Botteghi e il suo erede: «Che orgoglio Zamuner sulla poltrona di diesse E la squadra può salvarsi»
L’ex manager, da anni osservatore dell’Atalanta, nel 1991 portò Giorgio alla Spal come giocatore e adesso lo applaude per il nuovo ruolo
l’intervista
Giovanni Botteghi è sempre stato uomo di mille attenzioni e manager di grande preparazione. Il suo nome è legato alla storia della Spal, di cui è stato il d.s. della storica promozione in B al termine della stagione 1991/92 e dove, dopo un primo percorso pluriennale, è tornato anche per il biennio 2000/2002.
La filosofia di Botteghi è stata ed è quella della Spal di Mezzini e Labardi, di Mangoni e Bottazzi, di Servidei e Paramatti, di Messersì e... Zamuner. Un calcio fatto di valori tecnici e umani. Per questo il recentissimo approdo di Zamuner nelle vesti di nuovo d.s. spallino riannoda i legami con il diesse del passato. «Anni indimenticabili - sottolinea subito Botteghi, da tempo osservatore di punta dell’Atalanta - molto intensi nel bene ed anche nel male, pur se le cose positive sono sicuramente state di più».
Per lei la nomina di Zamuner cosa significa?
«Un motivo d’orgoglio. Averlo scelto, a suo tempo, come giocatore per la Spal, sapere che ha fatto la storia del club e ora vederlo arrivare come diesse mi fa molto, molto, piacere. Una persona di grande spessore, meravigliosa, un emblema di quel gruppo che ebbi la fortuna e la capacità di costruire, scegliendo calciatori di qualità e di alto profilo morale».
Zamuner che impatto potrà avere?
«Intanto dico che ha una grande occasione. Era un treno che non poteva lasciarsi sfuggire. È un professionista intelligente, preparato, che anche nell’ultimo anno in cui è rimasto fermo ha studiato, si è aggiornato, ha viaggiato. Certo, cambia la panoramica in cui dovrà operare, perché lavorare in serie A, o in una B “a vincere”, è un po’ diverso rispetto alla C ed alla B che ha fatto in precedenza con Pordenone e Padova. Però ha competenze, sa di calcio, è sveglio, sa stare in questo ambiente. Sono fiducioso, e gli auguro tutto il bene possibile».
Zamuner sbarca alla Spal in un momento sportivamente delicato.
«Non c’è dubbio. La situazione di classifica è complicata, ma vediamo come va a finire questa stagione. Giorgio avrà modo di capire come e dove agire, in base alla categoria».
Quando era un suo giocatore, lo avrebbe immaginato - un giorno - nel suo stesso ruolo?
«Assolutamente sì. Possedeva tutti i requisiti per intraprendere questa nuova carriera dirigenziale».
Si diceva della situazione di classifica della Spal. Ritiene che la squadra abbia margini per recuperare e salvarsi?
«Ad inizio stagione ero più fiducioso rispetto alle annate precedenti, ritenevo che la Spal avesse maggiori chances di mantenere la categoria. I fatti non hanno confermato, non finora, tale mia sensazione, ma va anche detto che hanno inciso negativamente molti fattori, vedi i deleteri infortuni di Fares e D’Alessandro. Le aspettative sono state deluse, però adesso si può cambiare la storia».
In che senso?
«Nel senso che ora può succedere di tutto, sia nell’alta classifica che in zona retrocessione. Entrano in gioco vari fattori anomali: tre mesi di inattività o di attività a scartamento ridotto; il fatto di giocare ogni tre giorni ed in un periodo, quello estivo, in cui non si è mai giocato; l’assenza, almeno iniziale, di pubblico; il rischio, superiore, di incorrere in infortuni. È un calcio diverso, io forse esagero volutamente ma lo definisco un... calcetto a undici. Visto in Germania? Pochi contrasti, poche proteste, si gioca molto in punta di piedi. La Spal dovrà conquistare 8 punti più di chi ha immediatamente davanti, Lecce e Genoa, ma se prima la missione era impossibile o quasi, ora non lo è più. Davvero non mi meraviglierei se succedessero cose atipiche, risultati inimmaginabili».
Il fattore determinante?
«La partenza. Se vinci subito, ti cambiano le prospettive. Se la Spal batte il Cagliari e la quart’ultima perde, ecco che i biancazzurri si rilanciano, ritrovano slancio».
Conosce Di Biagio?
«Non personalmente, ma ho fiducia negli ex calciatori. Lui poi ha un curriculum così importante... E come c.t. dell’Under 21 ha avuto buone soddisfazioni. Ha esperienza di calcio vissuto. Tutti ingredienti giusti».
E la realtà di Botteghi qual è?
«Prima al Chievo poi, da tanti anni, sempre con il d.s. Sartori all’Atalanta. Una o due volte l’anno vado un paio di mesi in Sud America: Argentina, Cile, Brasile, Uruguay, Ecuador. E “giro” tutta Europa. Rispetto a quello precedente è un altro lavoro, ma di grande soddisfazione». —
p.n.
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