Filippo degli Ariosti, al parco urbano i moderni Robin Hood
La Compagnia estense rilancia l’attività dell’arco storico «Te lo cuci addosso come un vestito: poi non lo lasci più»
FERRARA. Una freccia scoccata contro un bersaglio e con la natura come seconda casa. Un arco storico portato con disinvoltura, uno strumento che si usava per la caccia, fatto di materiale “povero” come legno e osso, indossando il tradizionale abbigliamento degli arcieri medievali quali contadini, boscaioli o cacciatori. Sono i moderni Robin Hood, compongono la Compagnia Arcieri e Balestrieri “Filippo degli Ariosti” che trovano la loro sede all'interno del parco urbano Giorgio Bassani di Ferrara.
Tirare con l'arco storico
«Il tiro con l'arco storico o moderno è una prova con se stessi. Se non sei perfettamente concentrato e non hai sgomberato la mente dai pensieri, la freccia, il dardo, non andrà mai nella direzione voluta». Gianni Soffritti, economo della Compagnia e arciere storico da tre anni, dopo una lunga esperienza nelle competizioni con l'arco moderno, ha deciso di dedicarsi a questo strumento più primitivo, per certi versi ludico, ma che gli sta regalando soddisfazioni. «Un bravo arciere è colui che ripete sempre lo stesso movimento, ancora e ancora. Nel momento in cui scocca la freccia può anche non guardare il paglione, perchè sicuro di essere un tutt'uno con il proprio arco. L'arco storico è un'attività nella quale si simula una gara o un torneo, ma dove alla fine vince tutta la compagnia». Per tirare con l'arco storico bisogna avere il massimo controllo del respiro, una posizione corretta, e la padronanza del proprio corpo con un movimento continuo, fluido, calmo e rilassato. «Importante è anche la preparazione fisica per il tiro - sottolinea Soffritti -, ma anche per il rispetto del proprio corpo. Non ci si allena solo in campo con arco e frecce, ma anche in palestra, almeno due volte a settimana. L'allenamento è essenziale per mantenere la memoria del movimento». Soffritti, negli anni, ha accumulato ottimi risultati in campo provinciale e interregionale e ha al suo attivo sette primi, due secondi e quattro terzi posti.
L'arco e i giovani
«I ragazzi ci chiedono di tirare con l'arco. La teoria è importante, ma la pratica è quella che fa capire come ottenere i risultati». Roberto Ardizzoni, presidente della Compagnia Arcieri e Balestrieri “Filippo degli Ariosti” e istruttore di tiro, insegna a potenziali atleti dai 9 ai 99 anni. «E' essenziale che i ragazzi si divertano imparando le nozioni di base e facendo esperienza di tiro dalle diverse distanze. La difficoltà più grande sta nei ragazzini, più che negli adulti, perché devono diventare padroni di loro stessi; assumendo una posizione che non è naturale e usando la muscolatura deltoide che non è facilmente controllabile. La distanza utile di tiro va dai 5 ai 50 metri: per raggiungere il bersaglio bisogna coordinare il corpo e la mente che devono essere un tutt'uno, agendo, a seconda della distanza, sull'alzo della freccia da scoccare. Imprimendo al dardo la giusta forza e utilizzando la giusta parabola per colpire poi diversi tipi di bersaglio. L'arco è come un vestito. Te lo devi cucire addosso. Una volta che lo hai provato e lo impari ad usare, non lo abbandoni più».
Federica Achilli
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