Il Casumaro visto con gli occhi di Merighi «Gallieri è all time, ma poi Martinelli...»
Lo storico ex presidente dei rossoblù racconta una cavalcata di trentatré stagioni attraverso i calciatori che hanno fatto le fortune del club
la storia
Arturo Merighi (ma dubitiamo che qualcuno, a Casumaro, lo chiami Arturo e non Roberto), anni quasi 82, da qualche anno si è un po’ allontanato dal suo Casumaro. Per 33 stagioni però ha contribuito a scrivere la storia delle “lumache”. «Ho cominciato a fare il dirigente sportivo per una ragione ben precisa - dice -: da praticante ho provato tantissimi sport, peccato arrivassi sempre ultimo. A calcio giocavo poco; a tennis perdevo tutte le partite. Nel podismo arrivavo dopo tutti gli altri. Ho giocato persino a basket, nelle giovanili della Fortitudo. Giocavamo alla Sala Borsa prima dei senior. Ero un playmaker, il miglior playmaker della panchina. E me la cavavo talmente bene che dalla panca non uscivo mai».
beata riserva
«A calcio ero un portiere, nemmeno scarsissimo - aggiunge Merighi -. Ma in quei tempi di sostituzioni non si parlava, di portieri in panca nemmeno. Quindi o si giocava (non tanto spesso, per me) o si guardava la partita dalla tribuna. Il mio massimo da calciatore fu una partita particolare. Giocammo a Como. Ero impiegato alla ditta Nielsen (indagini di mercato, una grande multinanzionale; ndr) e giocavo titolare per la rappresentativa della Nielsen italiana. Affrontavamo la Nielsen svizzera. Fu emozionante, con tanto di inni nazionali. Suggestivo. Non finì bene, perché fui costretto ad uscire dal campo per una scarpata alla testa».
Comprendendo la situazione di sportivo praticante non proprio fortunato, passiamo allo spiegare come Casumaro fosse una frazione di Cento e non un luogo a mezza via tra Marte e gli asteroidi. Merighi è la persona perfetta per un discorso che è una via di mezzo tra la tecnica e la nostalgia: presidente, le chiediamo una sorta di top 11 del Casumaro nel corso degli anni... «Da anni presidente non lo sono più».
Sì, ma sa anche lei che direttore, comandante e presidente sono per tutta la vita. Allora, presidente: riesce a farci una top 11 del Casumaro?
«Credo che sia impossibile. Abbiamo giocato in tanti campionati: dalla Terza categoria all’Eccellenza. Di nomi potrei farne tremila e sicuramente dimenticherei qualcuno con grandi capacità, degnissimo di essere citato. Oppure potrei tagliare corto ed andare a citare, nome per nome, la squadra di Zuccatelli che arrivò allo spareggio con il Bo.Ca. per salire in D. Anche se quello spareggio non andò come speravamo. In linea di massima io credo che ogni anno, ogni squadra, abbia gli uomini migliori per il campionato in cui gioca. Ma la prendiamo come un gioco, proviamo a giocare».
alfabeto
Portiere: «A Casumaro ne abbiamo avuti tantissimi di grande valore. Senza voler fare una classifica, io metterei “Rio” Atti al primo posto. Ma subito dietro ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta: Bolognini, Conti, Dal Pozzo, “Lampo” Rodolfi, e il grande Villanova quando eravamo nelle categorie inferiori. Mi raccomando, quando scrive l’elenco, li metta in ordine alfabetico».
Difensore esterno destro. «Qui dico Gallieri. Per una squadra del Casumaro “tutti tempi” non si può prescindere da Pippo Gallieri. E da Martinelli in attacco, però attenzione: agli inizi, in Terza e Seconda categoria, avevamo giocatori come Zocchi e il libero Mario Pinca, che poi ha percorso una carriera lavorativa di altissimo livello (arrivato ai vertici della Copma; ndr). Alla fine, però, non si possono dimenticare due giocatori come Alberghini e Vitali».
Difensore esterno sinistro... «Credo che il nome più opportuno sia Giaretton. Qui si dovrebbe comunque pensare a ruoli da esterno che vanno collegati alla tattica e al momento in cui hanno giocato. Diamo più importanza a quei giocatori che si sganciavano ed attaccavano e non restavano bloccati dietro. Ma è anche vero che i difensori puri erano in attività in anni che non chiedevano spinta, ma attenzione e concentrazione. A me piaceva tantissimo anche Paganini, che però era più un esterno che un difensore».
vecchio stile
Difensore centrale. Ecco Merighi: «Come non ricordare Oreste Alberghini? Potenza pura. Anche altri giocatori si sono comportati alla grande. Possiamo citare anche Merli. Ce ne sono tanti, sia come libero vecchio stile che come centrale a zona. Ma credo che Vitali si sia comportato alla grande». Per una volta Vitali ci scuserà se non lo schieriamo con il suo amato numero sei. Laterale di centrocampo: «Credo che il nome che viene alla mente per primo sia quello di Donà, che ha giocato ad alti livelli e per molti anni. Ma se restiamo al centrocampo abbiamo tanti protagonisti da citare». Centrocampista: «In questo ruolo credo che valga la pena citare Tassara. Venne da noi dopo aver lasciato i professionisti e il suo contributo in campo fu eccellente, ma va ricordato anche quello che ha fatto fuori del campo, negli allenamenti, nello spogliatoio. Un vero professionista con tanto da insegnare» .
il rivera
Avanti col centrocampo: «Un altro uomo di centrocampo che mi piace ricordare è Paganelli. Ma forse, anche perché per noi era il Rivera della situazione, non posso non citare “Icio “Casoni. Nonostante il valore di Casoni, le chiavi del centrocampo però le consegno a Musiani, per tanti anni il giocatore più indiscutibile che ci fosse nel calcio dilettantistico». E la prima punta? «Posso citarne molti, tutti di grande valore: Vezzoli, Pedocchi, Borsetti, Pivelli, Barioni...». Come seconda punta? «Solo un nome, quello di Martinelli. Ottimo giocatore, grande persona». –
Alessandro Bassi
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