Bottoni, calcio che passione
La presidente dell’Associazione Ferrara Buskers Festival ha avuto una grande carriera. Serie A con il Lugo, poi la fondazione della Spal femminile e la team manager in Figc
Ferrara «Lo sport insegna la disciplina e la pazienza. Allenarsi al freddo (o al caldo) con qualsiasi condizione meteo, facendo chilometri di strada anche con la nebbia è una passione che mi ha formato come persona e che, ancora oggi, mi aiuta nei momenti di difficoltà». Rebecca Bottoni, classe 1977, è un punto di riferimento a Ferrara: sia in ambito lavorativo - è presidente dell’Associazione Buskers Festival, laureata in cinema e ha lavorato in qualche produzione cinematografica nel reparto regia, anche a Roma con Paolo Sorrentino ma è tornata a Ferrara per i Buskers -, sia in ambito sportivo. Il suo amore per lo sport è sbocciato molto presto e può vantare una carriera calcistica di assoluto prestigio tra vedi Ripapersico, Acf Ferrara, Acf Lugo in serie A, Imola Ravenna, San Zaccaria, per finire con un ruolo molto importante in casa Spal.
«Credo di aver iniziato a 6 anni con la ginnastica artistica, subito dopo il tennis. Giocavo a calcio in cortile con mio nonno e le prime volte è stato a 2 anni: lui mi regalò un pallone di cuoio ed io, pur facendomi male, continuavo a calciare. Ho iniziato poi a 17 anni a livello agonistico quando finalmente ho trovato una squadra femminile. A 21 ero in serie A e ho giocato per vent’anni. La mia ultima partita è stata nel 2011 e ho avuto la fortuna di segnare il gol che ha permesso alla mia squadra di conquistare la promozione in serie A2. Ho smesso sugli applausi e non ho mai più giocato. Poi - continua Bottoni - il calcio è tornato da me quando nel 2016 la Spal mi ha chiamata per fondare il settore femminile, divenuto obbligatorio dalla Uefa. Successivamente sono stata team manager Figc per la selezione regionale femminile U15 e ora sono consigliere regionale LND». Significativo un pensiero.
«Lo sport, e il calcio in particolare, mi ha permesso di imparare a rispettare l’avversario ma anche a creare un gruppo. Ho lasciato il tennis perché mi sentivo "sola" mentre invece il gioco di squadra è quello che preferisco. Per giocare a calcio da donna ho dovuto fare molti sacrifici combattendo spesso i pregiudizi. Le squadre con cui ho giocato erano soprattutto in Romagna e i campionati sempre nazionali - racconta la presidente dell’Associazione Ferrara Buskers Festival -. Per quattro volte alla settimana andavo ad oltre 90 km da Ferrara per poi tornare a casa a notte fonda. Ma non ho mai pensato che fosse un peso: era calcio, la mia passione». Un esempio a tutto tondo, Rebecca Bottoni. «Credo di essere stata una sportiva corretta, altruista e rispettosa. Ho preso solo un cartellino giallo se non ricordo male - rivela lei -. Un assist a volte vale molto più di un gol, così come una corsa in difesa per non lasciare da sola una compagna. Praticare sport non è importante solo per un fattore fisico ma anche, se non soprattutto, per una formazione intellettuale. Credo sia un mezzo per poter diventare persone migliori - suggerisce Bottoni -. La sana competizione, senza barare ma rispettando le regole, è qualcosa che lo sport insegna, poi sta a noi esserne degni. Anche le sconfitte sono importanti perché ci fanno crescere e ci spingono a migliorarci. Mi piace molto vedere la squadra avversaria applaudire la vincente e l’ho notato di recente nella finale di pallavolo alle Olimpiadi».Un modello calcistico è presto detto: «Mi ispiro a Roberto Baggio, che disse: "I rigori li sbagliano solo quelli che hanno il coraggio di tirarli"». E con il "nuovo" Buskers Festival alle porte, Rebecca Bottoni è già sul dischetto degli 11 metri.