L’annuncio di una Rinascita
Una folla intorno ad un sarcofago. Un corpo lungo ed emaciato che sta per essere tumulato. Il cadavere è nudo e sostenuto da un lenzuolo teso da due uomini agli estremi opposti della tomba, quasi fosse un’amaca. Sono Nicodemo e Giuseppe di Arimatea, che si occuparono della sepoltura del Cristo. Con loro dietro al sarcofago vediamo Maria, Giovanni e Maddalena. Sono disperati e piangono la perdita del figlio, del maestro, dell’amico. Hanno ancora negli occhi l’orrore del supplizio e si contorcono nel ricordo della sua sofferenza. Accanto a questi un drappello di monaci francescani, uomini e donne che vissero il patibolo di Cristo non per esperienza diretta ma per devozione. Da destra a sinistra una sfilata di santi che nel corso di secoli furono testimoni della compassione: sono Francesco, con le stimmate in vista, Antonio con il giglio bianco, Caterina con il crocefisso e il messale, Antonino con il caratteristico profilo e infine Ludovico con tiara e mantello vescovile ornato di gigli di Francia. I santi guardano impassibili le emozioni dei protagonisti del vangelo. È un momento epocale. Sancito è il patto con Dio. Da qui comincia un’altra storia, da qui comincia il dopo, da qui comincia il nuovo. Lo si legge nella scritta sul bianco marmo del sepolcro: “monumentum novum”, la tomba nuova che i discepoli adoperarono per il messia avendola trovata vuota e inutilizzata nel giardino presso il Golgota. E monumentum novum è la chiesa costruita sul corpo del Cristo. Ma il nuovo monumento è anche questo sarcofago, con queste belle lettere romane e questa scrittura erudita che grida consapevolezza di una riscoperta, di lunghi studi e molte ricerche. È l’iscrizione la vera protagonista di questa pittura. Ci annuncia un’era nuova, un momento di svolta, un cambio di passo, una rivoluzione fondata sulle lettere e che noi chiameremo rinascimento. —
Martina Bagnoli*
(*direttrice Gallerie Estensi Modena e Ferrara)
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