Farfalle, la capitana Alessia Maurelli: «Parigi ultima olimpiade, ora la laurea e il matrimonio»
La campionessa di ginnastica ritmica dai lidi comacchiesi racconta i Giochi: «Ce la siamo giocata alla grande. Anche questo bronzo vale tanto»
Ferrara Terza Olimpiade, secondo podio, ancora il terzo gradino. Alessia Maurelli ha aggiunto un altro bronzo a cinque cerchi nella sua sterminata collezione di medaglie, Parigi le ha attribuito gli onori che meritava. Lei, capitana delle Farfalle, la Nazionale italiana di ginnastica ritmica, si è poi presa la meritata pausa, volando in Grecia con compagne (di ieri e di oggi) e relativi fidanzati. Terminati il silenzio olimpico e lo svago, eccola tornare a casa e mantenere la promessa: intervistona.
«Sono ai Lidi – la prima cosa che ci dice al telefono – qui ho un bel po’ di parenti e stiamo qualche giorno assieme».
Ecco, appunto, i Lidi... Non certo la prima intervista, quella ad Alessia, visto che negli ultimi 10 anni è diventata “di casa” sulla Nuova Ferrara: appunto nel 2014, appena diciottenne, fu testimonial della premiazione di Miss e Mister Notte Rosa a Lido Nazioni, già azzurra ma ancora sognante la sua prima Olimpiade.... Nel frattempo la Maurelli di strada ne ha fatta tantissima e, appena una settimana fa, ha compiuto 28 anni.
Alessia, ripartiamo da Parigi: com’è stata questa tua terza Olimpiade? Come l’hai vissuta?
«Come annunciato prima di questa Olimpiade, i giochi erano completamente aperti, 7/8 squadre potevano ambire al podio e tutto dipendeva da come sarebbe andata la la gara. Siamo arrivate a Parigi con una grandissima voglia di conquistare la medaglia, alla vigilia ci siamo promesse che l’obiettivo era salire sul podio. Poi, guardando indietro, capisco che poteva anche essere la medaglia d’oro o d’argento, rimanendo comunque coscienti di aver conquistato una bellissima medaglia e ne siamo felicissime. Il podio era alla portata di diverse squadre, siamo state una delle tre che sono riuscite a salirci».
L’esercizio con i cinque cerchi è sempre stato il vostro punto di forza, lo è astato anche in qualifica, mentre con palle e nastri c’era stata qualche sbavatura. Poi, in finale, è stato proprio il primo esercizio a “tradirvi”...
«Sapevamo che l’andamento della gara era falloso per tutte le squadre, tranne che per la Cina, che infatti ha vinto la medaglia d’oro. Si fa la gara anche sugli errori degli altri, noi normalmente ci giochiamo il podio sul secondo esercizio, stavolta è capitato sul primo. Sapevamo che l’esercizio ai cerchi era il nostro punto forte, ma è andata così (un attrezzo ha toccato terra una frazione d’istante prima di essere afferrato, errore pagato con 2 punti di penalità e, alla fine dei conti, perdendo due posizioni in classifica, ndr): abbiamo mantenuto la testa lucida e siamo rimaste comunque tranquille. Tutte si giocano la gara sul campo, quasi mai vince la migliore, ma chi riesce a fare meglio in quel momento, in quella gara. La Cina non ha mai primeggiato a livello mondiale, invece, eccola lì al primo posto, mentre squadre assai accreditate hanno fatto anche molto male, rimanendo lontane dal podio. È una gara secca: arriva chi riesce a mantenere la testa, la lucidità e terminare nel migliore dei modi e alla fine noi ce l’abbiamo fatta».
Da lontano si è percepito un atteggiamento diverso nel vostro approcciarvi all’Olimpiade: quel balletto in aeroporto con le valigie, poi la foto a Parigi arrampicate sui cinque cerchi, la sensazione era di una certa leggerezza.
