Omicidio di Alice Neri, Mohamed intercettato al telefono con il fratello: «Se torno in Italia, mi fregano»
A processo le intercettazioni dei giorni della caccia al 30enne tunisino. Il cognato alla sorella di Gaaloul: «Al 100% è lui l’assassino ed è scappato»
MODENA. «Se vengo lì, mi fottono fratello, mi ammanettano». Lo ha detto al telefono Mohamed Gaaloul al fratello Bassem mentre era all’estero, super ricercato per l’omicidio di Alice Neri. La telefonata è del 10 dicembre 2022, quattro giorni prima del suo arresto a Mulhouse, in Francia.
Le intercettazioni telefoniche
Era intercettata, così come altre conversazioni del 30enne tunisino, e il contenuto è stato letto ieri a processo dal luogotenente Emidio D’Agostino, carabiniere del Nucleo investigativo di Modena che ha continuato la sua dettagliatissima ricostruzione (su richiesta dei pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara) dei suoi movimenti. Stavolta focalizzandosi dal 19 novembre, il giorno dopo la scoperta del cadavere, in avanti. Dall’analisi del cellulare di Gaaolul, è emerso che lui già il 21 novembre aveva visualizzato i primi articoli online sulla tragedia, mostrando interesse per l’accaduto, cosa che ha continuato a fare anche nei giorni successivi. Giorni che per l’accusa sono stati di fuga, nella consapevolezza di essere ricercato. Prima a Genova, poi a Milano, in Francia, Svizzera, Germania e di nuovo Francia, dove il 14 dicembre verrà arrestato a Mulhouse.
Mano a mano che i quotidiani danno notizia dello stringersi delle ricerche, Gaaloul si porta sempre più lontano dalla casa dove viveva in affitto a Vallalta di Concordia. Senza borsa, a prova di una partenza frettolosa. Il 22 novembre dice alla moglie Liza via telefono: «Qualcuno mi ha denunciato, non vedo l’ora di andare via di qui». E poi il 23: «Sto aspettando solo mio fratello che mi dà i soldi per andare via da questo cazzo di Italia». Un conoscente gli manda 400 euro, che gli servono per andare all’estero.
Il 10 dicembre i messaggi telefonici assumono contorni sempre più di allarme. «Al 100% è lui l’assassino, ed è scappato» dice il cognato Noureddine alla sorella di Mohamed. Quello stesso giorno, la chiamata tra Mohamed e il fratello Bassem, che gli fa un appello a costituirsi. «Apri bene le orecchie – gli dice Bassem – non è una storia con cui giocare, capito? Anche se non vieni, l’accusa nei tuoi confronti è provata, ti stanno cercando tutti, la tua casa è sotto sequestro. Se sai di non aver fatto niente, vai in una caserma ora e dici: “Mi hanno chiamato dall’Italia”».
«Ma se vengo lì, mi fottono fratello – gli risponde Mohamed – perché penso sia morta esattamente dove abbiamo fatto la cosa». «Sì, l’hanno trovata morta lì – gli conferma Bassem – te la stai prendendo a causa della tua testardaggine, fratello, ti giuro che stai andando nei casini». «Sì sì, ma se vengo lì me la giocano» ribatte Mohamed, che poi gli chiede: «Ma non è che trovano le mie impronte in quel posto lì e che mi ammanettano, fratello?». «Ma figlio mio, non ci sono né impronte né niente» osserva Bassem.
Nei messaggi alla moglie, fa pensare un passaggio del 25 novembre. Lui, che è già lontano ma ancora in Italia, le dice: «Chiudi tutto a casa perché tu non torni più a casa». E Liza, che non amava la casa di Vallalta fredda e buia dopo che avevano staccato le utenze per morosità, risponde: «Io non ci torno più lì. Se anche gli dessi fuoco, a me va bene». «Che fuoco?» osserva lui preoccupato. Alice fu trovata la sera del 18 novembre, carbonizzata in auto.