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L’intervista

Spal sul lettino dello psicologo: «Qui c’è ansia da prestazione»

Alessio Duatti
Spal sul lettino dello psicologo: «Qui c’è ansia da prestazione»

Lo psicoterapeuta Amato analizza le turbe di singoli e gruppo

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Ferrara Nell’analisi dei tanti problemi che stanno rendendo letale la stagione biancazzurra è (anche) di comune lettura il blocco psicologico che ha colpito l’intero gruppo squadra in maniera piuttosto evidente e diffusa. Pressioni, paure, negatività, ansie da prestazione e quindi il famoso “zaino” che lo stesso mister Francesco Baldini ha idealmente raffigurato sulle spalle di alcuni dei suoi calciatori. Ma tutto questo ha basi scientifiche? Per avere un riscontro professionale ci siamo rivolti allo psicologo e psicoterapeuta ferrarese Marco Amato, che opera nella zona di Codigoro: fra i suoi contesti lavorativi prevalenti ha la psicologia dello sport.

«L’applicazione della psicologia è emersa in particolar modo negli ultimi anni dagli sport individuali, in primis nel tennis, ma si è poi espansa anche agli sport collettivi. Acquisire determinate conoscenze, ma soprattutto avere alle spalle qualcuno che possa darti un aiuto mentale, può risultare un supporto centrale per mantenersi a grandi livelli, per gestire le pressioni, per esprimersi davanti a un pubblico composto da migliaia di persone, senza dimenticarsi degli atleti giovani, che vivono spesso momenti delicati».

Il calcio, in tal senso, è un discreto frullatore.

«Assolutamente sì. In Italia è lo sport più seguito, il giro di denaro è anch’esso un fattore, le società non possono permettersi fallimenti e gli stessi tifosi vivono quotidianamente per il pallone, quindi le pressioni aumentano in automatico. In uno stadio se le cose vanno bene il clima è ottimo per esprimersi, ma se si va male si può anche essere affossati».

I blocchi psicologici incidono così tanto sulle prestazioni?

«Anche il miglior giocatore o il talento più cristallino di fronte a un blocco psicologico può commettere errori che non farebbe mai in una situazione di tranquillità, quindi sì».

La Spal ha dimostrato più volte di sentirsi libera di mente solo dopo aver subito.

«Ecco, qui può entrare il discorso del blocco psicologico, perché a inizio di ogni partita le aspettative sono alte quando il punteggio è ancora tutto da essere determinato, anche contro eventuali avversari più deboli sulla carta. Nel momento in cui si passa in svantaggio, le attese vengono a meno e riesce a emergere con più facilità la motivazione di voler dimostrare il proprio valore. Ma, come si sta vedendo, poi non sempre si riesce a rimontare o a sovvertire un risultato».

Da cosa nasce il timore di giocare o di sbagliare?

«Nel 99% dei casi si attiva un meccanismo di ansia. Ci sono alcune persone che l’hanno già elevata a causa del proprio vissuto, in altre invece scattano nella loro mente alcuni ordini rigidi nei quali ci s’impone di performare al meglio e nel momento in cui si viene meno a tutto ciò, poi si sente di aver fallito».

La Spal è una squadra che puntualmente subisce gol su situazioni di teorica paura, come i calci piazzati.

«La profezia che si autoavvera potrebbe avere una sua percentuale di effetto. I giocatori ovviamente non lo fanno apposta, ma possono essere guidati a rendere reale questa paura. È un meccanismo psicologico inconscio, che fa avverare i nostri timori».

Cosa passa nella testa di un calciatore in fiducia e in sfiducia?

«Nel primo caso si ha grande sicurezza delle proprie doti, si è felici, gioiosi e le emozioni sono solo positive. Quando si è sfiduciati, per contro, la frustrazione e la rabbia emergono dopo errori banali e le occasioni sbagliate ti fanno rimuginare, spostando la concentrazione solo su quello. In tal senso, avere a disposizione uno psicologo sportivo e un mental coach può avere grande utilità, a prescindere dai livelli».

Capitolo giovani in difficoltà. Alla Spal il 2006 Rao è l’esempio degli esempi. Come ci lavorerebbe?

«Ritengo prioritaria la prevenzione sul rischio di burnout (stress da lavoro, ndr) per non farsi schiacciare da aspettative, stress e ansie. È più importante focalizzarsi sul singolo compito da svolgere e non sul risultato personale da raggiungere a tutti i costi. Focalizzarsi sul compito permette di comprendere dove eventualmente si sbaglia e dove si può migliorare. È un lavoro più cognitivo, fatto step by step».

Anche lo staff tecnico va supportato?

«Beh, i ruoli di un mister e dei suoi collaboratori sono i più delicati, perché poi sono gli stessi attori che devono creare l’ambiente e il clima attorno alla squadra. Loro sono a tutti gli effetti la chiave dell’intero contesto, quindi una figura a loro supporto, dentro il team, potrebbe essere molto utile e non banale».

Ma questa Spal si salverà?

«Sono un amante del calcio e abitando in provincia non possono che augurarmi che la Spal alla fine ce la possa fare e che prima o poi riesca anche a tornare in palcoscenici più importanti, come accaduto non troppo tempo fa». l

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