forse per sempre dal compiere tale opera rabberciatrice. Giacché abbiamo accennato alla cerimonia comunale, per se stessa intima, diremo che essa è riuscita simpaticamente e cordialissima. Il Dott. Manzotti che pure da poco tempo aveva avuti a collaboratori i componenti la Consulta, era riuscito ad accaparrarsi la stima di codesti, i quali hanno voluto offrirgli un oggetto ricordo. Ad essi il neo Prefetto ha porto il deferente saluto. Riceveva in seguito i Capi Reparti ed il Consiglio del Sindacato unico comunale congedandosi dalla compagine dei funzionari con parole di simpatia. Il Dott. Manzotti nella occasione del suo allontanamento dalle mansioni podestatizie ha inviato alla cittadinanza un saluto che noi riporteremo integralmente nella parte delle stampe.
*Adamo Pedrazzi (1880-1961) era direttore della Biblioteca Poletti, reggente dell’Archivio Storico Comunale e, all’epoca, pubblicista per la Gazzetta dell'Emilia