La Nuova Ferrara

L’intervista

«Modena, io tradito da quella scuola che insegna a dire la verità»

di Paola Ducci
«Modena, io tradito da quella scuola che insegna a dire la verità»

Parla Damiano Cassanelli, lo studente dell’Ites Barozzi che rischia la sospensione per un’intervista alla Gazzetta: «Sono profondamente deluso»

31 gennaio 2024
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MODENA. «Sono commosso per l’infinita solidarietà che sto ricevendo in questi giorni dalle persone. Mi aspettavo la solidarietà dei miei compagni che fin dall’inizio di questa tristissima vicenda non mi hanno mai lasciato solo e mi hanno sempre dimostrato tanta vicinanza e affetto, ma non mi sarei mai aspettato l’interesse generale che sta suscitato la vicenda che ha toccato me e la mia scuola».

È la voce di Damiano Cassanelli, il ragazzo diciannovenne, rappresentante di istituto dell’Ites Barozzi di Modena, balzato alla cronaca locale e a quella nazionale perché rischia una sospensione di 12 giorni, decisa dal consiglio di istituto della scuola, per aver parlato con il nostro giornale.

Quando?

In occasione di uno sciopero indetto dai ragazzi nel novembre scorso in cui denunciavano alcuni problemi di gestione della scuola condivisi in precedenza con tutti gli alunni durante una assemblea di istituto.

La dirigente del Barozzi, Lorella Marchesini, non aveva gradito che i ragazzi avessero raccontato alla stampa locale le loro rimostranze e ha accusato Cassanelli di aver infangato il nome dell'istituto proponendo come provvedimento disciplinare la sospensione dell'alunno. Provvedimento che era però stato in precedenza bocciato nel consiglio di classe e che invece poi è stato votato in maggioranza in un consiglio di istituto indetto dalla preside.

Martedì scorso i compagni di classe di Cassanelli hanno manifestato la propria solidarietà al compagno con un sit-in pacifico fuori dalla scuola all’insegna dello slogan “siamo tutti Damiano”, ricordando l’articolo 21 della Costituzione che tutela la libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Damiano, cosa ne pensa di tutto ciò quello che è successo? E, soprattutto, come si sente?

«Sono senza parole e mi pare sia veramente assurdo. Sono profondamente deluso dalla decisione del consiglio di istituto perché la ritengo ingiusta. Mi sento tradito da quella scuola che dall’età di 6 anni mi stava insegnato a dire sempre la verità, ad essere onesto, a perseverare e lottare ogni qual volta ci fosse una ingiustizia. Avevo deciso di candidarmi come rappresentante di istituto perché credo profondamente nei valori che la scuola e la mia famiglia mi avevano trasmesso fino ad ora e così ho sempre cercato di fare ricoprendo questa carioca. Quel giorno, durante lo sciopero, ho parlato con la stampa in virtù della carica che ricopro, non ho parlato quindi a titolo personale ma mi sono fatto portavoce della maggior parte degli studenti del Barozzi. Le cose che abbiamo denunciato sono vere, ci sono numerosissimi ragazzi che hanno già rilasciato la loro testimonianza per iscritto sottoscrivendola e confermando le mie parole e gravi fatti accaduti a scuola. Quindi non capisco due cose: la prima, perché debba essere punito io e la seconda perché non ci deve essere concesso di manifestare per ciò che non va a scuola quando la via del dialogo per una risoluzione interna non ci è stata concessa e siamo rimasti inascoltati».

Durante la manifestazione di martedì scorso lei è rimasto in classe, giusto?

«Si sono rimasto in classe perché non mi sembrava giusto auto-manifestare per me stesso. Non smetterò mai di ringraziare i miei compagni per averlo fatto. L’atmosfera a scuola era surreale, come è surreale tutto quello che sta accadendo e che potrebbe accadere anche ad altre persone che quel giorno hanno parlato. Sembra che per punire un altro ragazzo ci sarà un nuovo consiglio di classe straordinario in merito il 2 febbraio».

La sospensione di 12 giorni le è già stata ratificata?

«No, sono in attesa. Mi è però stato comunicato a voce e fino a che non ci sarà una ratifica scritta io ovviamente sto andando a scuola. Credo comunque che sarà una questione di giorni perché di fatto c’è stata una procedura formale».

I suoi professori cosa dicono? Ne avete parlato?

«Informalmente ci sono molti professori che dicono di essere d’accordo con noi ragazzi e ritengono ingiusta la mia sospensione. Ma c’è anche chi è d’accordo con la preside. La maggior parte però non si esprime e la sensazione è che per qualche ragione che io non conosco non desiderino prendere una posizione».

Dopo la decisione del consiglio di istituto la preside non ha più parlato con voi ragazzi?

«No, non ci sono più stati contatti tra noi e lei. Non mi ha chiamato per parlarmi di persona».

Lei e la sua famiglia vi siete rivolti ad avvocato.

«Si perché ripeto, quanto sta accadendo è profondamente ingiusto. L’avvocato ha presentato una lunga memoria al consiglio di istituto di tutto quanto è accaduto in questi mesi. Ora si aspetta la ratifica della sospensione con le motivazioni. Poi si vedrà se ricorrere al Tar o cosa altro fare».