La Nuova Ferrara

La storia

La più antica Ferrari ancora in circolazione ritrovata in Nuova Zelanda

La più antica Ferrari ancora in circolazione ritrovata in Nuova Zelanda

Si tratta della storica 166 Inter del 1948 posseduta da Amanda e Philip, una coppia di pensionati che vive in Nuova Zelanda: è la quarta Ferrari stradale mai costruita nello stabilimento di Maranello, prima di quella esposta al Museo di Modena

26 luglio 2024
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Durante un recente tour della Nuova Zelanda con una piccola flotta di Ferrari Purosangue, un gruppo di giornalisti automobilistici si è imbattuto in un gioiello automobilistico: una Ferrari 166 Inter del 1948. La vita alquanto movimentata di questo esemplare – numero di serie 007-S – è stata rivelata solo dopo un’accurata ricerca da parte degli attuali custodi della vettura, Amanda e Philip, una coppia di pensionati che risiede in Nuova Zelanda e che ha «adottato la 166, accogliendola come membro nella nostra famiglia» circa 30 anni fa.

Dalla realizzazione fino all’arrivo in Nuova Zelanda
Realizzata nel secondo anno di vita dello stabilimento, la 166 era un’auto raffinata, il cui V12 interamente in lega offriva prestazioni particolarmente elevate per l’epoca: 110 CV a 6.500 giri/min per una cilindrata di 2 litri, vale a dire 166 cc per cilindro, da cui il nome.
La 007-S è stata la prima 166 a fregiarsi della denominazione “Inter”. Nel 1949 fu esposta al Salone di Ginevra e nel maggio dello stesso anno fu schierata nella Coppa Inter Europa a Monza. I numeri di serie di allora assegnavano cifre “dispari” alle vetture stradali, mentre quelle “pari” venivano attribuite alle auto da corsa, rendendo così la 007-S la quarta vettura dedicata all’uso stradale che Ferrari avesse mai prodotto. Dato che la 001-0S e la 003-S sono andate, purtroppo, perdute per sempre e che la 005-S è esposta nel Museo Enzo Ferrari di Modena, questo straordinario gioiello, custodito nella zona rurale della Nuova Zelanda, è la più antica Ferrari stradale a livello mondiale.

Nel luglio del ’49 la vettura approdò a Genova con il primo proprietario; successivamente, nel 1951, il secondo proprietario la portò a Firenze. Il suo terzo custode fu Pietro Barbetti, il quale, a dispetto del numero di serie “dispari”, gareggiò con la 007-S nella Mille Miglia del 1952, classificandosi al 20° posto nella sua categoria. Nel 1953 Henry Bartecchi, un capitano dell’Esercito americano di stanza in Italia, acquistò la 166, con cui ottenne successi, incappando, però, anche in una serie di sfortune, tra cui un mese in ospedale in seguito a un incidente durante una cronoscalata. I lavori di riparazione alla carrozzeria a tre volumi da parte della Carrozzeria Touring di Milano erano particolarmente onerosi. Pertanto, quando la 007-S attraversò l’Atlantico nel 1954 nelle mani di Bob McKinsey, il ricco avvocato americano decise di separare la carrozzeria dal telaio per completare le riparazioni. Il progetto, però, si arenò. La carrozzeria rimase miseramente abbandonata in un campo per quasi due anni, fino all’arrivo di Thomas Wiggins nel 1956. Quest’ultimo prese l’ardua decisione di sbarazzarsi della carrozzeria Touring a causa delle pessime condizioni in cui versava.
Ma ci sarebbero voluti altri 15 anni prima che Wiggins riuscisse a trovare un “vestito” adatto: una carrozzeria coupé che era una delle uniche cinque realizzate per la Casa di Maranello dagli Stabilimenti Farina, la carrozzeria torinese fondata da Giovanni Farina il cui fratello, Battista, era “quel” Battista che avrebbe poi dato vita alla rinomata Pininfarina. La carrozzeria Farina, a sua volta recuperata dal telaio di una 166 finita in disgrazia negli Stati Uniti, necessitava di un accurato restauro. A causa della complessità dell’impresa, il progetto finì per arenarsi nuovamente per ben 23 anni. Nel 1994 Wiggins alzò bandiera bianca, rinunciando definitivamente al suo sogno di guidarla.
 

Ed è qui che entra in scena Amanda. Lei e il marito “Phips” possedevano già due modelli Ferrari del 1966 – una 330 GT e una 330 GTC – quando si imbatterono in un annuncio riguardante la 166 Inter pubblicato su una rivista, poco dopo essersi trasferiti in Nuova Zelanda dall’Alaska. Dopo sei mesi di trattative, arrivò finalmente un telaio su ruote insieme a un motore e a una carrozzeria separata, oltre a cinque casse in legno colme di svariati componenti.

Amanda e Phips si rivolsero a un’officina specializzata in restauri, la quale confermò che la maggior parte dei componenti originali del motore era effettivamente ancora utilizzabile. Completati i lavori di restauro nel 1997, la coppia ha finalmente realizzato un sogno a lungo coltivato: riportare la vettura allo splendore originale. Una compagnia aerea ha sponsorizzato il trasporto della 166 a Roma. Partendo dalla capitale, Amanda e Phips hanno guidato fino in Emilia-Romagna, dove la loro vettura è stata protagonista delle celebrazioni in onore del Cinquantenario, che si sono svolte a Maranello.

Da allora, la coppia ha percorso oltre 50.000 chilometri a bordo della propria amata 166 Inter e oggi ne è ancora entusiasta proprio come quando arrivò tanti anni fa. “Non ci facciamo particolari scrupoli a guidarla”, racconta Amanda. “Non ci è mai interessato troppo sfoggiare la vettura in occasione di eventi. Ci piace condividere l’auto con le persone, ma guidandola”.
La 166 ha partecipato a gare in salita per auto storiche in tutta la Nuova Zelanda e, nonostante la sua veneranda età, viene utilizzata spesso. Custodita all’interno del suo ampio garage in legno in stile alascano, circondato da un paesaggio pittoresco e verdeggiante, questa splendida 166 Inter rappresenta una testimonianza su quattro ruote della dedizione dimostrata da Amanda e Phips, due autentici Ferraristi, la cui passione per la 007-S ha consentito di preservare un capolavoro unico nel suo genere della storia automobilistica, che le generazioni future potranno continuare ad ammirare e apprezzare.