La Nuova Ferrara

Castello, lunedì la giornata dedicata al simbolo di Ferrara

Castello, lunedì la giornata dedicata al simbolo di Ferrara

L’edificio fu voluto da Niccolò II: viaggio nella storia fra misteri e ospiti illustri

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Da fortezza a residenza nobiliare. Il Castello Estense, eretto nel 1385 su ordine del Marchese Niccolò II, il quale affidò i lavori a Bartolino da Novara, lo stesso che dieci anni più tardi donò al Castello Estense un gemello, quello più piccolo di Mantova. Il Castello fu costruito per difendersi dalla paura di attacchi da parte di fazioni avverse a Niccolò II, il quale aveva imposto tante tasse (il suo ministro Tommaso da Tortona fu assassinato) al suo popolo, proprio per poter erigere questo luogo di difesa a foggia quadrangolare e, di sicuro prestigio, posizionandolo al centro della città. Delle merlature volute dal committente, è rimasto nulla, altro che i versi di Giosué Carducci, “Merli ridenti della mole estense”nella sua Ode a Ferrara. Bartolino le volle bifidi, come nei Castelli di Finale Emilia e Mantova. Per la progettazione, del monumentale edificio, fu accorpata ad esso la Torre dei Leoni e, quei tributi così onerosi, furono destinati anche agli apparati militari difensivi, oltre che, alle fastose abitudini dettate dal cerimoniale di corte. Il Castello fu edificato quindi a 10.19 metri sul livello del mare, nel punto più dominante della città.

Alberto d’Este, fratello di Niccolò II detto lo Zoppo, regalò un ducato al capomastro e un altro lo fece murare, alla base della Torre Marchesana, eretta su d’una torre esistente già nel 1200, della quale furono trovate le fondamenta nel 1786 dal Legato Francesco Carafa. Niccolò II, per edificare il Castello, chiese un prestito a Francesco I Gonzaga, signore di Mantova, di 25.000 fiorini d’oro, pari a 36.250 scudi del 1830. La prima pietra, fu posata il 29 settembre 1385, giorno di San Michele, sotto le direttive dell’inzegnero degli allora Marchesi d’Este, il quale prevedeva che il cortile interno fosse circondato da 4 torri e che, ad unirle vi fossero altrettanti corpi di fabbrica, i quali si collegavano alla residenza, diventata anche rifugio per i componenti della famiglia estense. In soli due anni venne terminato e venne scavato intorno un ampio fossato, alimentato naturalmente dal canale Panfilio. Poi, furono collocate le artiglierie e, le macchine da guerra, con lo scopo d’impaurire, il popolo ed evitare insurrezioni. Dal 1469 iniziò la metamorfosi da parte di Ercole II, il quale fece disporre anche limoni e cedri nel giardino pensile.

La fattezza ancora oggi visibile risale al 1633, quando il legato Pallotta tolse gli avanzi del padiglione, costruito nel 1477 da Ercole I e, mise in comunicazione il Castello con corso Ercole I d’Este.

Dal 1471 al 1505, sotto il dominio di Ercole I, il Castello diviene Palazzo Ducale e, con le continue trasformazioni, vennero ricavati i saloni ed i camerini privati, nei quali si svolgeva la vita di corte. I signori avevano consolidato il loro potere, avendo voluto porre il Castello al centro della città, per merito anche dell’ingegno dell’architetto Biagio Rossetti, fautore dell’Addizione Erculea.

Ancora oggi il Castello è ammirato per proporzioni, bifore, feritoie e quel mondo di fiaba che si respira visitando gli immensi saloni con i dipinti di Girolamo da Carpi. Tra le meraviglie racchiuse nel possente maniero, ricordiamo camerino, sala degli stemmi, dei baccanali con gli splendidi affreschi del Trionfo e nozze di Arianna, La vendemmia e Il trionfo di Bacco attribuiti a Girolamo da Carpi, Tiziano, Filippi e Dosso Dossi e le sale da pranzo decorate dal Giannoti nel 1918. I ‘camerini’, dopo la fuga di Cesare d’Este nel 1598, vennero spogliati e le opere asportate dai messi pontifici, per essere vendute e disperse per il mondo.

