Moraschini, l’avversario speciale: «Io, centese, contro la Sella»
Con la sua Cantù affronta la squadra della città in cui tutto è iniziato. «Nonna e mamma mi portavano sempre a vedere le partite della Benedetto, dove hanno giocato mio padre e mio zio»
Cento Non è un ex ma è come se lo fosse. Per Riccardo Moraschini quella tra Acqua San Bernardo Cantù e Sella Cento non sarà una partita come tutte le altre. Una domenica speciale, una sensazione particolare, aggettivo che ripete più volte nella lunga chiacchierata. Riccardo Moraschini è figlio d’arte, nato a Cento nel 1991 da Silvano, deceduto nel 2020 per un male incurabile. Ha sempre vissuto a Pieve di Cento, ha mosso i primi passi nel minibasket della Benedetto XIV per poi crescere nel settore giovanile della Virtus Bologna dove ha anche debuttato con la prima squadra in A1. Una carriera invidiabile tra A2 e A1. L’esplosione definitiva a Brindisi dove è stato nominato miglior italiano di A1 nel 2019, poi la prestigiosa chiamata dell’Armani Milano e della Nazionale. Ora l’ambiziosa Cantù vuole a tutti i costi ritornare nella massima serie e domani riceve a Desio la Sella.
«Sono centese di nascita – apre Moraschini, felice di parlare di questo avvenimento che lo vede protagonista –, a Cento ho iniziato a giocare facendo minibasket da piccolo, lì conosco tutti. Giocare contro la Benedetto fa un po’ strano, ma al ritorno lo sarà molto di più. Sono contento di affrontarla in questa categoria, questa è A2 ma è di altissimo livello, e mi fa piacere che una piazza così appassionata abbia raggiunto questo traguardo. Certo, giocarci contro sarà una sensazione strana. Lì ho amici anche nello staff, seguo sempre la Benedetto, è sempre la prima squadra di cui vado a vedere il risultato alla fine della mia partita. Per quanto riguarda la gara, non dobbiamo guardare la classifica o quello che Cento ha fatto fin qui in trasferta. Qui di facile non c’è niente, tutti possono vincere ovunque. Ogni partita è importante e difficile. Dovremo essere attenti alla loro voglia di fare l’impresa ed essere mentalmente preparati». Domenica scorsa a Livorno è stato protagonista di un fattaccio che ha fatto il giro del web: un tifoso della Libertas lo ha colpito mentre stava effettuando una rimessa, una scorrettezza costata la squalifica del campo di Livorno per due giornate: «Lì per lì non ci ho pensato molto, poi dopo un attimo ho realizzato quanto accaduto, ero incredulo – racconta Riccardo –. Ora a mente fredda dico che è stato un gesto orribile, vergognoso. Queste cose non devono succedere; guarda, capisco tutto, anche gli insulti, ma arrivare a schiaffeggiare, forte o piano che sia, un giocatore proprio no. È stato un gesto inaccettabile che avrebbe meritato sanzioni più grandi».
Moraschini e la Benedetto XIV, seppur fisicamente così vicini, non si sono mai incrociati. Nel 2023, prima di accordarsi con Cantù, si era allenato con la prima squadra a Cento per un paio di mesi come aggregato. Però non c’è stata, nemmeno in precedenza, la possibilità di indossare il biancorosso. E in futuro? Ci sarà mai questa possibilità? «Concretamente non c’è mai stato nulla. Dopo Trento, quando mi sono rotto il crociato sono tornato a Mantova, poi subito dopo Cento era appena salita in A2 ma avevamo esigenze diverse. Una possibilità concreta di giocare lì non c’è mai stata. In futuro chissà. Magari un giorno. Certo sarebbe una bella suggestione giocare nel palasport dove ho iniziato da bambino, dove ha giocato mio padre (in serie C nella seconda metà degli anni ’80), dove ha giocato mio zio Lorenzo Giberti (tra giovanili, serie C, B2 e B1), dove mia nonna Maria e mia madre Valeria, tifose e appassionate mi portavano sempre a vedere le partite della Benedetto. Sarebbe davvero molto particolare». Una suggestione o un sogno che per ora resta tale. La realtà di oggi si chiama Cantù, il sogno ancora la serie A. Certo, in quel confronto Riccardo Moraschini sarà un avversario proprio speciale.