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Spal, i pregi e i difetti emersi a Rimini

Alessio Duatti
Spal, i pregi e i difetti emersi a Rimini

La vittoria in Romagna però non deve cancellare i problemi mostrati dalla squadra

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Ferrara Tutt’altro che una bella Spal, ma se nel lungo percorso le cose miglioreranno la pesantezza del malloppo borseggiato in Romagna assumerà un’importanza capitale.

Contro il Rimini si è sofferto e rischiato più del dovuto, ogni episodio ha girato a favore dei biancazzurri, ma in un momento come questo sarebbe troppo da negativi non accogliere una pesante vittoria esterna come quella del “Neri” con un minimo di soddisfazione. Per i punti – che alla fine contano più di ogni altra cosa –, per il morale generale della truppa che ora può ripartire verso la prossima (altrettanto dura) tappa di Campobasso e perché va detto chiaramente che quasi nessuno aveva ipotizzato o pronosticato un successo di una squadra in difficoltà come la Spal (reduce da due ko filati) nella tana di una delle compagini più in fiducia del momento (il Rimini veniva da tre successi consecutivi con sei gol all’attivo). Insomma, 0-1 è stato e va bene così. Che poi, quando si gioca l’anticipo degli anticipi – al venerdì sera – e si vince, l’osservazione delle restanti gare del turno diventa anche piacevole. Al contrario, si arriverebbe all’alba della nuova settimana con un certo tipo di avversione verso la palla rotonda.

Va ulteriormente aggiunto il fatto che quando si hanno più di un paio di scorie negative in corpo non è mai semplice ripresentarsi alla vittoria con brillantezza e scioltezza. Se ne son viste davvero poche di squadre (non solo la Spal) proporre luccicanti spettacoli per i propri occhi a distanza di pochi giorni da un vissuto gravemente negativo. La psicologia, nel calcio, molte volte conta più della tattica. Questa Spal non è ancora guarita del tutto, con ogni probabilità resterà imperfetta almeno per un altro paio di mesi per la sua rosa corta e incompleta, ma ha dato un nuovo segnale di risveglio. Se nel finale di Rimini si è sofferto oltremisura, ma va altresì annotato il primo quarto d’ora ben fatto. Squadra corta, compatta, ordinata, precisa nelle cose da fare e forse inattesa anche da un Rimini assonnato.

L’espulsione di Bellodi è arrivata per una grave sciocchezza dello stesso, ma su quei due palloni vaganti gli uomini di Dossena ci sono arrivati per primi meritandosi coi fatti la superiorità. Frazione in controllo, zero rischi arretrati, Rao spina nel fianco, bene anche il rientro di Calapai a destra e quindi il giusto vantaggio siglato dalla prodezza di Awua. La poca serenità del momento, unita alla combattività di un Rimini mai domo, è stata accentuata dal matchball mancato dal 2006 nel cuore della ripresa. Da quel momento in poi il 10 contro 11 è stato pressoché azzerato, la paura di non farcela ha prevalso (e questo, sicuramente, non va per niente bene), i cambi non hanno dato ancora una volta praticamente nulla e l’acqua alla gola a tratti sorseggiata fino alla chiusura del fischietto napoletano è stata troppa. Forse ancor di più rispetto a Spal-Carpi. Tenersi stretti i tre punti e continuare a lavorare a testa bassa non può che essere il miglior promemoria della settimana entrante.

Nel prossimo mezzogiorno di fuoco a Campobasso (e poi al rientro al “Mazza” contro il Pescara) serviranno altri passi avanti. Con più coraggio e altrettanta voglia di tenere aperta la stagione.