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Olimpiadi, il giorno dopo del medagliato Rambaldi

Dario Cavaliere
Olimpiadi, il giorno dopo del medagliato Rambaldi

Il canottiere può godersi il risultato, la canoista Bertoncelli cerca un colpo di reni

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Varnes-sur-Marne (Francia) Il day after di una manifestazione come le Olimpiadi, sogno sportivo per eccellenza, può essere vissuto in mille modi e sfaccettature. La tristezza per una prestazione non all’altezza delle aspettative e magari per l’incapacità (o presunta tale) di dare una gioia a chi ti segue, tristezza da mettere subito da parte, perché c’è un’altra possibilità di riscatto da inseguire, ovvero perché non è solo salire sul podio che conta. Oppure la felicità immensa per una medaglia che sa di rivincita, frutto di tanto lavoro e delle bizzarrie del destino, che toglie e dà a suo piacimento. Felicità che ti fa sembrare piccole e lontane tutte le asperità che hai dovuto superare per arrivare ad assaporare questa gioia. Marta Bertoncelli e Luca Rambaldi, atleti ferraresi che hanno vissuto l’altro ieri la loro giornata olimpica più importante, incarnano appieno queste emozioni, queste sensazioni.

Marta è affranta, dopo una gara di canoa slalom femminile dove, a dir suo, ha espresso nulla delle effettive capacità e possibilità con sui si è approcciata all’evento. Ci teneva parecchio, per diverse e importanti ragioni, e questo è più che comprensibile. Aggiungendo un pizzico di romanticismo, possiamo dire che le sue lacrime, fatte scorrere con discrezione, si sono mescolate con quelle del fidanzato Raffaello Ivaldi, cui è toccata la stessa sorte nella versione maschile della disciplina. La finale dello slalom è davvero un terno al lotto e può succedere di tutto; l’americana Evy Leibfarth pesca il jolly e si mette il bronzo al collo, mentre l’atleta svizzera, che nulla ha di più dell’azzurra, va nelle 10. Magari potrebbe confortare un po’ Marta il fatto che la giovane ceca Satkova, fresca campionessa mondiale Under 23 proprio davanti alla ferrarese, dopo aver tenuto dietro all’inarrivabile Jessica Fox in qualifica e semifinale, pregustando un dolce dessert, ha steccato nel momento peggiore, restando a bocca asciutta.

La Bertoncelli ha una possibilità di rifarsi e magari scaricare in maniera positiva la tensione immagazzinata, partecipando da oggi al kayak cross, specialità che debutta alle Olimpiadi, una disciplina con contatto fisico dove puoi fare allegramente a sportellate. C’è un detto che dice “chiodo scaccia chiodo”: ci piace pensare sia così.

Chi non ha dormito con la medaglia al collo, perché – per sua stessa ammissione – pesava troppo, è il canottiere Luca Rambaldi, vincitore sul quattro di coppia di un argento dai mille significati e che brilla quasi come l’oro. Anche se siamo certi che un pensierino l’abbia fatto al metallo più prezioso, il suo è stato un sonno con i nervi distesi: prima di chiudere gli occhi magari ha ripercorso la strada che l’ha portato fin lì, dal creare con Matteo Sartori un doppio credibile a livello internazionale, a quei test decisi dai tecnici federali che hanno portato Luca a un cambio d’imbarcazione, rimettendolo sull’armo da cui era sceso a seguito della delusione a Tokyo.

Dopo la gara il finanziere ferrarese è stato un fiume in piena, ha vuotato un sacco pesantissimo che si portava sulle spalle. Il day after è più leggero anche nelle parole: «La gara è stata intensa, sia a livello emotivo che fisico – dice Rambaldi –. I primi 1.000 metri, fatti forte e con la testa, gli ultimi 1.000 forti e con il cuore. La nostra barca stava dando sensazioni interne davvero buone, ma, nonostante ciò, ci siamo trovati in 4 equipaggi molto, molto vicini, con solo l’Olanda che stava sfilando. È stata una lotta a chi riusciva a tenere quella velocità per più tempo possibile verso il traguardo. Il mio lavoro sul terzo carrello era dare potenza alla sala motori dell’equipaggio e spingere a tutta, pensando a una gara di 1.800 metri. Da lì in poi subentrava la potenza del nostro numero 2 Panizza, per farci fare quel salto verso il traguardo. Ci siamo comportati bene, abbiamo fatto tutto come ci eravamo prefissati e la soddisfazione ora è tanta, a chiudere un cerchio che era incompleto e che ora mi fa sentire in pace con me stesso».

Se Luca farà un po’ il turista a Parigi, tifando per i compagni ancora a caccia di vittorie, Marta, come detto, sarà nuovamente in gara nel kayak cross, dove gli atleti gareggiano fra di loro e non contro l’orologio: ideale per resettare tutto e guardare avanti. Vedremo se la nostra portacolori l’affronterà in fase down o ci sarà una reazione, uno sfogo, magari aiutato dal contatto fisico.

Gara di kayak cross vede la partecipazione di 4 atleti contemporaneamente e inizia con un salto da una rampa che a Varnes-sur-Marne è alta quasi cinque metri e si accelera molto velocemente. Da lì è una corsa verso la prima boa, per prendere la linea migliore e ogni mezzo è lecito per farlo. Oggi time trial, le prove a cronometro per definire le batterie, poi domani e domenica le prime fasi eliminatorie. Lunedì le fasi finali dai quarti in poi, con l’assegnazione delle medaglie.

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