La Nuova Ferrara

Il caso nel Ferrarese

Il 77 dipendenti licenziati via mail: «Mai uno stipendio in ritardo, ora tutti a casa»

di Annarita Bova
Il 77 dipendenti licenziati via mail: «Mai uno stipendio in ritardo, ora tutti a casa»

I 77 dipendenti licenziati con una Pec dalla Regal Rexnord di Masi Torello all’oscuro dei conti: in pochi anni dimezzato il fatturato ma nessuno lo sapeva. Ora il baratro: l’azienda vuole spostare la produzione in Asia

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MASI TORELLO (FERRARA). La Regal Rexnord di Masi Torello era in crisi, ma nessuno evidentemente lo sapeva. Ne erano all’oscuro i 77 lavoratori e lavoratrici licenziati con una mail Pec, ma a quanto pare anche i dirigenti locali ad ogni livello. Compresi i familiari del fondatore dell’azienda stessa, che sa sempre sono all’interno della Regal (prima Tollok). Un cortocircuito che oggi pesa sulle spalle di settantasette famiglie, con l’azienda che mostra numeri per molti inimmaginabili. «Mai uno stipendio arrivato in ritardo. Perfetti nei pagamenti, nella gestione, nella mensa interna e persino nel taglio delle aiuole e degli alberi. Lavorare qui è sempre stato bello. Ecco perché quello che succedendo sembra un incubo». Tutti i lavoratori sono stati colpiti da una procedura di licenziamento collettivo e senza alcun ammortizzatore sociale a seguito della decisione della proprietà americana di chiudere lo stabilimento e delocalizzare la produzione in India e Cina. Nessun preavviso, nessuna comunicazione, nessun sentore di chiusura. «La produzione era diminuita, è vero, ma da questo a chiudere i battenti la strada ci sembrava lunga».
I numeri

L’azienda, nero su bianco, ha spiegato i motivi della scelta e oggi, attorno al tavolo in Confindustria a Ferrara, per i rappresentanti sindacali chiamati per il confronto ci sarà tanto da capire. Soprattutto sul futuro dei lavoratori e delle lavoratrici. A quanto pare l’intenzione di procedere al licenziamento di tutto il personale a tempo indeterminato, consegue alla decisione di esternalizzare nei prossimi mesi le attività aziendali a società affiliate in altri stabilimenti presenti nel gruppo a livello Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) e India. Ma cosa ha portato all’assunzione di tale decisione? I dati di fatturato dell’ultimo triennio: “dal 2021 la società ha affrontato una drastica diminuzione del fatturato, passando da 29,075 milioni di euro, a 24,560 milioni di euro circa nel 2022, a 19, 888 milioni di euro e con previsione di chiudere l’anno 2024 con circa 13, 5 – 14 milioni di euro. Ma anche l’anticipo degli ordini che da sporadico è diventato sistematico nell’ultimo anno specialmente dal secondo trimestre, che ha visto anticipazioni dal terzo e quarto e ad oggi addirittura del primo 2025. Se da una parte questo ha permesso il carico di lavoro fino ad oggi, dall’altra ha svuotato il portafogli ordini nel medio e lungo periodo». A influire «la progressiva e ormai inarrestabile riduzione del mercato della generazione eolica causata dallo spostamento produttivo verso l’india e la Cina dei produttori nostri clienti e non, e la difficile situazione del mercato industriale che mostra una rapida flessione delle esportazioni dirette e indirette verso l’est Europa contemporanea alla sempre più aggressiva concorrenza europea che già si avvale quasi esclusivamente di prodotti costruiti in Cina e India».
L'esternalizzazione

La decisione di esternalizzare tutte le attività di produzione e servizi comporta “che gli attuali reparti e uffici diventino superflui e la conseguente necessità di licenziare il personale ivi impiegato”. La speranza di raggiungere qualche accordo è vana. “Ci sono motivi tecnici, organizzativi o produttivi, per i quali si ritiene di non poter adottare misure idonee a porre rimedio alla predetta situazione ed evitare, in tutto o in parte, la dichiarazione di mobilità. La procedura risulta fisiologica conseguenza della crisi di mercato che interessa l’economia della nazione e, segnatamente, il comparto in cui opera la società. Il nuovo modello organizzativo adottato da Regal Rexnord, con la sopra descritta esternalizzazione delle attività aziendali e conseguente soppressione di uffici e reparti, non consente il mantenimento dell’organico impiegato e di evitare la procedura di licenziamento collettivo».

Prima volta a Ferrara

«In provincia di Ferrara non era mai successo nulla del genere - spiega il segretario generale Fiom Cgil Giovanni Verla -. Un licenziamento collettivo improvviso in un’azienda che non ha mai dichiarato lo stato di crisi è cosa totalmente nuova. Dalla sede di Masi parlano di un’azienda sana in equilibrio economico finanziario, con un 2024 positivo a livello di redditività».

(ha collaborato Stefano Luppi)