Basket, l’Adamant schianta Gorizia
Inizio promettente, poi un blocco nel secondo quarto e alla ripresa lo slancio decisivo
Ferrara La rivoluzione d’inverno inizia in dicembre, con l’Adamant che schianta Gorizia (103-76) dopo qualche immersione nella sofferenza. Il ribaltamento dello status quo tecnico è un cambio filosofico necessario. Dettato dall’infortunio di Turini (un’ala), dall’ingaggio di Chessari (un play) e dal ritorno di Ballabio (un altro play); con quest’ultimo che oggi s’è rivisto dopo due mesi di assenza producendo 8’ immaginifici tra fine terzo quarto e ultimo parziale. Con questo “materiale” significa che Ferrara si ridisegna affrontando il campionato con tre piccoli. E così Tio entra in quintetto come arma tattica da tre, Sackey l’unico ad ingombrare l’area e Solaroli a girare a gomito dentro/fuori.
Bel pubblico, bell’atmosfera. Dai, da palcoscenico superiore. Gara vivace. Veloce. Con due registi “veri” (Chessari e Ballabio) adesso Santiago e Marchini più guardie che costruttori, come si conviene. Ed è con brio che la partenza estense promette solo delizie (15-6 al 9’). Primi cambi: Drigo da “cinque”, Yarbanga da “quattro” (26-17 al 10’). Dopo due minuti, il fragore totale della rivoluzione: Chessari, Marchini e Santiago esterni, Drigo ala e Sackey pivot. L’Adamant pompa la transizione come un vaporetto. Gorizia barcolla e cambia atteggiamento, sarà quasi la svolta. Inscena una zona mobile 1-3-1 resa celebre dall’Olimpia Milano di Dan Peterson, che si maschera anche in 2-3. Diventa argine. Adamant frenetica, ansiosa: perde 5 palloni su 6 attacchi. Un bicchiere d’acqua vissuto come tempesta: 41-41 all’intervallo. Si tratta di un blocco psicologico. Come fantasma che spegne i sogni. Ferrara bloccata, lenta. Nessuna penetrazione e men che meno un punto di riferimento centrale (in post alto) per far sgorgare il gioco. Per contro Gorizia ha un Diminic che continua a martellare sul blocco frontale e rollo (44-46 al 22’). Poi però il play isontino Giacché si dimenticherà di lui preferendo tirare tanto e troppo. L’Adamant, invece, capisce l’antifona: poche ciance, si vince in difesa. Okay, alla fine saranno 103 ma in quel momento conta altro. Arriva. Con Tio e Sackey a pressare, Solaroli a cementare sostanza sono palloni recuperati. Fisicità. Fragore. Avendo anche un po’ di contropiede per sfogarsi. Break di 12-0, parziale più lungo di 16-3 in 6’. Da -2 a +11 (60-49). Nel mezzo dell’ondata al minuto 27 riecco Ballabio: lui sì che aggredisce la zona (immediato un libero e un cesto). Ballabio entra profondo nel cuore avversario, scompagina le linee goriziane. Non c’è più match: 71-58 al 30’. Quando Ricky torna in panchina il tabellone segna 83-64 (35’). Massimo vantaggio al 39’ (+29, 99-70). L’Adamant reagisce benone al ko interno di sette giorni orsono, rimane una big e si tiene questa dimensione. Eppure sta anche nascendo una rivoluzione.