Valdevit, la seconda vita «Con Duran e Becchetti punto al professionismo»
Boxe. Originario del Burkina Faso, il welter si allena con la Padana Sogna la laurea in scienze motorie ed un cammino sportivo di valore
la storia
«No pain, no gain: nessun dolore, nessun guadagno. Per ottenere risultati bisogna soffrire».
Ali Marcel Valdevit – classe 1998 – ha il pugilato nel dna e già attraverso il suo motto dimostra un valore immenso. Originario del Burkina Faso, questo pugile di qualità da anni vive a Ferrara dove si è integrato perfettamente e, oltre a praticare il pugilato con ottimi risultati (con la Pugilistica Padana), frequenta con profitto il terzo anno di scienze motorie.
«La mia categoria da dilettante sono i pesi welter (69 kg; ndr ) - racconta -; pratico questo sport da circa due anni sotto la guida di Massimiliano Duran e Romano Becchetti, rispettivamente il mio maestro e il mio preparatore atletico. Ho disputato una decina di match, perdendone solo due. Inizialmente, quando avevo iniziato, ero titubante ma ben presto mi sono reso conto che questa era e sarà la mia strada sportiva».
«La boxe, lo sport in generale, mi regala emozioni infinite - prosegue Valdevit -; quando salgo sul ring mi sento più vivo; adoro questa realtà che mi ha già fatto capire tanti aspetti su cui lavorare. Continuo a prepararmi lavorando sodo: tra un paio di match passerò professionista».
Ecco, gli ambiziosi progetti futuri non mancano. «In primis voglio laurearmi, iniziare poi a lavorare come personal trainer e nel marketing sportivo. Per quanto riguarda il mio sport, mi ritengo ambizioso: ringrazio Massimiliano Duran e Becchetti per aver sempre creduto in me, questo mi motiva parecchio. Con tanto duro lavoro, costanza e determinazione i buoni risultati non tarderanno ad arrivare. Ora, però, mi focalizzo per il tre aprile quando si disputerà il Memorial Duran dove cercherò di fare – come sempre – il massimo».
«Ci tengo particolarmente a ringraziare anche i miei genitori - conclude Ali Marcel - perché portandomi in Italia mi hanno donato una seconda vita, permettendomi di studiare e di avere un tetto sopra la testa. Mi ritengo una persona fortunata». —
Enrico Ferranti
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