Mancini è ai margini Inter, la pazza idea è il “Cholo” Simeone
Il futuro del tecnico nerazzurro resta tutto da decifrare Zanetti al lavoro per portare il mister dell’Atletico a Milano
Il capo del Suning Zhang Gindong non si presenta a New York per far cambiare idea a Mancini. Arriva invece il suo rampollo Steven, 25 anni soltanto, candidato alla presidenza dell'Inter sotto l'ala protettrice del consigliere Moratti, protagonista di ieri, di oggi, e, a quanto pare, anche di domani. Eppure è l'ultimo a sapere le cose anche se i fatti dell'Inter, i litigi, le divisioni, il malumore cronico sono ormai di dominio pubblico. Mancini ha già un piede fuori, intanto lavora e allena ad Hoboken nel New Jersey. Poco lontano, in un albergo di River Street, una folta delegazione di dirigenti nerazzurri, vecchi e nuovi, si ritrovano per quelli che vengono definiti gli stati generali.
Un tocco di solennità in una situazione sfuggita clamorosamente di mano tanto che alla cena di gala non è dato sapere se sarà presente Mancini. Dal club si sono affrettati a puntualizzare che in realtà l'appuntamento è riservato ai dirigenti ma questo è giusto un dettaglio.
I nuovi proprietari cinesi non hanno imposto un cambio di passo nella gestione, hanno affidato i loro messaggi a Erick Thohir e non sono riusciti a imbastire un rapporto proficuo con Mancini. Sullo sfondo, Zanetti lavora alacremente per portare Simeone a Milano. Circostanza che indispone e delegittima Mancini. Se pure dovesse centrare la Champions, sarebbe poi accompagnato gentilmente alla porta con il Cholo pronto a prendere il suo posto. La fiducia chiesta da Mancini è legata al prolungamento del contratto ma è difficile immaginare che la situazione si possa sbloccare, in assenza di Zhang Jindong e con Thohir a condurre la trattativa. Al momento, non sembra realistico aspettarsi che Mancini possa avere ascolto nei vertici proprietari o trovare un fedele alleato nella delegazione cinese giunta negli Stati Uniti più per motivi finanziari che per guarire il mal di pancia dell'allenatore. Senza garanzie, l'allenatore dovrebbe rassegnarsi a una difficile convivenza, azzerare le proprie aspettative, chinare la testa e rinunciare ad avere alcuna voce in capitolo. Una prospettiva quasi impossibile ma tutto può accadere in una lunga notte americana. Nelle prossime ore si capirà qualcosa di più, le parti si incontreranno per decidere se andare avanti insieme o separarsi definitivamente. Un divorzio tutto da definire con il nodo della buonuscita da sciogliere, ultimo scoglio di una storia infelice. Ancora una volta si azzardano dei nomi per la successione, i soliti noti a cominciare da Leonardo, un ritorno benedetto da Moratti, in attesa dell'arrivo di Simeone per la gioia di quello che resta del “club dell'asado”.