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L’intervista

Ferrara, Lupo: «Spal ti penso ancora, ma certe scelte non le capisco»

Alessio Duatti
Ferrara, Lupo: «Spal ti penso ancora, ma certe scelte non le capisco»

Il ds è stato anche un simbolo del Campobasso da calciatore

09 ottobre 2024
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Ferrara Campobasso-Spal non sarà una partita banale per Fabio Lupo. Che a Ferrara ha trascorso la non fortunata stagione 2022/2023 (terminata anzitempo con l’esonero di inizio marzo), ma in Molise ha scritto importanti pagine da calciatore tra il 1984 e il 1987, periodo utile a collezionare ben 108 presenze (il numero più alto della sua carriera con una maglia).

Direttore, come se l’è passata nell’ultimo anno e mezzo?

«Sempre con una ferita nel cuore. Pur con tutte le spiegazioni del caso il mio nome è rimasto legato alla storia della Spal con quella retrocessione e il finale dell’avventura purtroppo rimane. La Spal e la città non meritano di vivere certe difficoltà sportive. E il fatto di esser stato protagonista in negativo mi ferisce ancor oggi. È una cosa che non dico per ruffianeria ma la sento dentro di me. A tal punto che anche sul piano dell’entusiasmo professionale mi sento ancora in una fase di riflessione, pur restando aggiornato e attento alle scelte. Se arriverà una prossima chiamata per una nuova esperienza della mia carriera proverò a far il massimo per cancellare la macchia, ma la cicatrice rimane».

Dall’esterno, la Spal che idea le ha dato lo scorso anno?

«Provo a esser come sempre molto sincero. Mi sembra che la nebbia che spesso avvolge la città abbia avvolto anche la società. Ho visto tanta confusione in tante scelte fatte, che poi sono state cancellate. Mi dispiace che anche quella passata non sia stata una buona stagione».

Si è poi ripartiti da Casella e Dossena.

«Il ds conosce bene la categoria, è relativamente giovane ma sa il fatto. Lui e Dossena sono due professionisti all’altezza. L’allenatore mi piace, l’ho visto varie volte in questi anni perché mi ha incuriosito e penso si sia meritato un’opportunità unica come la Spal. Può dare molto. In lui vedo idee ma anche concretezza e abilità di gestione. Non mi sembra uno dogmatico e in ogni sua stagione ha messo dentro qualcosa. Non penso che il suo percorso si limiterà alla serie C».

Con Dossena vi eravate “incrociati” a Ravenna nell’affare Prati, giusto?

«Sì, loro giocavano molto bene e il mister ha iniziato la prima valorizzazione di Matteo. Ora tutti son bravi a dire che Prati è forte, ma lì ci avevamo creduto per davvero solo noi. È un ragazzo serio, sano, forte e lo seguo con affetto. Gli ho scritto dopo il gol salvezza al Sassuolo, ma non sono uno che perseguita i giocatori. Diciamo che tendo a uscire dalle vite altrui, anche da quelle che potrebbero ogni tanto fermarsi a offrirmi un caffè (ride; ndr)».

Buchel e Bidaoui, alla fine, sono arrivati a vestire la maglia della Spal.

«Eh sì. Quando ero ad Ascoli fecero molto bene e a mio avviso, anche dentro le loro particolarità caratteriali, erano molto affidabili. Ho un bellissimo rapporto con entrambi. Con Marcel l’inizio era stato un po’ burrascoso poi grande affetto a stima. Bida è un ragazzo chiuso, in campo può sembrare apatico, ma è uno che sta sempre dentro la partita e soffre quando non gli riescono certe cose. Deve trovare fiducia e continuità».

Maistro, altro suo pupillo, alla fine a Ferrara non ce l’ha fatta.

«Paradossalmente penso abbia patito l’attaccamento all’occasione che per lui era quella della vita. Fabio è un mistero in primis per lui, perché ha doti tecniche e fisiche che può far la differenza in tutta la serie B. Ora a Castellammare ha una grande possibilità».

Ha più sentito Tacopina, da “quella volta”?

«No. Ho sentito soltanto De Rossi dopo il recente esonero che ho trovato illogico e senza senso».

La Spal di quest’anno dove può arrivare?

«Mi auguro che la vittoria di Rimini sia l’inizio di un percorso positivo. Mister e organico ci sono, poi sarà molto importante il mercato di gennaio. Possono esserci delle difficoltà ma è una squadra che può arrivare ai playoff e andarseli a giocare».

Del Campobasso cosa ci dice?

«Sono anzitutto molto felice che siano tornati nel professionismo, ero presente a Chieti alla partita decisiva della scorsa annata. Sulla base dell’entusiasmo hanno costruito una squadra per salvarsi in tranquillità e dare solidità al progetto. A Campobasso mi sono affermato come calciatore, giocando in serie B. È un luogo a cui sono molto legato affettivamente e sarà sempre nel mio cuore».

Pescara, invece, è la sua città. E il Delfino è anche l’attuale capolista del girone B.

«Hanno trovato la giusta dimensione tattica e psicologica e sono in fiducia. Però è un campionato dominato dall’equilibrio, ci sono tante realtà valide che possono stare in alto e non vedo una fuga come quella del Cesena di un anno fa».  l