Ferrara, Spal e Meis insieme per la Giornata delle Memoria
Allo stadio "Paolo Mazza" 450 ragazzi per ascoltare la storia del calciatore ebreo Di Veroli
Ferrara Il valore del ricordo. Una semina magari venata di malinconia, eppure indispensabile per strutturare il futuro. Questo il concetto che ieri allo stadio “Mazza” ha lungamente riecheggiato. Al cospetto di una tribuna occupata da quasi 450 ragazzi: studenti del liceo Roiti (indirizzo sportivo) e tesserati del vivaio spallino. Memoria la parola più gettonata, in un evento che ha attirato l’attenzione sugli spalti e non sul campo.
“In gioco per l’uguaglianza”, appuntamento organizzato dal Meis (museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah) e Spal Foundation. Storie di calcio, certo. Lotta al razzismo, altroché. L’abbraccio a una serie di eventi che Ferrara sta proponendo per il “Giorno della memoria”.
Dopo la posa delle pietre d’inciampo della settimana scorsa in via Mazzini, ecco un pomeriggio per «i giovani che hanno davanti il domani». È Amedeo Spagnoletto, direttore del Meis, a introdurre: «Ripercorriamo eventi che ci raccontano di un periodo buio, ma si parla anche di riscatto. Essere in uno stadio è storico: gli ambienti sportivi siano luoghi “puliti”, genuini, in cui risaltano valori come il rispetto verso l’altro».
E sì, poi ci sono i libri. Come quello dedicato a Giovanni Di Veroli, unico calciatore ebreo romano ad avere giocato in serie A in una delle squadre della Capitale. La Lazio, nel dettaglio, nella quale ha militato dal 1952 al 1958 per un totale di 52 gettoni, con vittoria della Coppa Italia nel ‘58 («un match nel ‘52/53 e 13 presenze la stagione successiva – snocciola lo storico Domenico Santi –; poi 20, 17 e una in chiusura di carriera»). Il volume è stato una sorta di plot narrativo per affrontare il tema Shoah nella sua drammatica totalità.
Padrone di casa Luca Carra, d.g. spallino: «Siamo una società di calcio e in quanto tale dobbiamo trasmettere i valori fondanti dello sport: convivenza e uguaglianza. Nel mondo ci sono guerre e violenze, ognuno faccia quello che può per contrastarle».
Il club biancazzurro era rappresentato anche da Alessandro Bassoli e Silvia Chiellini: sensibilizzazione, educazione, aggregazione i tasti toccati per sottolineare quanto il calcio può essere in prima linea nel combattere qualsiasi forma di discriminazione.
«Essere calciatrice in Italia non è facile – ammette Silvia –: in passato anche all’interno della famiglia. Ora la situazione sta migliorando».
“Una stella in campo” ha continuato a specchiarsi nel Mazza. È il titolo del libro scritto dal figlio Roberto e da Paolo Poponessi su Giovanni Di Veroli (Roma 11 agosto ’32-1 giugno 2018). «Un libro formidabile – esclama il giornalista Adam Smulevich –: in poco più di cento pagine sono condensate tre fasi di storia. Le leggi razziali promulgate nel ’38, poi la perdita dei diritti. E successivamente le condanne. Persone destinate all’anonimato e all’oblio. Attenzione: le persecuzioni non arrivano all’improvviso, ci sono sempre dei segnali».
All’ombra del Castello, parlando di sportivi, si può ricordare il ferrarese Primo Lampronti, pugile campione emiliano dei pesi piuma che dovette rinunciare al titolo e trascorrere due anni in carcere a causa delle leggi razziali.
Ieri, a ogni modo, si argomentava di pallone e del romano Di Veroli: «È la storia di un bambino che a sei anni deve lasciare la scuola – sussurra il figlio Roberto –: vive un trauma. Non ha avuto un’infanzia. Sopravvissuto a due bombardamenti, estratto dalle macerie, scampato al rastrellamento del ghetto di Roma (16 ottobre 1943, ndr). Ha sempre reagito, superato ogni avversità, nella costante ricerca di concretizzare il sogno: giocare a calcio in serie A».
L’esistenza, crudele, sa essere anche meno aspra. Nel dopoguerra gioca con la Stella Azzurra («una squadra dilettantistica seguita da un pubblico numerosissimo», chiosa Poponessi): si mette in mostra e arriva la chiamata della Lazio. Il calcio rappresenta il segnale che il male è finito. Viene ricostruito un tessuto di normalità. Il cognome dell’osservatore che porta Di Veroli in biancoceleste? Speranza.