Le affinità tra Ferrara e Venezia impresse in Prosperi-Sacrati
Il palazzo voluto dalla famiglia Castelli sarà a breve restaurato e riqualificato L’impronta di Rossetti c’è, ma forse anche altri lavorarono all’edificio
Palazzo Prosperi Sacrati, è uno degli edifici angolari posti nel famoso quadrivio di Biagio Rossetti. Per il recupero e la riqualificazione occorreranno circa cinque milioni di euro. Si sta già progettando una fruizione culturale della struttura che nel frattempo può contare anche su oltre 1 milione e mezzo per il recupero dai danni del sisma, con finanziamento regionale.
Nel 1511 il cronista ferrarese Zerbinati scriveva nel suo diario: «Sabbato adì 2 agosto messer Francesco da Castello medico passò di questa vita e lasciò un figliuolo picolo herede di gran facultade». Danari doveva averne assai la famiglia Castelli (o da Castello) se potè sostenere parte delle spese necessarie per costruire e arredare il grandioso palazzo sulla via degli Angeli (poi Corso Ercole I d’Este) che è conosciuto come Prosperi-Sacrati, emarginando chi lo eresse. Si parla ora del suo restauro, e sarebbe bene tornare, definendolo, a citare l’archiatra della corte estense, Francesco di Girolamo Castelli. Anche Girolamo era medico, e coltissimo allievo del mitico umanista Guarino Veronese, laureato a Ferrara nel 1445 avendo come “promotore” il nonno di fra Savonarola, Michele. Girolamo era il medico di Borso d’Este che lo ricoprì di onori e doni, fu oratore ducale e accoglieva a Ferrara gli ospiti più importanti. Con tale padre, Francesco non poteva sbagliare strada. Laureato in medicina (1477), curò la famiglia regnante e divenne membro dello Studio di Ferrara. Morì nel 1511. Lo stupore per le linee della dimora agli Angeli non è mai cessato: essa ha il suo punto focale nel fastoso portale. La posizione dell’edificio, costruito tra fine ’400 e il primo decennio del secolo successivo, è inserita nel formidabile Quadrivio, dove crea un ardito colloquio urbanistico di rara finezza. Chi ha progettato il portale? Da sempre è questione dibattuta. Darlo senza remore a Biagio Rossetti, come accade, appare incauto. Di recente l’attenzione si è spostata su artisti veneti attivi a Ferrara, ad esempio i Lombardo. Plausibile, specie tenendo conto del committente.
AFFINITÀ TERRITORIALI
Il portale svela idee estranee alla cultura ed al gusto di Rossetti, cui forse si può dare il corpo di fabbrica e lo spunto dell’angolare (decorato probabilmente più tardi), ma non il portale. I Castelli, per far spiccare la loro casa, scelsero magari artisti sensibili alla cultura antiquariale, vivace tra Padova e Venezia – e da lì in auge a Ferrara e Mantova – dove si proponevano nelle arti stilemi greci, romani e bizantini, fondendoli al presente. A conferma di queste affinità tra Ferrara e Venezia, sfociate nella nascita del palazzo, oltre ad opere coeve dei Lombardo basta guardare una delle illustrazioni della Hypnerotomachia Poliphili (p. 267, ed. Ariani/Gabriele), capolavoro librario attribuito a Francesco Colonna, uscito a Venezia nel 1499 per i tipi del grande Aldo Manuzio, editore umanista di formazione ferrarese: dedicata a rievocare il sepolcro della regina Artemisia, l’immagine è idealmente vicina al nostro portale.
Malmessa, gasata dagli scappamenti e piagata dall’incuria e dal traffico veicolare, la dimora appartiene alla mano pubblica da meno di un secolo. Francesco Castelli, che ci lasciò questo tesoro, merita di essere ricordato. —
Micaela Torboli
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