Tra i casi più terribili che avvennero nel Castello, l’omicidio del Conte Ercole Contrari, trovato morto a soli 27 anni nel 1575, con un cappuccio ed un laccio intorno al collo.

Nel palazzo di corte molti ospiti illustri ebbero modo d’esplicare la propria arte e, le proprie conoscenze. L’Ariosto con le sue opere arricchì la commedia italiana, il letterato e filosofo Celio Calcagnini che, quasi contemporaneamente a Copernico, scoprì la mobilità della Terra, lasciò un trattato della sua scoperta e, Torquato Tasso, nell’anno del terribile terremoto (1570), partorì la Gerusalemme liberata. Anche papa Paolo III Farnese venne alloggiato nella Torre Marchesana nell’aprile 1543, mentre il Re di Francia, Enrico III, venne ospitato nell’attuale salone dei Giuochi. Tiziano fu alla Corte di Alfonso I e Michelangelo venne tre volte in città. Nel 1557 ecco la poetessa Vittoria Colonna e nel 1580 arrivò Carlo Borromeo. Dalla Francia il letterato Michele Ejquem De Montaigne, papa Clemente VIII, ancora Pietro Aldobrandini e, nel 1859, il cardinale Gramiccia, Giacomo Serra e, l’8 settembre Giuseppe Garibaldi.

Le Torri

La Torre dei Leoni (secondo gli storici Righini e Bargellesi vi fu gettato Ugo) è la maggiore di settentrione ed è volta verso il borgo e la via omonimi. La linea d’avvistamento più strategica è appunto quella che si ha da questa torre, già esistente dal XIII secolo, cioé dalla presa di potere, da parte degli Este, della città, nel 1264. La Torre di Santa Caterina volge anch’essa a settentrione, in direzione viale Cavour ed è così appellata perché orientata verso il convento di Santa Caterina che sussisteva nell’area dove s’estendeva l’Addizione Erculea.La Torre di San Paolo o di San Giuliano è adiacente all’omonima chiesetta.La Torre Marchesana, nella quale venne imprigionata Parisina che venne decapitata con Ugo nel maggio del 1425, vide la morte di Borso d’Este il 19 agosto 1471. È detta anche dell’Orologio, perché vi fu apposto sul suo fronte, nel 1600, l’orologio, tolto dalla Torre di piazza Rigobello nel ’500.

Le prigioni

Non mancavano le segrete, dove i rei venivano suddivisi in due classi: i delinquenti comuni, che venivano ospitati nelle prigioni del Podestà, ovvero nel Palazzo della Ragione purtroppo distrutto e sito in Piazza Trento Trieste, dove vi è Galleria Matteotti, mentre per i colpevoli di lesa Maestà ed i titolati, compresi quelli di Casa d’Este, vi erano le prigioni del Castello, nei sotterranei della Torre dei Leoni. La decapitazione praticata in Castello fece cadere molte teste illustri come il signore di Carpi, Ludovico Pio, suo fratello Marc’Antonio, figli della sorella di Borso, Margherita e inoltre Giulio e Ferrante d’Este fratelli d’Alfonso (Ferrante per sua fortuna riuscì a lasciare la prigione a 81 anni). Le congiure per detronizzare la famiglia degli Este erano all’ordine del giorno.

Tommaso da Tortona

Giudice dei Savi e consigliere del Marchese, venne consegnato alla folla esasperata, la quale fece scempio del suo cadavere, poiché applicò tassazioni durissime. Questa tragedia farà decidere a Niccolò II d’erigere il Castello. Fu così che il 3 maggio, quattro mesi prima la posa della prima pietra, vi fu una furiosa rivolta.

