La Nuova Ferrara

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Mangiaebevi Basket, una passione unica

Charles Jordan
Charles Jordan

In un libro è raccontato l'affascinante primo anno di serie A2

27 gennaio 2011
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 Serie A2, primissimi anni Ottanta, in un palazzetto qualsiasi della seconda serie del campionato italiano di basket; si sta alzando una palla a due, divise, canotte, fisici, arbitri, e spettatori, sono molti diversi da quelli che si vedono adesso. «E tu chi cazzo sei?» dice il grosso afro-americano in slang pennsylvaniano al giovane cinghiale bianco di Trenton, New Jersey, ma philadelphiano nel cuore e nell'animo. Il bianco risponde con la più classica delle espressioni ricche di punti interrogativi. Il grosso afro-americano continua nel suo monologo intimidatore, con l'arbitro che ascolta attonito.  «Senti mozzarella, se tu salti con me in questa palla a due, e per puro caso la vinci, io ancora prima che tu arrivi per terra ti spezzo le gambe mentre sei in salto, understand?». Questa non è gente da chiacchiere e distintivo: il grosso afro-americano in questione alle parole tende a fare seguire i fatti. Un aneddoto su tutti, a suo riguardo: quando indossava la maglia del Maccabi Tel Aviv, in trasferta in Coppa dei Campioni in quel di Madrid per affrontare il Real, il nostro grosso amico si è ritrovato bersaglio di insulti pungenti e pepati da parte del pubblico madridista, storicamente "sensibile" alle ingiurie nei confronti di personaggi di colore, tanto più se vestivano la maglia di una squadra israeliana. Purtroppo peró per alcuni di questi tifosi de Los Merengues, il nostro amico grosso afro-americano non le mandava a dire, e al centesimo insulto subito, durante la partita, subito dopo una accesa discussione con gli arbitri, ha pensato bene di scavalcare la ringhiera che divideva il campo dagli spalti, e di andare a somministrare alcuni "cartoni" ben piazzati sulle tribune, facendo il vuoto attorno a sè, venendo riportato a forza in campo da un suo compagno di squadra; mentre nessun eroe tifoso madridista si è sognato minimamente di contrastare l'avanzata del moro da Winston-Salem University, praticamente Ron Artest venticinque anni prima.  Il suo nome era ed è ancora Earl Williams, pivot di 2.05 scarsi che oggi sarebbe considerato "sottodimensionato" nel ruolo, ma che era un vero e proprio mago del rimbalzo, oltre ad essere un cattivo nato. Dopo l'esperienza in maglia gialla Maccabi, Williams è approdato a Bologna in maglia Yoga Fortitudo, e a quella famosa palla a due citata in precedenza ha sibilato quelle parole per "presentarsi" a John Ebeling, allora ventitreenne pivot della Mangiaebevi Ferrara, nel suo secondo anno di permanenza nella cittá estense. Che poi lo ha adottato e nella quale continua a vivere ora che la sua carriera di giocatore si è conclusa dopo una ventina di esaltanti stagioni in Italia e Spagna. Quegli anni del basket italiano erano anni ancora al limite del pionierismo, dove molti giocatori italiani di serie A2 non erano professionisti, si facevano le loro otto ore di lavoro e poi all'allenamento a sudare; e dove un misto livello di classe, durezza e cialtroneria si mescolavano abilmente nelle espressioni sul campo e fuori dal campo dei giocatori americani, incidentalmente più talentuosi e affamati di gioco ad alto livello degli stranieri che vengono in Europa nel terzo millennio. La Mangiaebevi Ferrara, ex-Moto Malaguti San Lazzaro, trasferita a Ferrara in Serie B a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, ottenne la meritata promozione in A2 nella stagione 1981-82, diventando così uno dei fulcri dello sport ferrarese, da sempre avvezzo solo alle sorti della Spal.  Venne costruito un nuovo palazzo dello sport da 4000 persone e nella stagione 1982-83 l'entusiasmo per la Mangiaebevi e per il basket sono alle stelle. Finalmente si vedono giocare gli americani, arrivano i colored, e uno di loro veste la canotta biancoverde ferrarese numero 7, ed è un colored di primo piano, Charles Jordan, nativo di Indianapolis ed ex capocannoniere del campionato in maglia Fortitudo targato Latte Sole, capace di realizzare 875 punti in 33 partite (una media di 26.6 punti).  «Il giocatore con più talento con cui ho mai giocato» ha asserito senza alcuno dubbio il giá citato John Ebeling, secondo americano di Ferrara appena uscito dall'universitá e notato da Ezio Serafini in una Summer League del New Jersey; proveniente dai Mocassins di Florida Southern, college Ncaa di Division II. Charles Jordan e il suo memorabile tiro in sospensione quindi, approdarono a Ferrara, con grandi aspettative e con inappuntabili credenziali conquistate sul campo. La domanda che molti a Ferrara si fecero in quel momento, ma che nessuno ha mai osato proferire sotto forma di parola, è stata: «Ma perchè il capocannoniere del campionato viene in serie A2 per giocare con una neopromossa?». Il motivo è presto svelato e sviscerato, ovvero la disarmante e proverbiale discontinuitá del "numero 7" biancoverde, capace di giornate di completa e totale ispirazione cestistiche e di giornate di black out molto più che assoluto. La stagione 1982/83 della Mangiaebevi Ferrara, si concluse in maniera drammatica e allo stesso tempo esaltante. Daniele Vecchi (all around basket; 1. continua)