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Bruscagin categorico: “Non possiamo fallire l’impresa di salvare la Spal”

Alessio Duatti
Bruscagin categorico: “Non possiamo fallire l’impresa di salvare la Spal”

L’intervista al difensore a meno due gare dalla fine del campionato regolare: “Sentiamo il peso della storia su di noi. Disputare i playout non significa partire battuti”

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Ferrara Se, come pare, saranno playout, allora Matteo Bruscagin potrà toccare (e superare) le 50 presenze in questa sua esperienza biennale alla Spal. Numeri che però interessano poco al difensore classe 1989, capitano nelle ultime partite e portatore di un messaggio piuttosto chiaro dopo la richiesta di “combattere” arrivata dalla tifoseria al termine dell’ultima partita interna. «Nello spogliatoio abbiamo terminato gli aggettivi per ringraziare la nostra gente – apre il centrale –, che continua a supportarci nonostante i risultati siano quelli che sono. Combattere per loro e combattere per la Spal dev’essere la nostra motivazione e dobbiamo alimentare il nostro fuoco interno in questo rush finale. Questa piazza non merita di retrocedere e di vivere quello che stiamo vivendo».

Quali sensazioni ha? «Contrastanti. Non è una situazione facile, anzi, è molto complicata, ma al tempo stesso non possiamo mollare la presa, perché esiste ancora la possibilità di uscirne. Questo è il momento in cui bisogna dare quel qualcosa in più. Ci penso in ogni secondo della mia giornata, anche la sera prima di dormire».

In carriera ha vissuto altri momenti simili? «Momenti complicati da alti e bassi, direi tanti, ma con così tanta frequenza, no. È sicuramente la stagione più complicata».

Perché la Spal è in questa condizione disperata? «Purtroppo non c’è una risposta semplice. Quando le cose vanno così, è perché si verificano tanti fattori ed è difficile capire quale sia il preponderante. In campo ci abbiamo messo del nostro, abbiamo buttato un po’ di punti qua e là, che in questo momento avrebbero fatto comodo. In questo momento stiamo bene dal punto di vista fisico e anche tatticamente non ci sono problemi. Siamo fragili mentalmente, al primo mezzo errore prendiamo gol ed è indubbio che questo sia un problema».

Paure, blocchi e pressioni, sono davvero così elevate? «Chi vuol fare questo mestiere deve mettere tuto questo in preventivo. In questo momento è sicuramente più complicato giocare a Ferrara rispetto che a Sestri Levante o a Legnago, con tutto il rispetto per queste realtà. Qui ci sono storia e tradizione, che tutti noi sentiamo dentro. Il peso di lottare per questa maglia c’è, ma deve essere una bella responsabilità. Dobbiamo esser bravi noi ad andare a tirar fuori tutto ciò che abbiamo, perché qui abbiamo tutti troppo da perdere».

Lei ha avuto momenti da “zaino pesante”? «In una stagione del genere chiunque ha avuto i suoi periodi di negatività. Dal punto di vista personale non è stata una stagione perfetta, ho commesso errori anch’io, ma ho sempre cercato di lavorare duramente, come mi ha insegnato la mia carriera, per cercare di porre rimedio e andare avanti».

Con mister Baldini avevate già lavorato a Vicenza: come lo vede qui a Ferrara? «Ogni giorno lo vedo concentrato al 100% sulla Spal e su cosa fare per uscire da questo momento. Sembra una banalità, ma sta dando anima e corpo per provare a portare la barca in porto, assieme a noi».

Ci racconta l’ultimo gol subito col Pontedera? «C’è stato un blocco portato dagli avversari, io e Arena eravamo sui due uomini in questione e non son riuscito ad arrivare in tempo al contrasto per via del blocco. Avrei potuto lavorare meglio».

Con un centrocampo più protettivo, la difesa è sembrata più a suo agio. «Nelle ultime tre uscite siamo stati più compatti come collettivo e come fase difensiva generale. Si è lavorato bene da questo punto di vista. A livello di solidità oggi siamo cresciuti, non prendiamo più transizioni o imbarcate».

Com’è il Mirco Antenucci vissuto in questa delicata fase finale della sua carriera? «Per noi è un esempio. Ha fatto la storia della Spal, continua a farla e ogni giorno basta guardarlo per percepire l’amore che ha per questo club e per questa città. Da compagno di squadra mi fa male sapere che queste sono le sue ultime partite e non si sta divertendo come vorrebbe. La situazione pesa a tutti, ma credo che a lui pesi ancora di più. Questo mi dispiace molto. Abbiamo un rapporto fantastico, ci confrontiamo spesso, siamo tra i più anziani del gruppo, parliamo di tante cose, i consigli sono reciproci e da uno come lui c’è sempre da imparare».

Quando toccherà Bruscagin la chiusura di carriera, cosa farà? «Io ho una laurea in marketing e comunicazione, da un lato mi piacerebbe sfruttarla e dall’altro vorrei rimanere nel mondo del calcio o dello sport. Non mi vedo con un ruolo tecnico o di campo, magari con il passare degli anni le cose potranno cambiare. Se poi l’idea di scrivania sarà dentro un club o in una Federazione, lo vedremo».

Tornando al presente. Consapevolezza acquisita che bisognerà salvarsi al playout? «È un ragionamento che arriva di pari passo con i risultati e la classifica. Il messaggio che deve passare è che salvare la categoria all’ultima giornata senza playout sarebbe tanta roba, ma lo sarebbe ugualmente se ci si riuscirà all’ultimo minuto della finale playout. Disputarli non significa partire battuti. Vanno fatti con tutto l’impegno possibile, mettendoci in testa che la Spal andrà salvata. Non si può ragionare diversamente».

Nella sua carriera ha giocato 3 playout, 2 andati male e uno bene. «Andò bene a Latina, male a Vicenza e Venezia. A livello di tensione è innegabile che si vivano settimane particolari. Ci si gioca la vita sportiva, c’è poco da girarci attorno. Bisogna esser bravi a mantenere concentrazione e lucidità, facendo le cose semplici».

Prima ci sono Vis Pesaro e Gubbio. «Siamo assolutamente focalizzati su questi 180 minuti, prima di ogni altra cosa, ragionando uno step alla volta. Intanto vogliamo fare il massimo già lunedì. Dentro di noi dobbiamo trovare ogni tipo di energia o risorsa. In queste settimane bisogna alzare l’asticella della consapevolezza e spingere forte».