Dossena prima di Spal-Pescara: “È nelle difficoltà che si vedono gli uomini veri”
Il mister è fiducioso per la partita e ha consapevolezza che sarà lui a pagare per tutti. E sul ritiro interrotto dopo sole 48 ore: “Non era il caso di andare in burnout, i giocatori avevano già dimostrato compattezza e senso di responsabilità”
Ferrara Impossibile non partire dal tema del ritiro accorciato, con mister Andrea Dossena, alla conferenza stampa della vigilia.
Mister ritiro sì, poi no… «Dopo la partita di Campobasso la società ha deciso per il ritiro e la scelta è stata assecondata sia da parte mia che dai giocatori. Nei primi due giorni ho visto un grande senso di responsabilità nei ragazzi e, anche nei colloqui individuali, tutti erano vogliosi e compatti nel voler uscire da questo momento difficile. A quel punto, dopo 48 ore, ho pensato che non fosse il caso di andare in burnout (insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo, ndr) andando a riempire troppo la testa dei giocatori, che avevano già dimostrato giusta compattezza e senso di responsabilità. Ho quindi detto alla società che a mio avviso non ci sarebbe stato più bisogno del ritiro e il club ha assecondato».
Il gruppo, dunque, crede e segue quella che è la sua proposta? «Sì, ci stiamo provando tutti insieme fin dall’inizio. Io e il direttore siamo venuti qui per portare aria nuova, c’era tutto l’entusiasmo per partire bene, ma stiamo vivendo una situazione che negli ultimi anni a Ferrara era già stata vissuta. Però, io vedo nei ragazzi tutta la voglia di provarci. Si lavora in campo e fuori. Non ho mai avuto la sensazione di qualcuno che abbia gettato la spugna».
La fiducia della società, la sente? «Nel quotidiano siamo sempre insieme. La sento molto vicina. Poi, noi allenatori dipendiamo dai risultati e, se ci dovessero essere dei cambiamenti, io non farò altro che ringraziare il presidente, perché mi ha dato la possibilità di allenare in questa grande piazza. Resto serenissimo nel mio lavoro, perché, credetemi, che la mole è stata raddoppiata e stiamo provando in tutti i modi a dare gioie alla nostra gente».
Come si spiega un atteggiamento così diverso da quello che viene descritto durante la settimana e dopo i 90 minuti di partita? «Quando prendiamo uno schiaffo, facciamo fatica ad avere una reazione, come magari era capitato a inizio stagione. Se sapessi di preciso qual è il motivo, andrei a lavorarci nello specifico per risolvere la cosa. Se si subisce un gol, bisogna andare avanti nella stessa direzione, perché le partite durano 100 minuti. Altre soluzioni, scritte o da mettere in pratica, non le ho. Stiamo avendo troppi cali di concentrazione e, rivedendo poi le immagini assieme ai ragazzi, loro stessi dicono di non riconoscersi. Dentro la partita, ci si deve stare sempre».
Col Pescara occasione, pur difficile, per il riscatto? «Più la sfida è ardua e più la gloria sarà grande. Arriverà contro di noi una squadra giovane e intensa, con qualità davanti e sono la prima squadra per pressing, secondo i dati. Ci aspettiamo una gara ad alta intensità. So che ora vediamo tutto nero, ma è nelle difficoltà che si vedono i campioni e i veri uomini. Siamo tutti consapevoli che a Campobasso abbiamo dato una brutta immagine e non vogliamo più riproporci così».
Contromisure ai gol subiti su palle inattive? «Sì, siamo “a uomo”, perché in questo momento c’è bisogno di dare più responsabilità e compiti ben precisi. Idem sul pressing e sulla costruzione: meno dettagli, più soluzioni semplici».