«Il mio spirito personale, e che sono riuscita a trasferire alla mia squadra (ecco la voce del capitano..., ndr), era diverso rispetto alle altre trasferte. Certo, c’era concentrazione, perché è la gara della vita: io ho avuto la possibilità di farne tre, ma molti atleti partecipano a una sola Olimpiade. Al di là della gara, va vissuta l’esperienza, il villaggio, il resto del mondo, quello che ti può lasciare la più importante manifestazione sportiva. Sì, il clima era disteso, ma anche di grande concentrazione: la serenità è anche frutto di quello che riesci a portare in pedana; l’agitazione, l’ansia da gara ti fanno peggiorare la prestazione. Quindi, concentrazione e godersela».
Al termine della finale stavi uscendo dalla pedana, poi sei tornata indietro e l’hai baciata: era un addio?
«Era il bacio di chi è consapevole che arrivare a un’altra Olimpiade non è possibile, non penso sia nelle mie capacità fisiche e mentali: non è più un mio obiettivo a 28 anni».
Però non smetti subito.
«La ginnastica adesso scende in secondo piano, penso molto agli studi, a una relazione, al matrimonio... Ci saranno il Grand Prix, le esibizioni, poi a gennaio vedrò come sto, cosa mi suggeriscono la testa e il fisico: si vedrà il mio futuro».
Riesci anche a studiare?
«Sì, sono iscritta alla facoltà di comunicazione d’impresa e istituzionale. L’università telematica mi ha permesso di dare esami appena dopo l’allenamento, studiare durante la fisioterapia: vantaggi a livello di tempi, organizzativi, che davvero ti danno la possibilità di sperare in una laurea. Spero di farcela per l’anno prossimo».
Hai detto matrimonio, ma da dove salta fuori questo fortunato?
«Massimo salta fuori due anni fa o un po’ di più, in occasione di un’intervista, un evento a Milano organizzato da lui, che ha curato il mio arrivo e la mia intervista. La conoscenza è nata lì, poi abbiamo iniziato a sentirci, a uscire e, nel giro di qualche mese, abbiamo iniziato a convivere. Ha un anno più di me, sta studiando recitazione, ha cambiato lavoro da una settimana...».
E ti ha fatto la proposta in diretta tv.
«Sì, in mondovisione! Era già da un anno che volevo questa proposta e gliel’avevo detto che gliel’avrei fatto io. Ho sempre sperato in una cosa plateale alle Olimpiadi ed ero anche pronta a farla, ma poi quando sono stata lì mi è passata di mente. Avevo la certezza che non l’avrebbe mai fatta lui in pubblico, lui è sempre stato contrario, avrebbe preferito una situazione privata, intima, tant’è che, finché non è stato in ginocchio, non capivo cosa ci facesse lì. Anni fa lo dissi a mio fratello che avrei voluto la proposta alle Olimpiadi: in quel momento si è realizzato un sogno, un altro sogno, la seconda medaglia olimpica e l’anello di fidanzamento: una giornata memorabile».
Quando convolate a nozze?
«Fra uno o due anni, con calma. Lui con il nuovo lavoro, io non so cosa sarà di me... Poi anche con l’Aeronautica dovrò concordare tante cose, ovvero intraprendere un altro cammino».
Torniamo alla giornata memorabile, alla finale olimpica: sugli spalti c’erano le tue insegnanti ferraresi Livia Ghetti e Sara Mosca, la tua ex compagna Martina Santandrea, presenze impossibili sia a Rio sia e soprattutto a Tokyo.
«È stato bello condividere una gioia così grande, raccontarla e parlarne a chi l’ha vissuto con te, raddoppia la gioia. Ho condiviso con loro tutto questo».
Si è chiuso un cerchio a Parigi, anzi, cinque.
«Di recente ho ritrovato una lettera scritta da me, con i miei sogni: entrare in Nazionale, partecipare alle Olimpiadi di Rio e farmi una famiglia. Beh, forse ho strafatto».
Strafatto sì, con tutte quelle medaglie in carriera: dove le conservi?
«Tutte a casa dei miei genitori a Ferrara! Sono tante, lo ammetto, ma ora con più calma tornerò per sistemarle come si deve».
Ma a proposito di Ferrara: ti senti torinese, veneta o ferrarese?
«Una percentuale di tutte e tre, ma sono una ferrarese doc per quanto riguarda lo sport!». l
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