Rastelli dà la carica alla Spal e avverte: «Gioca chi s'impegna»
Gerarchie azzerate e nessuna preclusione. E sul modulo il nuovo mister non ha preferenze: «Un vestito da cucire sui giocatori»
FERRARA. Pare aver le idee piuttosto chiare, Massimo Rastelli. Voglioso di risollevare la Spal, partendo dalla ricerca della chiave giusta e lavorando sulla mente dei suoi nuovi calciatori, ancor prima di concentrarsi sui concetti tattici.
L’ondata d’aria fresca è arrivata, in attesa del primo step di campo con il Cittadella, da valutare in assenza di bacchette magiche, ma anche senza la lista degli alibi. Lo stesso allenatore ha palesemente manifestato l’intenzione di non volerne mai sapere di «errori arbitrali, assenze di singoli per infortuni o squalifiche, terreni di gioco non perfetti, meteo avverso» e altre variabili di questo tipo. Rastelli vuole soltanto giocarsi le sue (almeno) nove partite dando tutto se stesso e tentando di riuscire nella cura tecnica della complicata situazione biancazzurra.
LE INTENZIONI
«Ho accettato con grande entusiasmo – ha esordito il tecnico di Torre del Greco alla presentazione di oggi, venerdì 19 marzo – perché ritengo Ferrara una di quelle piazze che più si avvicinano al mio modo di fare calcio. La società è seria e ambiziosa. In questi primi giorni ho toccato con mano l’ambiente, l’organizzazione e l’aria che si respira. E’ un peccato che la squadra si trovi in una situazione di difficoltà, ma sta a me trovare la chiave giusta per venirne fuori. Bisognerà lavorare molto sulla testa dei ragazzi, sulle motivazioni dei singoli e sugli aspetti tecnico-tattici. In questo senso, mi piace rubare una frase di qualche anno fa di Luciano Spalletti, che parlava di calcio come psicologia applicata: credo sia la verità. L’allenatore dev'essere anche psicologo per entrare nella testa dei suoi giocatori in maniera anche singola poiché ognuno ha un carattere, un passato, delle aspettative e tanti aspetti da carpire. Sono in questo mondo da quarant’anni e capisco cosa possono pensare i calciatori dall’altra parte, perché lo sono stato anch'io. Rispetto tutti, ma non guardo in faccia a nessuno: chi rende, gioca, chi non rende, rimane indietro nelle gerarchie, perché io sono un allenatore e devo portare a casa i risultati. Farò di tutto per far sì che tutti siano allineati a dare una mano alla Spal, che ha un organico di primissimo ordine, direi come il mio Cagliari di quattro anni fa».
VARIETA’ E LEGAMI
«Per quanto riguarda i sistemi di gioco – prosegue Rastelli – io non sono un integralista, lì ho praticati tutti: al centro del progetto c’è il calciatore e il vestito va cucito tenendo conto delle caratteristiche che ho a disposizione. Essendo arrivato da poco, cercherò di dare quante più certezze possibili, senza fare confusione. Poi, è ovvio che quando si cambia allenatore si azzera tutto e ogni cosa va messa in uno scatolone senza gerarchie prestabilite».
E ancora, sul gruppo squadra: «In questi giorni ho parlato con tutti i ragazzi per cercare di capire le criticità e le difficoltà del loro percorso. E’ fondamentale andare a creare quel giusto clima di empatia dove l’aspetto motivazionale è preponderante per far uscire le qualità. Ho lavorato sull’orgoglio di questi ragazzi che sono consapevoli del loro momento di difficoltà: sanno benissimo quanto sia importante vestire la maglia della Spal e questo peso non deve diventare un boomerang. Bisogna unire la giusta leggerezza alla ferocia e alla determinazione». —
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