La storia fino ad oggi

Nonostante gli oltre 600 anni, il Castello spicca con la sua mole imponente sulla città, con il suo colore caldo di sole dei mattoni, illuminati dalle righe bianche di calce d’Istria, che nei due sensi saldano i mattoni, in uno spettacolo straordinario che si trasforma a ogni ora del giorno anche quando il cielo nero pesto fa da fondale teatrale. Per il colore è decisivo il mattone, il quale rende il Castello edificio unico nella letteratura architettonica. Il suo aspetto resta bivalente, poiché fu l’ultimo esempio di Castello medievale e il primo tra le dimore rinascimentali principesche a mantenere il continuo rinnovarsi delle strutture, atte a difenderne i proprietari.

Durò ben 40 anni, dal 1540 all’80, la diatriba tra Medici ed Estensi; controversia che elevò lo Stato dei Medici a Granducato e gli Estensi divennero Altezze Serenissime. Aumentando esponenzialmente il loro prestigio, gli Estensi raccolsero opere d’inestimabile valore.

Con Lionello d’Este definito “Principe del Rinascimento”, la cultura umanistica a Ferrara raggiunse alte vette. Guarino Guarini traduttore, interprete e riesumatore delle commedie latine di Plauto e Terenzio, fu maestro di Lionello e, per merito suo il teatro classico si divulgò anche in Europa. Dagli influssi di Terenzio e Plauto, al tempo d’Alfonso I nacque la ‘commedia originale italiana’, con l’Ariosto che fece rappresentare le sue opere nel largo di una piazza o d’un crocevia.

Ogni genere teatrale veniva rappresentato nella sala grande di Corte (fatta costruire da Ercole I), adorna di colonnine con stemmi ducali e palchi, disposti in 9 gradini. Questo splendido esempio di teatro (il primo esempio di teatro stabile in Italia) fu distrutto in un incendio nel 1532.

Anche la musica fu amatissima dai principi d’Este, che partecipavano ai canti. Pierluigi da Palestrina, all’epoca di Alfonso II, fu maestro di cappella in cattedrale, mentre Ippolito Fiorini fu il Salieri di corte e il direttore d’un famoso coro che si esibiva nella distrutta chiesa di San Silvestro e a Sant’Antonio in Polesine, in via Gambone. Anche Giulia Fiaschi fu celebre organista, come il sommo organista delle “camere della musica”, Luzzasco Luzzaschi.

Il palazzo estense oggi è il palazzo del Municipio e, con la Torre della Vittoria attigua, ricostituita nel 1928, dopo aver collocato l’Arca, questo alla presenza di Vittorio Emanuele III, venne usata per solennizzare “la vittoria” della Prima Guerra Mondiale, avvenuta il 4 novembre 1918.

Era il 1873 quando il Nuovo Regno d’Italia, ovvero il vecchio Regio Governo Piemontese, metteva in vendita il Castello Estense a qualunque acquirente. Erano passati solo tre anni dall’unità d’Italia e tredici dalla spedizione capitanata dal generale Garibaldi, in Sicilia, quando provvidenzialmente l’amministrazione provinciale di Ferrara se lo assicurò con un rogito notarile (notaio Leziroli) del 4 novembre 1874. Con questa acquisizione da parte di amministrazione provinciale ed Ente turismo sono stati garantiti al Castello la cura ed il restauro dello stesso, affinché sia mantenuto nel suo massimo splendore, in ogni tempo. Il rivellino di mezzogiorno, nel Castello, venne bombardato nella Seconda Guerra Mondiale, ma l’intervento degli acquisitori permise che fosse riportato all’antico splendore. A tutt’oggi l’intero edificio è visibile con il ripristino di gran parte delle torri, dovuto al terremoto del 20 maggio 2012.

Il grande protagonista, comunque, resta il ‘mattone’ che si snoda tra i nove livelli del Castello. Il legno lo affianca nelle strutture interne, insieme all’arella. Oltre 100 tra prigioni, armerie, cucina e magazzini, depositi ed archivi, camere da studio, gallerie e straordinari saloni... aspettano il visitatore che vorrà tuffarsi in scenari storici, ancora palpabili.

Mirella Golinelli

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