Dante Alighieri anzi Kranz L’Inferno in cento tavole
Il prezioso volume porta il Sommo Poeta in Germania Le illustrazioni sono di Franz Stassen, artista berlinese
I tedeschi, si sa, con Dante hanno un rapporto difficile. Più di un secolo fa Paul Pochhammer, un dantista appassionato, lamentava che nella sua terra il sommo poeta non era abbastanza apprezzato. Per questo motivo scrisse una riduzione della Divina Commedia in cento stanze. A illustrare il testo fu chiamato Franz Stassen, un artista berlinese che con tremule linee disegnava poesie. Il libro di Pochhammer aveva il pregio di tradurre in linguaggio semplice e moderno la lingua e l’universo figurativo della Commedia. Per rendere più appassionante il viaggio dantesco, Pochhammer aveva anche tracciato una serie di mappe per orientare il lettore nella discesa tra i gironi dell’Inferno, nella salita su per la montagna del purgatorio e poi nel volo tra gli spazi siderali del Paradiso.
Non so quanto lo studioso riuscisse nel suo intento, ma certo il Dante Kranz, questo è il titolo, è un libro bellissimo. Si presenta con cento tavole contenenti testo e immagine all’interno di elaborate cornici floreali dove ogni pagina racconta un episodio del poema dantesco. In questa vediamo Dante e Virgilio camminare per una scura foresta. Dante ha appena strappato un ramoscello e dalla corteccia sgorga un liquido scuro: “Perché mi schiante, perché mi sterpi?” grida l’albero. Dante si accorge allora che gli alberi racchiudono uomini. È Pier delle Vigne che parla, uomo di fiducia dell’imperatore Federico II di Svevia, lo stupor mundi, che con il cuore in Sicilia e la testa in Germania aveva governato con saggezza le sue terre. Piero, vittima di una calunniosa condanna, si era tolto la vita e per questo Dante lo incontra nel bosco dei suicidi. Nel disegno di Stassen, il tronco e i rami nodosi dell’albero ricordano le vestigia dell’uomo in quel ritrarsi supplice e flesso che sa più di carne che di legno. Il canto ricorda la colpa di chi si toglie la vita, ma inneggia anche agli alberi che son vivi e ci fanno vivere. Perché il danno contro natura è come il danno contro sé stessi. —
Martina Bagnoli*
(*direttrice Gallerie Estensi Modena e Ferrara)
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