Dalla Nigeria ai Buccaneers la via del riscatto di Emmanuel
Il presidente Romani: «Gli immigrati di buona volontà da noi trovano spazio» Coach Maini: con noi è cresciuto. E il ragazzo s’impegna: rimango ancora qui
VOLANIA
Ieri alla Buccaneers Arena di Volania per una volta il tema non era un risultato sportivo, ma sociale. Stiamo parlando d’integrazione, dell’aiuto che lo sport, nel caso il football americano, sta dando a un ragazzo rifugiato, arrivato in Italia con mille speranze.
«Quella di Emmanuel (è il nome del ragazzo, ndr) è una bella storia - esordisce il presidente dei Buccaneers Comacchio, Leonardo Romani -, perché con i suoi compagni di squadra ha onorato il campionato Comacchio Buccaneers, grazie a un progetto seguito dalla Cooperativa Camelot. Se oggi siamo abituati a fatti di cronaca riguardanti l’immigrazione che spaccano l’opinione pubblica, noi possiamo affermare che l’Italia non è un Paese razzista e che gli immigrati di buona volontà possono trovare amicizia e accoglienza nel nostro spogliatoio».
«Sono felice di essere partecipe di questa bella storia - interviene l’assessore allo sport del Comune di Comacchio Riccardo Pattuelli -, perché i valori dello sport servono anche a questo. Da amministratore comprendo le difficoltà a livello istituzionale, ma questa società può essere un esempio di come anche lo sport serve a un’opera d’integrazione delle persone anche di diversa etnia».
Il legame è ancor più forte se a parlare sono uomini di spogliatoio: «ll ragazzo accolto all’interno della nostra società ha dimostrato una netta progressione sia dal punto di vista atletico sia comportamentale, dimostrando serietà, applicazione e spirito di squadra», dice il tecnico Francesco Maini.
Il capitano Federico Natalini è fiero dei suoi compagni: «I Buccaneers dimostrano di essere una squadra capace di accogliere i giocatori e farli sentire a casa propria e con Emmanuel hanno dimostrato ancor di più la volontà di poter accogliere persone di etnia e usanze differenti, riuscendo a creare un gruppo che dev’essere di esempio per tutti».
Soddisfatta del progetto Stefania Andreotti della Camelot: «Emmanuel ha 21 anni e due anni fa è arrivato in Italia dalla Nigeria come richiedente asilo. Il percorso nel quale Emmanuel è inserito è mirato al raggiungimento della sua autonomia e prevede attività come lezioni di italiano, corsi di educazione stradale e sport. Emmanuel ha concluso positivamente il corso d’italiano e ora si accinge a iscriversi al corso per il conseguimento della licenza media. Sta inoltre svolgendo lo stage di formazione per diventare operatore meccanico. La partecipazione di Emmanuel alla vita di squadra ha avuto ricadute positive sulle altre attività».
Forse un po’ stupito da tanto clamore, Emmanuel si racconta: «Ringrazio i Comacchio Buccaneers per avermi inserito nel loro progetto. Metterò tutto me stesso affinché la mia persona sia ben voluta, impegnandomi a livello sportivo e sociale. Confermo la mia presenza anche per la stagione 2019 e ringrazio il mio compagno di squadra Alex Carisi, che mi ha aiutato ad affrontare questa esperienza». –
Dario Cavaliere
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